La sua storia è nota, e va ricordata anche con alcuni dettagli molto significativi.L’indiscusso talento di Zuckerberg, figlio di un dentista e di una strizzacervelli, oggi quarantenne, ma sempre con la faccetta e il sorrisino di un eterno ragazzino, appare già durante l’adolescenza. Ancora bambino crea un programma per mettere in comunicazione le stanze dello studio dentistico del padre, e quando studia ad Harvard abbina informatica e psicologia (evidentemente già allora pensa di entrare nelle nostre teste). E da quando fa nascere Facebook, febbraio 2004, il presunto bravo ragazzo non fa altro che accumulare, a ritmi vertiginosi, innovazione, denaro, potere e spregiudicati cambiamenti, a partire da una costante e planetaria distruzione della privacy, fino alla sua eliminazione. Un delitto perfetto, appunto.
Più di una volta è venuto fuori che l’uomo a capo dell’impero Meta (il nuovo nome di Facebook che comprende anche WhatsApp, Instagram, Messenger, Threads, Reality Labs), ha il vizietto di raccogliere i dati di milioni di utenti (i famosi follower), senza il loro consenso; di non proteggere la privacy di chi accede alle sue piattaforme e di permetterne l’uso (non certo gratuito) a terzi, senza uno straccio di trasparenza.
Questa violazione sistematica della privacy, parallela ai tentacoli pervasivi dei social collezionati da Mr. Zuckerberg come una raccolta di figurine di calciatori, a scapito di qualsiasi concorrenza e per avere un (quasi) monopolio del mercato, non è un capriccio, né un frutto ineluttabile del funzionamento di una tecnologia sempre più espansiva.
La violazione della privacy porta soldi, tanti soldi. Consente di avere dati importanti e macinare pubblicità (un settore nel quale Facebook ha una posizione dominante, in compagnia di un altro gigante del web, Google). Porta potere: Zuckerberg è stato indicato, per esempio, come il vero king maker dell’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro, con elezioni dominate dalla sua macchina web. E adesso, mentre ha, presumibilmente, la forza di orientare qualsiasi competizione elettorale, lo si vede scodinzolare alla Casa Bianca, alla corte di Donald Trump, sempre in prima file: il chiaro segnale di un’alleanza nella quale in bravo ragazzo non vuole solo chinare la testa di fronte al Presidente, ma anche continuare a fare al meglio, indisturbato, i suoi affari.
In occasione del compleanno per i suoi 15 anni di vita, si è anche scoperto che il 50 per cento degli utenti di Facebook era falso. Non lo dicevano i tassisti di Palo Alto, ma una società indipendente, PlainSite, che in America si occupa di tenere sotto controllo le attività dell’universo web. In un rapporto di 70 pagine, venne fuori che i profili falsi su Facebook e dintorni sono un vero oceano, in termini di immagine della vastità del fenomeno. Tanto che gli stessi dirigenti della società hanno dovuto provvedere, iin pochi giorni, a cancellare 700 milioni di utenti. Falsi, appunto. E, a quanto sembra, una goccia nell’oceano governato dai sorrisetti ammiccanti di mister Mark.
(Photo credit: dolphfyn/Shutterstock.com)
Ancora, a proposito di magagne e di evidenti sprechi: il giovanotto sembra avere smarrito completamente il controllo delle fake news, e degli orrori che girano sui suoi social. Nel pozzo nero di questo mondo così opaco e potente allo stesso tempo, si possono anche scambiare notizie utili per fabbricare una bomba fai-da-te. Vi rendete conto? Ovviamente questa non è una colpa soltanto di Zuckerberg in prima persona, ma certo la sensazione è che il volante sia scappato di mano al pilota, troppo impegnato a coltivare le sue ambizioni personali e innanzitutto il suo portafoglio. E in ogni caso, a fronte di tante promesse e di tanti impegni presi utilizzando mirabolanti strumenti tecnologici, la macchina di Meta non sembra interessata a fermare davvero la spazzatura che alimenta sul web, compresi i gruppi aperti, come nel caso di Mia Moglie & simili, nei quali possono liberamente sfogarsi, mentre violano la privacy delle donne, uomini senza scrupoli e senza cervello.
Mark, nonostante la concorrenza sempre da aggiornare in materia di ricchezza di miliardari del web, resta uno degli uomini più ricchi del globo, e continua, in modo persino beffardo, a predicare la sua “visione del mondo”, che una certa sfacciataggine spaccia per “rivoluzionaria” e “aperta a tutti”.
Due esempi, ma l’elenco potrebbe davvero essere lunghissimo. Mark continua a volerci fare credere, e poveracci quelli che ci cascano in questa narrazione bugiarda, che il suo impero, sono sue parole testuali, è “al servizio di tutti“, “per offrire più trasparenza” e “dare sempre più opportunità alle persone, alle famiglie e alle piccole imprese”. Facebook e dintorni al “servizio di tutti”? Sicuramente i social sono una straordinaria opportunità, anche per il nostro sito e per la nostra comunità Non sprecare, ma nessuno ci venga a dire che si tratta di strumenti creati per fare i buoni samaritani. Qui girano soldi, interessi (per pochi, altro che per tutti…) e tanta spazzatura (altro che “trasparenza” della quale parla Mark). E si consuma ogni giorno, ogni ora e ogni minuto, la più spudorata violazione della privacy. Quella definita per la prima volta nel lontano 1890, in una rivista pubblicata proprio dall’università di Harvard (dove ha studiato il nostro piccolo genio), con parole chiare e semplici: “Il diritto di essere lasciati in pace”. Da chi può dare fastidio e dagli sguardi indiscreti di chiunque.
(Photo credit: Frederic Legrand – COMEO/Shutterstock.com)
A proposito di “trasparenza“, c’è un dettaglio curioso, ma significativo, da raccontare: il nostro tipetto-furbetto dovrebbe avere la grazia di spiegare come, quando e perché è davvero diventato un vegetariano convinto. Un suo ex amico ha infatti raccontato che, durante una cena a casa Zuckerberg, con lui ai fornelli (i furbetti del web, di solito, sono smanettoni anche in cucina) ha scoperto che il giovane vegetariano aveva il vizietto di servire a tavola capre, aragoste e maiali. Tutti animali uccisi personalmente da lui, con una pistola stordente e poi a colpi di coltello. Nel frattempo, sui suoi social Mark fa girare le immagini del suo candido sorrisetto mentre accarezza un gattino.
Seconda maxi-balla: Zuckerberg afferma, anche questo è testuale, che per lui “la tecnologia ha sempre rappresentato la possibilità di mettere il potere nelle mani di quante più persone possibile”. Ma dove ha visto questo film? E forse aveva fumato qualche oppiaceo? La verità, incarnata proprio da Mark, è che l’unico vero potere creato da Facebook, è il suo e quello dei suoi colleghi, miliardari del web. Ovvero un potere protetto da alcuni fattori decisivi: una massa enorme di liquidità, anche grazie a una gigantesca e planetaria elusione fiscale; una concentrazione di interessi nelle stesse mani mai visti nella storia dell’umanità; una presa, diciamo pure un azzanno, del mercato pubblicitario, nel quale Facebook e Google stanno mettendo in ginocchio giornali, radio, televisioni e perfino siti web. Tutti colpiti e affondati dal duopolio della coppia Facebook-Google che di fatto si sono impadroniti, lasciando agli altri le briciole, della torta dei ricavi pubblicitari che riguardano l’intero sistema dell’informazione, cioè un presidio per quella democrazia che Mark dice di difendere, ma di fatto sta provando a distruggere. Con l’aiuto inconsapevole e non richiesto in modo esplicito ma con mille sotterfugi, di miliardi di utenti, in questo caso, purtroppo per loro, autentici, e non falsi. E spogliati del loro naturale diritto alla privacy.
(Photo credit: BigTunaOnline/Shutterstock.com)
In copertina: Mark Zuckerberg – Frederic Legrand – COMEO/Shutterstock.com)
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