Morte di Moro, 40 anni dopo: i sequestratori assassini sono tutti liberi. E qualcuno pontifica in tv

Un crimine che ha cambiato la storia d’Italia. I responsabili sono liberi o semiliberi. A differenza delle vittime che ci hanno rimesso la vita. Uno Stato debole ieri, debolissimo oggi.

cosa sapere sulla morte di Aldo Moro

COSA SAPERE SULLA MORTE DI ALDO MORO

Nel diluvio di programmi, libri e interviste in occasione dei 40 anni dal sequestro e dall’uccisione di Aldo Moro e degli agenti della scorta, abbiamo dovuto ingoiare anche qualche lezione di storia, e qualche pontificata, da parte dei brigatisti chiamati a testimoniare sui drammatici 55 giorni che hanno cambiato, in peggio, l’Italia. È un prezzo che si paga alla ricostruzione dei fatti, di cui abbiamo un enorme bisogno: non perché manchino tasselli essenziali (sappiamo nomi, cognomi e moventi degli assassini), ma per il fatto che in troppi oggi neanche sanno bene chi è stato Aldo Moro e come è morto. A partire dai giovani. Eppure senza l’eccidio di Moro non è possibile neanche capire la crisi dell’Italia di oggi e il buio in cui viviamo.

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IL CASO MORO 40 ANNI DOPO

Piuttosto, a proposito dei terroristi, con l’aiuto di un articolo del Corriere della Sera, ho provato a fare una ricerca per capire dove sono oggi, 40 anni dopo, gli assassini sequestratori. E dove è oggi lo Stato, che deve garantire sicurezza, libertà e certezza della pena.

Il risultato dell’indagine è sconfortante. Nessun brigatista è in carcere, e quelli che non sono morti in questi anni vivono tranquillamente regolando i conti solo con la propria coscienza, ammesso che ne abbiano una. Sono in semilibertà o in libertà condizionale Mario Moretti, Raffaele Fiore, Bruno Seghetti, Rita Algranati, Barbara Balzerani, Anna Laura Braghetti. Sono completamenti liberi Franco Bonisoli, Valerio Morucci, Raimondo Etro, Adriana Faranda. Alvaro Lojacono vive felice e contento in Svizzera e Alessio Casimiri gestisce un ristorante in Nicaragua. Sono entrambi al sicuro, intoccabili.

Il carcere a vita non bisogna augurarlo a nessuno. Ma l’impunità o una pena irrisoria rispetto alla gravità dei reati commessi sono una vergogna che dovrebbero indignarci come uomini prima che come cittadini. Uno Stato forte non è quello che fa morire Moro, come è avvenuto 40 anni fa, senza aprire neanche uno spiraglio di trattativa con i brigatisti nel nome della presunta ragion di Stato. Semmai fa il contrario. E lo Stato debole di ieri, è ancora più debole oggi, quando deve prendere atto che i sequestratori assassini, in fondo, se la sono cavata più che bene nel loro status di carnefici. A differenza delle vittime.

(Fonte immagine di copertina: Ansa)

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