C’è qualcosa, nelle difficoltà collettive della vita, di cui possiamo non avere paura? I timori collettivi non sono cambiati nella storia dell’umanità, per esempio a proposito delle catastrofi che da sempre producono un moltiplicatore di effetto panico. Ma ciò che rende oggi la paura esponenziale è la potenza dell’attualità sotto le mentite spoglie di informazione. Falsa o autentica, poco conta.
COME COMBATTERE LA PAURA
È questo diluvio di news, senza tregua, senza confini, con tutte le esagerazioni annesse e connesse, che spingono la paura oltre il confine dell’umano, del più umano dei sentimenti. Chi di noi potrebbe alzare la mano dicendo di non avere alcuna paura del coronavirus? Nessuno. Ma nessuno può anche, ragionevolmente, affermare che siamo di fronte a un’epidemia irreverisbile che distruggerà noi stessi e l’uomo in generale. Non lo dicono gli esperti e non lo dicono nè i numeri nè i fatti.
La paura è cieca, come il nostro sguardo quando ne diventiamo prigionieri. Cieca ma subdola nel suo intento di imprigionarci. Ci prende per mano, ci accompagna, e può portarci dappertutto. E’ molto probabile che, quando il trauma sarà passato, scoripremo, restando al caso del coronavirus, che il panico, individuale e collettivo, alla fine ha fatto danni ben più gravi dello stesso virus.
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COME NON AVERE PAURA
COME CONTROLLARE LA PAURA
È in questo contesto che diventa preziosa l’affermazione di Michel de Montaigne, filosofo e scrittore del Cinquecento. In fondo, è proprio della paura che dobbiamo avere paura. E non è un gioco di parole, ma un’attualissima presa d’atto dei danni che può fare il panico. Specie quando viene mosso dai motori a forma di razzi della tecnologia. E quando l’uomo rinuncia all’uso pacato della sua ragione.
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