Chi guadagna con il coronavirus: la Cina. Economia in ripresa, negozi pieni e vaccino ok

I cinesi saranno gli unici a chiudere l’anno con il Pil in aumento. Gli Stati Uniti faranno meno 3,7 per cento, l’Europa meno 7 per cento e l’Italia meno 11 per cento. Con il vaccino poi…

Mentre siamo tutti alle prese con la seconda ondata della pandemia, e aggiorniamo la contabilità di contagiati, ricoverati e morti, c’è già qualcuno che ha guadagnato, e parecchio, con il coronavirus. E questo qualcuno è la Cina. Con conseguenze che peseranno non solo sulle economie dei singoli paesi e sul quadro globale, ma innanzitutto sugli equilibri geopolitici.

CORONAVIRUS: CHI CI GUADAGNA

Non c’è nulla di paradossale, apparenze a parte, che la Cina pur essendo stata il paese da dove tutto è iniziato (focolaio di Wuhan), pur dovendo scontare enormi responsabilità per avere taciuto con la comunità internazionale i suoi guai sanitari e l’avanzata dell’epidemia, è adesso la nazione che raccoglie i maggiori frutti di questo disastro, del quale non renderà mai conto a qualcuno. Non è un paradosso in quanto alla fine in politica vince sempre il più forte, e la Cina, nonostante alcuni punti di debolezza accentuati dall’emergenza Covid 19, dalla burocrazia alla segretezza dell’intero sistema, continua a sfidare il mondo applicando, nel proprio esclusivo interesse, la regola del più forte.

I numeri non ammettono dubbi. La ripresa economica cinese è molto vigorosa, ben diffusa in tutti i settori produttivi, con prospettive nel breve termine che ci sogniamo in Occidente, e in particolare in Europa.  Nel terzo trimestre del 2020, quando noi godevamo una breve estate prima del disastro autunnale, l’economia cinese ha fatto un più 4,9 per cento, facendo girare in positivo l’andamento del Pil 2020 (+ 0,7 per cento) nei primi nove mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2019. E le previsioni parlano di una chiusura dell’anno a + 2,1 e un boom del + 7,6 per cento nel 2021. Traduciamo questi dati con un concetto semplice: la Cina è l’unica economia al mondo capace di crescere anche nell’anno orribile del Covid 19. E questo sicuramente la mette della condizione di trarre enormi vantaggi dalla pandemia.  A partire dalla regione asiatica, dove la distanza con l’India si sta trasformando in un abisso. Secondo la Banca asiatica di sviluppo, infatti, in India si prevede una contrazione dell’economia nel 2020 pari al 9 per cento, e i primi segnali di ripresa non arriveranno prima del 2021.

Robert Way / Shutterstock.com

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CORONAVIRUS: COME LA CINA HA FERMATO IL VIRUS

Il quadro dei numeri si sovrappone dalle immagini che arrivano dalla Cina. Strade e negozi affollati, ripresa di tutte le attività, vite normali. Il contrario dell’incubo nel quale siamo immersi in Italia, in Europa e negli Stati Uniti. Questa eccezionale ripresa darà benzina alla Cina per raggiungere, nei prossimi cinque anni, l’obiettivo decisivo nella sua rincorsa dell’America: la crescita esponenziale dei consumi interni. Appena scatteranno, per gli Stati Uniti sarà sempre più complicato conservare i suoi margini di primato nell’economia mondiale.

RIPRESA DELL’ECONOMIA CINESE

A fronte di un’economia cinese entrata in modo forte e chiaro nell’area del Pil positivo, per l’America i numeri sono ancora disastrosi. C’è da recuperare un meno 37 per cento del secondo trimestre del 2020, e se tutto andrà bene, a fine anno gli Stati Uniti si ritroveranno con un fatturato negativo tra il 3,7 per cento e il 6 per cento. Numeri da recessione. Ai quali ci sono da aggiungere due dati molto preoccupanti. Il deficit americano è di 3mila e 100 miliardi di dollari, pari al 16 per cento del Pil: non era così alto neanche dopo la seconda guerra mondiale, quando iniziò la ricostruzione post bellica. E dall’inizio della pandemia ci sono altri 8 milioni di americani che vivono sotto la soglia della povertà. Conclusione: la Cina avanza, l’America arretra.

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CORONAVIRUS: RECESSIONE IN ITALIA ED EUROPA

Infine, l’Europa e l’Italia. Nel primo caso, se tutto andrà bene, a fine anno la caduta del prodotto interno lordo sarà del 7,4 per cento; per quanto riguarda l’Italia invece le previsioni sono tra il 9,5 e l’11 per cento.  Per non parlare del fatto che le economie dell’Unione si ritrovano tutte scoperte sull’unico fronte che sta beneficiando della crisi della pandemia: l’hi-tech. Un settore dove le imprese europee sono poche e piccole, rispetto a quelle cinesi e americane.

L’America non mollerà di un millimetro nella sua politica di contenimento dell’avanzata cinese. L’Europa, nel definire una sua identità che ancora nessuno vede, dovrà fare una scelta di fondo rispetto al rapporto con i cinesi (vedi il controverso caso del 5G con dotazione cinese). Cosa complessa in questa fase. La Germania ha interessi molto forti in Cina, dove tutte le sue grandi aziende manifatturiere hanno conquistato importanti posizioni, accompagnate in questi anni dal governo di Berlino. Difficile immaginare un cambio di rotta, almeno nel breve periodo. Stesso discorso per la Francia che non ha alcun interesse a deteriorare i rapporti commerciali con la Cina. Quanto all’Italia, non abbiamo alcun peso in termini geopolitici e possiamo solo augurarci di ritrovarci all’interno di un’Unione europea rafforzata nelle sue scelte strategiche. Altrimenti continueremo a essere una «banderuola»: un giorno apriamo le porte al 5G cinese e l’altro, richiamati all’ordine dagli americani, le chiudiamo.

VACCINO CINESE: COSA SAPERE

Nel conto dei guadagni, al momento tutti a favore della Cina, dobbiamo metterci anche il vaccino. La partita è ancora aperta, ma il vantaggio dei cinesi, almeno stando alle indiscrezioni che leggiamo sulla stampa internazionale, si sta consolidando ogni giorno. Sono partiti nel luglio scorso, e il connotato autoritario del regime ha consentito di gestire sia il lockdown sia la ricerca del vaccino con estrema disciplina. Centina di migliaia di persone sane hanno ricevuto dosi di preparati sperimentali: personale medico e sanitario, dipendenti di grandi società statali, soldati dell’esercito. Tutti in fila a fare il proprio dovere di volontari per il Paese.

Il risultato è che i cinesi dicono di essere quasi pronti. Già 60mila persone hanno ricevuto il vaccino sperimentale senza registrare alcuna anomalia grave, e Pechino ha annunciato di essere pronta a produrre un miliardo di dosi. «Lo faremo per il bene di tutta l’umanità» ha detto con una certa dose di sfacciataggine il presidente cinese Xi Jinping.

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POLITICA ESTERA CINESE

Con una produzione da numeri giganteschi i cinesi intendono portare avanti una politica di espansionismo globale a 360 gradi. E già sono stati firmati accordi per le forniture del vaccino made in Cina con altri paesi orientali, con quasi tutti gli stati africani, con alcune nazioni del Sud America, come il Brasile. Se dovesse andare in porto questa diplomazia del vaccino per tutti, avremmo il seguente risultato: il Paese responsabile del virus, dominato dall’autoritarismo del partito-Stato e da un capitalismo di regime, si presenterebbe sulla scena mondiale come il salvatore del mondo. Una tipica beffa della Storia.

Immagine di copertina: Keitma/Shutterstock.com

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