Dolce & Gabbana: così hanno sequestrato Roma

Tre giorni di eventi con la città nelle loro mani e i residenti prigionieri della sequenza di sfilate. Siamo sicuri che queste esagerazioni rendano la capitale più attrattiva e portino benessere?

dolce e gabbana

Dolce & Gabbana hanno stabilito un nuovo record: sequestrare Roma per 4 giorni (dal 12 al 15 luglio 2025), tenere i cittadini di interi quartieri in ostaggio delle proprie sfilate, dare al mondo l’immagine, probabilmente molto efficace per il marketing della maison, di essere i nuovi padroni e, allo stesso tempo, mecenati della capitale d’Italia.

In una sequenza da film felliniano, a proposito di quando Roma era già un set, del genere Prova d’orchestra,l’abile coppia di stilisti, specializzata nell’occupare luoghi del Bello per mostrare le sue collezioni (da Napoli alla Sicilia: il marchio Dolce & Gabbana marcia spedito, come le truppe garibaldine chiamate a liberare il Sud e unirlo al Nord), questa volta non si è fatta mancare nulla in quanto a conquista del territorio. Dopo una maxi-mostra al Palazzo delle Esposizioni, un bellissimo spazio museale dove il comune di Roma è dominus,raccontata sui giornali (a poche pagine di distanza, ma diciamo che si tratta solo di una singolare coincidenza, dalle “lenzuolate “di pubblicità del brand Dolce & Gabbana) come se fosse la prima esposizione nella storia dell’arte di Picasso e Van Gogh messi insieme e a confronto, i due svegli imprenditori hanno issato le loro bandiere nel cuore dell’iconografia della storia e della cultura di Roma. E avanti tutta con sfilate, vip e “svippati” (da una delle tante geniali etichette firmate da Roberto D’Agostino), lunch e dinner esclusivi, star e starlette del circo dell’esibizionismo modaiolo e festaiolo romano e globale, cronache entusiaste, come nei giorni dello sbarco sulla Luna. Dolce & Gabbana hanno così sequestrato, con la benedizione dell’amministrazione comunale, i Fori Imperiali, il Colosseo, Via Veneto, Castel Sant’Angelo, Trinità dei Monti, Cinecittà, e all’elenco sicuramente manca qualche location che ci è sfuggita.

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Conosciamo bene l’obiezione: questi eventi, sebbene creino un’alluvione di disagi per i poveracci che hanno la sventura di abitare nelle zone occupate per gli eventi che si susseguono nella capitale a ritmo incessante, portano soldi, e quindi ricchezza alla città. Si tratta solo, secondo questa teoria, di turarsi il naso per qualche giorno e far finta di niente.

Certamente la fabbrica delle sfilate della moda, come cerimonie tipo il matrimonio di mister Bezos & Signora Sanchez a Venezia, un altro caso di sequestro a tempo di un luogo unico e meraviglioso, sviluppa un indotto, sotto varie forme e modalità, che non arriva tutti i giorni con la caotica e ordinaria vita quotidiana di una città come Roma.

 Ma forse l’assessore comunale Alessandro Onorato, con le sue competenze per Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda (e già l’accorpamento di queste deleghe è un programma…) si è lasciato prendere la mano dall’eccitazione o da una coppa di champagne bevuta in onore della coppia Domenico Dolce e Stefano Gabbana, quando ha detto pubblicamente che grazie alla loro maratona di sfilate, Roma diventa “dinamica, moderna e attrattiva”. Tra gli aggettivi usati, l’ottimo Onorato ha dimenticato l’ultimo, di solito inserito nelle auto-celebrazioni dagli amministratori locali: sostenibile. Ma a colmare questa lacuna ci pensano i due stilisti, che ovunque, a partire dal sito ufficiale della Ditta, si presentano come due missionari dell’ambiente, “impegnati in un percorso di sostenibilità che include l’utilizzo di materiali riciclati, l’adozione di modelli circolari e la riduzione dell’impatto ambientale dei prodotti”.

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Invece di sentirsi e mostrarsi con i panni di un amministratore pubblico moderno ed efficiente, cavalcando da surfista le onde alzate dagli eventi romani firmati Dolce & Gabbana, l’assessore Onorato potrebbe fornire qualche dato. Per esempio: quanto ha incassato l’amministrazione comunale dai 4 giorni degli eventi promossi dai due stilisti? E quanto ha speso, non solo per scenografie urbane da modificare (anche la chiusura di una strada o di una piazza è un costo) ma anche per la pulizia e la sicurezza dei luoghi occupati e per gli straordinari pagati al personale coinvolto? Alla fine, conti alla mano, c’è stato un utile o una perdita per il comune di Roma?

Noi, di certo, sappiamo dal bilancio del Campidoglio che affittare per un evento della moda luoghi come Trinità dei Monti costa 15 mila euro al giorno, mentre per Villa Borghese bastano 5 mila euro. Non ci sembrano cifre tali da far svoltare la contabilità della disastrata amministrazione capitolina. Né ci risulta che da parte di Dolce & Gabbana ci sia stato un gesto significativo a favore di Roma, una donazione importante, un restauro, un contributo per sistemare l’arredo urbano, o appena qualche marciapiede, di uno solo degli angoli delle zone sequestrate durante i quattro giorni di occupazione. Magari potremmo essere smentiti da qualcosa che ci è sfuggito, e chiediamo scusa in anticipo.

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Lo stesso discorso si potrebbe fare a proposito degli altri, presunti beneficiari di questo circo itinerante nell’Italia da luoghi dell’Unesco, per la loro unicità e bellezza, ma anche per la necessità di proteggerli.  Ovvero tutte le categorie economiche, dagli albergatori ai ristoratori, dai commercianti ai fornitori di merci e servizi, che hanno incassato qualcosa grazie agli eventi romani di Dolce & Gabbana. Fonti della maison hanno fatto sapere che la fitta agenda di sfilate e appuntamenti Dolce & Gabbana tra il 12 e il 15 luglio 2025 sui diversi palcoscenici romani, ha procurato 10 mila pernottamenti, con clienti arrivati da tutto il mondo. Bene, benissimo, anche se le statistiche ufficiali dimostrano che la città, in periodi come quello blindato dai due stilisti, diventa la capitale mondiale di ondate di turisti internazionali che arrivano in Italia con un preciso titolo per il loro viaggio: Vacanze Romane. Nella capitale, a luglio, non ci sono buchi di presenze da riempire, ma semmai un problema di overtourism con il quale fare i conti.

In ogni caso, il discorso vale per il pubblico (l’amministrazione comunale) e il privato (chi lavora e produce lungo la dorsale turismo-cultura-benessere), gli innegabili benefici di eventi come la maratona di Dolce & Gabbana, non vanno sottovalutati, né bisogna rispondere a occasioni come queste con un autolesionista “No, grazie”.

Basterebbe solo avere senso della misura, e in generale buon senso, per gestire opportunità di questo genere, e sono davvero tante, senza sprecarle, in modo razionale, ordinato e davvero utile per la città, e l’intero ambito sociale della capitale. Basterebbe ricordarsi, visto che stiamo parlando di Roma, di un celebre verso tratto dalle Satire di Orazio: “Est modus in rebus”, che, tradotto in italiano, significa più o meno “C’è un limite, e una misura, in tutte le cose”. Anche quando dobbiamo far credere, per doveri di ufficio, che sono comunque fantastiche.

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Le foto sono tratte dalla pagina Facebook di Dolce & Gabbana.

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