Forse il ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, è troppo ottimista quando parla di 3,7 milioni di nuovi posti di lavoro (i cosiddetti green jobs) che possiamo aspettarci in Italia, in un periodo non lungo, dal sistema dell’economia verde (green economy). Ma l’ottimismo della volontà non guasta in un periodo così nero per l’economia italiana e innanzitutto per un quarto dei giovani italiani che non trovano lavoro nel nostro Paese.
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E poi c’è la forza magnetica del cambiamento, ormai inarrestabile. Pensiamo, per esempio, a quanto lavoro, per i giovani, per i bravi professionisti, per chi considera l’ambiente una straordinaria risorsa oltre che un Luogo da preservare, quanto lavoro, dicevo, potrà venire fuori da un piano serio e credibile per “ridurre” (uso il verbo utilizzato dal ministro Orlando) il terribile dissesto idrogeologico del nostro Belpaese.
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Oppure pensiamo ai posti lavoro, tantissimi, che potranno nascere con una politica che incentivi, con trasparenza e vigore, l’efficienza energetica. A partire dagli edifici pubblici, da quelle scuole, per esempio, dove bisognerebbe aprire tanti cantieri per metterle in sicurezza e per migliorare i loro sistemi, obsoleti e spreconi, di rifornimento energetico.
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Infine, giustamente il ministro ricorda la forza e le potenzialità di 328mila imprese che “già investono in tecnologie green per ridurre l’impatto ambientale e risparniare energia“. Ecco: a larghi passi, dal lavoro siamo arrivati al nuovo modello di sviluppo. Quello che sosteniamo da tempo con il nostro sito, e con libri come Non Sprecare, Basta Poco e L’egoismo è finito.