Romania, la strage silenziosa dei cani: dal 2013 una legge ha reso legale l’uccisione dei randagi

Per legge dopo soli 14 giorni di permanenza in canile, i randagi possono essere soppressi per problemi di igiene pubblica. Ma anche in altri paesi al randagismo si risponde con la barbarie, come nella vicina Spagna. Nel silenzio assordante dell'Unione Europea, c'è chi, con coraggio, prova a cambiare le cose.

LEGGE PER UCCIDERE CANI RANDAGI IN ROMANIA

Per ripercorrere questa assurda storia d’orrore e dolore torniamo un po’ indietro, precisamente a 5 anni fa, quando il Parlamento Rumeno, nell’assoluto silenzio della comunità europea ma con molte proteste dei movimenti ambientalisti e ong per la salvaguardia dei cani, ha approvato e ratificato la Legge 258 del 2013 che prevede l’uccisione dei randagi dopo 14 giorni di permanenza nei canili.

E, in realtà, la vita dei pelosi in Romania non è mai stata facile: la stessa legge nasce da un’emergenza randagismo alla quale il governo rumeno, le amministrazioni locali e le istituzioni non hanno mai saputo dare una risposta efficace, concreta, e soprattutto rispettosa della vita. Al contrario. La risposta al problema dei cani senza padrone è stata tanto brutale quanto semplice: soppressioni di massa.

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PROBLEMA RANDAGISMO ROMANIA

A Bucarest, per esempio, i piani di urbanizzazione di Ceauşescu produssero un’ondata improvvisa di randagismo dovuta al fatto che le palazzine in cui i cittadini rumeni erano stati mandati ad abitare non potevano ospitare anche gli amici a quattro zampe, con il loro conseguente abbandono, ad ingrossare le fila dei cani randagi per strada.

Nel 1997,in seguito a tale evento, venne quindi avviata una prima campagna di cattura, ma gli unici 30 accalappiacani non erano sicuramente sufficienti. Nel 2005, la stima dei cani randagi nella capitale era di 60.000 esemplari. Nonostante una proposta di legge di attenzione dei diritti degli animali approvata nel 2008 grazie a un senatore conservatore, Marius Marinescu, in cui si proponeva l’abrogazione dell’eutanasia eccetto per i casi in cui l’animale fosse aggressivo o soffrisse di malattie incurabili, la violenza delle uccisioni di massa si ripropose in tutta la sua crudele attualità.

legge randagismo romania

Un’accelerata sulla legalizzazione dell’eutanasia animale in risposta al randagismo arriva nell’estate del 2013, quando un bambino di quattro anni muore dopo un morso di un cane in strada. Ed è proprio sull’onda emotiva, sul randagismo endemico e sulla povertà di alcune zone della Romania, che si incardina questa legge criminale che permette alle municipalità di affidarsi alle soppressioni più che ad una campagna di microchip e sterilizzazioni. Secondo le autorità di questi paesi gli animali randagi creano problemi di igiene per la popolazione e comportano spese impreviste per la manutenzione delle città.

Ad oggi, i numeri delle morti accertate dei randagi per mano del governo sono raccapriccianti: tra il 2001 e il 2018, sono stati eliminati, secondo le autorità, 144 mila randagi, che vengono catturati e uccisi dopo soli 14 giorni di permanenza in canile.

LEGGE RANDAGISMO ROMANIA

La legge rumena nasce anche nel vuoto legislativo europeo: l’UE, infatti, non ha ancora saputo dare linee guida univoche e un esatto inquadramento del problema del randagismo, lasciando ai singoli stati membri la possibilità di legiferare in maniera del tutto autonoma. Con sproporzioni e differenze giuridiche abnormi tra paese e paese, e spesso vere e proprie mostruosità: in alcuni paesi dell’area mediterranea, come la Spagna con le sue perreras, o del nord-europa, i cani possono essere soppressi addirittura dopo un periodo di soli 7 giorni in canile. Ma è possibile fermare la barbarie e cercare un modello virtuoso di gestione che rispetti la vita e tuteli al contempo la salute pubblica?

legge randagismo romania

La risposta è assolutamente sì. Già da tempo l’OIE (Organizzazione mondiale per la sanità animale) ha realizzato studi e linee guida per la gestione del randagismo, le cui conclusioni individuano due principali direttrici di intervento: da una parte strategie che coinvolgano la popolazione, prevedendo massicce campagne di sterilizzazione, anche dei cani di proprietà, e dall’altra la sensibilizzazione all’uso del microchip, all’adozione consapevole e verso una cultura pet-friendly.

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SAVE THE DOGS

In realtà, un esempio virtuoso, assolutamente replicabile in altre realtà, viene dall’abnegazione e dall’impegno di una pubblicitaria italiana, Sara Turetta, che, sull’onda della rabbia e dell’indignazione, 13 anni fa ha lasciato la sua Milano per trasferirsi a Bucarest, fondando Save The Dogs, ad oggi un esempio di gestione della problematica del randagismo nonché associazione di punta per la tutela dei diritti degli animali.

Una buona pratica, quella di Save The Dogs, che sulla scorta delle linee guida dell’OIE è arrivata addirittura a sostituirsi al lavoro istituzionale, con un capillare lavoro porta a porta, gratuito, per la sterilizzazione e la chippatura dei cani. Ma non solo, Save the Dogs ha realizzato una clinica veterinaria con annesso rifugio a bassissimo impatto ambientale, unico in Romania e non solo, che ospita 350 cani con una media di 60 i cani al mese in entrata, nonché  una clinica mobile che  raggiunge anche aree rurali poverissime, prive di qualsiasi servizio sanitario, per sterilizzare gli animali da affezione. Ma il lavoro più impegnativo, è quello delle adozioni internazionali per dare una famiglia a quegli animali che, per vari motivi non possono essere reimmessi sul territorio lasciando spazio ai cani recuperati in strada. Grazie alle adozioni internazionali, più di 500 cani ogni anno vengono dati in adozione nei paesi Scandinavi,in  Svezia e in Finlandia, ma anche  in Svizzera e in Italia

Un’eccellenza italiana, insignita anche di premi ed onorificenze dal Presidente Giorgio Napolitano, che, radicandosi nel territorio, dà risposte concrete sul tema e, soprattutto, crea lavoro e un indotto di operatori e volontari. Si tratta di percorrere una strada difficile che potrebbe risolvere definitivamente la barbarie sugli animali, se solo l’interessamento di Bruxelles sul tema fosse maggiore. Al momento, però, nessuna risposta.

(Immagine di copertina e a corredo del testo tratte dalla pagina Facebook di Save the Dogs)

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