Mangiare “”slow” rende i nostri bambini piu’ intelligenti

  da alessandra I risultati di una ricerca inglese, pubblicata sul Journal of Epidemiology and Community Health, prima, e sul Daily Mail, poi, stanno creando scompiglio nel mondo britannico: lo junk food – meglio noto come “cibo spazzatura” non solo farebbe ingrassare, faciliterebbe l’insorgenza del diabete e di varie malattie cardio-vascolari ma avrebbe effetti negativi …

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da alessandra
I risultati di una ricerca inglese, pubblicata sul Journal of Epidemiology and Community Health, prima, e sul Daily Mail, poi, stanno creando scompiglio nel mondo britannico: lo junk food – meglio noto come “cibo spazzatura” non solo farebbe ingrassare, faciliterebbe l’insorgenza del diabete e di varie malattie cardio-vascolari ma avrebbe effetti negativi anche sullo sviluppo delle capacità intellettive nei bambini.
Lo studio, importante in quanto stabilisce per la prima volta una linea diretta tra la dieta dei nostri figli e lo sviluppo armonico del loro cervello, è stato portato avanti dai ricercatori della Bristol University dimostrando che i bambini avvezzi a nutrirsi con patatine fritte, dolciumi industriali ecc. avrebbero un quoziente intellettivo inferiore di almeno 5 punti ai coetanei alimentati con le classiche regole dello slow food. Più in dettaglio, un’alimentazione corretta, ricca di frutta e verdura, sarebbe cruciale soprattutto nei primi 3 anni di vita influenzando non solo le capacità ma anche le potenzialità stesse del cervello negli infanti. Tanto che neppure modificando successivamente, e radicalmente, le scorrette abitudini alimentari sarebbe possibile ottenere un aumento del QI.
Le indagini sono state condotte su un campione di oltre 14.000 bambnini nati negli anni ‘90 con la collaborazione dei genitori allo scopo di ottenere, nel tempo, quante più informazioni possibile sulle loro abitudini. Benché tali informazioni siano solo parziali e a corto/medio termine, tuttavia, sarebbe forse opportuno ripensare completamente alla nostra alimentazione per – parafrasando le parole di Carlo Petrini, il padre di Slow Food – non essere più “mangiati dal cibo”. In tutti i sensi.
 
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