Hypertym, l’azienda italiana con il brevetto per riciclare il rifiuto più grande del mondo

Un copertone di 6 tonnellate in gomma e acciaio viene scomposto in pezzi da 80-100 chilogrammi. E poi tutti i materiali di base vengono recuperati

HYPERTYM RICICLO RIFIUTI

L’economia circolare che sconfigge quella lineare. Anche quando sembra impossibile. Così si potrebbe definire l’esperienza di Hypertym, il brevetto internazionale per smaltire i super copertoni dei camion da miniera depositato nel dicembre scorso dall’imprenditore italiano Tullio Angheben, già fondatore di Hofburg. I vantaggi? Non solo minor pressione sull’ambiente e maggiore disponibilità di materie prime, ma anche spinta alla competitività e all’innovazione.

HYPERTYM RICICLO RIFIUTI

Molti sicuramente ignorano le dimensioni reali dei cosiddetti Otr (Off the road), pneumatici giganti necessari ai camion per trasportare tonnellate di materiali all’interno delle miniere: questi mega copertoni vanno dai 48 ai 63 pollici (quelli delle nostre auto ne misurano circa 17), per un peso di 6 tonnellate ciascuno, dovuto alla consistente quantità di acciaio armonico presente nella loro struttura. Il tutto moltiplicato per sei, cioè il numero di pneumatici necessari per un singolo camion. Passando poi al peso sul portafoglio, la sensazione di soffocamento potrebbe essere la stessa: si parla di un prezzo proporzionale alla dimensione di 700.000 dollari per treno di gomme, da sostituire due volte l’anno. Il problema, almeno fino all’era «Avanti Angheben», era che il ciclo vitale di quello che viene definito il più grande rifiuto del mondo terminava in qualche discarica, accantonato uno sopra l’altro. A nessuno era sorta l’idea, o forse la semplice necessità, di progettare una macchina in grado di ridurli in piccoli pezzi, adatti allo smaltimento.

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RICICLO GRANDI RIFIUTI

Ad afferrare le redini del problema e galoppare su un terreno ad oggi più che fertile è l’imprenditore roveretano Tullio Angheben, un uomo le cui esperienze vanno dal settore tessile, all’immobiliare, fino a quello siderurgico per realizzare strutture in acciaio in Qatar, dove ancora risiede. L’economia circolare non era per lui una strada sterrata, avendo precedentemente creato a Chicago la società “SafePower1” e rilevato una start-up nata al Polihub di Milano, “Greenrail”, un business tutto negli Usa basato sulla vendita di traverse in calcestruzzo inguainate con la gomma riciclata dalle carcasse degli pneumatici esausti. In società con un altro trentino esperto in recupero di materiali, Marco Gabrielli, e con l’ingegnere Giovanni Barozzi, Tullio ha fondato Hofburg, azienda madre della neonata Hypertym. Il nuovo macchinario, mobile e dalle fattezze compatte, è dotato di un sistema di lame in grado di scorporare la gomma dall’acciaio, tagliandola a “piccoli” spicchi di 80-100 kg. In questo modo, tutto è reso più agevole e risorse primarie come plastica e acciaio possono imboccare la via del riciclo.

RICICLO PLASTICA E ACCIAIO

Nell’Unione Europea si producono ogni anno più di 2,5 miliardi di tonnellate di rifiuti. Il Vecchio continente per primo sta aggiornando la legislazione sulla gestione dei rifiuti per promuovere la transizione verso un’economia circolare, un modello di produzione e consumo che implica condivisione, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile. In questo modo si estende il ciclo di vita dei prodotti, contribuendo a ridurre i rifiuti al minimo.Una volta che il prodotto ha terminato la sua funzione, i materiali di cui è composto vengono infatti reintrodotti, laddove possibile, nel ciclo economico, generando ulteriore valore. I vantaggi che ne derivano sono sia ambientali che economici: «Le miniere che possono essere interessate sono circa 3.600 e tutte extra Ue – chiarisce l’imprenditore – Le prime macchine sono prodotte in Italia, poi dovremmo spostarci in Serbia. Pensiamo di avere un giro d’affari di cento milioni di dollari nei prossimi tre-quattro anni con marginalità importanti (ebitda del 30%). Abbiamo le prime richieste da Sudafrica e Australia e ogni macchina è venduta sui 780.000 euro. Meno di quelle usate finora: costano oltre un milione e sono meno innovative».

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