Loro Piana, che si professa sostenibile, produce le giacche di cachemire con il lavoro da schiavisti degli operai cinesi

Capi pagati, con il solito giro di appalti e subappalti, 80 euro ciascuno. E venduti nelle boutique dei grandi brand a 3mila euro.

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Eccone un altro: dopo i marchi Armani, Dior e Valentino, tanto per fare qualche nome, anche i proprietari di Loro Piana sono stati colti con le mani nel sacco. Realizzano le loro giacche in cachemire, tanto pompate dalla pubblicità e dal marketing, in laboratori da moderno schiavismo dell’industria dell’abbigliamento, funzionanti h24, in Lombardia, in provincia di Milano, e non in Bangladesh.  Con operai cinesi e asiatici, sfruttati, sottopagati, e privi delle più elementari garanzie di sicurezza sul lavoro.

Con il solito giro di appalti e subappalti, i proprietari della Loro Piana SpA, marchio molto noto del made in Italy, nato e cresciuto nel territorio di Vercelli prima di diventare un marchio glocale, riescono ad aggirare tutte le leggi sul lavoro, che in Italia sono molto rigorose, e pagano le loro famose giacche di cachemire, 80 euro ciascuna, gli stessi capi che poi vengono venduti al pubblico, in varie boutique di mezzo mondo, a 3 mila euro.

Il Tribunale di Milano, in seguito alle indagini guidate dai Carabinieri del Nucleo ispettivo, ha messo in amministrazione giudiziaria la società Loro Piana, che ha anche una storia significativa di come si sta sgretolando il mosaico del classico e geniale made in Italy.  

 La famiglia che ha inventato l’azienda e il marchio Loro Piana ha venduto, nel 2013, per 2.7 miliardi di euro il controllo della società (l’80 per cento del capitale) al magnate francese Bernard Arnault, uno degli uomini più ricchi del mondo, grazie alla proprietà di una serie di importanti brand della moda e del lusso che fanno capo al colosso francese Lvmh-Moet Henessy. La famiglia Loro Piana ha comunque conservato il 20 per cento della società (2.300 dipendenti e 1,3 miliardi di fatturato), e la vicepresidenza con Pier Luigi Loro Piana, numero due nel vertice dell’azienda dopo Antoine Arnault, figlio di Bernard. Una bella coppia, non c’è che dire. 

Ovviamente, ma anche questo è un film già visto, dal quartiere generale di Loro Piana fanno sapere che la società non ha un controllo diretto sulla produzione, e quindi anche sullo sfruttamento degli operai, cosa tutta da verificare e in ogni caso inammissibile (ogni imprenditore che si rispetti dovrebbe sapere da dove arrivano i suoi prodotti e come vengono realizzati), e si scaricano tutte le responsabilità del caso sulle società della catena dell’abbigliamento realizzato con questo slogan: “Massimo profitto, minimi costi e tutele dei lavoratori”. Come scrivono, appunto, nella sentenza di condanna della Loro Piana, che ha portato all’amministrazione controllata, i membri del collegio giudicante, formato dalla presidente Paola Pendino con la giudice delegata Giulia Cucciniello e la collega Maria Profeta. 

Il meccanismo, secondo le accuse del pubblico ministero Paolo Storari, poi confermate in sede di giudizio del tribunale, era il seguente: la società Loro Piana affida alla Evergreen Fashion Group srl la produzione delle sue giacche di cachemire per abbattere i costi della manodopera. A sua volta la Evergreen subappalta la produzione alla Sor-Man snc di Nova Milanese; la quale a sua volta, non avendo adeguata capacità produttiva, fa realizzare i capi di abbigliamento a due opifici cinesi, entrambi situati nella provincia di Milano, rispettivamente a Baranzate e Senago. Qui i lavoratori, in prevalenza asiatici, clandestini e senza permessi regolari, vengono pagati in nero (una manciata di euro all’ora), per produrre giorno e notte e anche nei giorni festivi, in luoghi umidi, non a norma, e hanno come alloggi per il personale, alcuni dormitori abusivi. 

Negli opifici, i Carabinieri hanno recuperato non solo prodotti ed etichette con il marchio Loro Piana, ma anche schede di produzione dei capi che con estrema evidenza arrivavano dalla sede centrale della società controllata dalla famiglia Arnault 

Inutile dire, come ultimo dettaglio non proprio trascurabile, che anche Loro Piana è un’azienda della moda e del lusso che si è sempre vantata di essere tra i protagonisti di una nuova declinazione della produzione del settore, ispirata ai criteri della sostenibilità. Ci sarebbe da aggiungere soltanto un paio di parole: quella falsa.

Il settore della moda è uno dei più insostenibili del mondo. Come dimostrano le storie, i racconti e i personaggi di questo libro. 

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