La vita di Giuseppe Spagnuolo è spaccata in due parti. Nella prima il suo è il destino comune di tanti meridionali: nasce in un piccolo borgo del Cilento, Roscigno Vecchia, e già a 16 anni è costretto ad emigrare. Per cercare lavoro. Arriva in Lombardia e riesce a fare diversi mestiere: muratore, agricoltore, manovale. Poi diventa finanziere.
UN SOLO ABITANTE A ROSCIGNO VECCHIA
Una volta conquistata la pensione, inizia la seconda vita di Giuseppe. Torna nel suo piccolo borgo, e lo trova completamente disabitato, come è accaduto a tanti di questi scrigni della bella Italia. In particolare Roscigno Vecchia è stata colpita da diverse calamità naturali, tutte però collegate all’unica matrice del dissesto idrogeologico che in Italia sappiamo soltanto denunciare ma non arginare. Al punto che sul cartello all’ingresso della cittadina è scritto «La Pompei del 900». Mentre tutti i suoi abitanti si sono spostati nella Roscigno Nuova, più sicura.
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GIUSEPPE SPAGNUOLO
Tornato nella sua terra, Giuseppe Spagnuolo non riesce certo a stare con le mani in mano. E si inventa diversi lavori. Il primo lo considera una missione: essere il custode di Roscigno Vecchia. A disposizione di chi la vuole visitare e intende conoscere la sua affascinante storia. Poi ci sono le tipiche attività locali: Giuseppe cura orti e giardini, taglia le siepi, lavora durante la stagione della raccolta delle olive. Tutto per raggranellare qualche soldo, ma a conti fatti la sua vita, fondata sull’auto-produzione, costa appena qualche euro al giorno. E in compenso Giuseppe si è concesso il lusso di attribuirsi un soprannome carico di significato: Libero. Quella libertà, dice Giuseppe a chi lo interroga sulla sua scelta di vita così radicale, «che è dentro ognuno di noi e dobbiamo soltanto cercare e tirare fuori».
Photo credit immagine di copertina: Città di Campagna e dintorni – Alto e Medio Sele
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