Chirurghi e burocrazia: metà delle giornate servono per firmare carte

Tempo sprecato e sottratto al lavoro di ricerca e di aggiornamento. Stress che nuoce alla concentrazione indispensabile per gli interventi. E intanto un medico su dieci confessa di operare senza le tecnologie necessarie per la sicurezza dei pazienti.

BUROCRAZIA MEDICI –

È passata quasi sotto silenzio la denuncia dell’Associazione dei chirurghi ospedalieri italiani: lavoriamo soffocati dalla burocrazia. A me ha molto colpito, perché di solito quando si parla di problemi, e di sprechi, legati alle troppe leggi e alla valanga di permessi e di firme, si pensa all’attività di un’impresa, specie di piccole dimensioni. E invece ormai la burocrazia, con la sua azione tentacolare, ha devastato l’attività professionale di un medico, di un professore universitario, di un insegnante. Tutti costretti, ogni giorno, a firmare montagne di documento. Spesso inutili. O comunque troppi.

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CHIRURGHI E BUROCRAZIA –

I chirurghi ci comunicano che la metà del loro tempo lavorativo (il 50 per cento di una giornata di lavoro, capite?) viene assorbito da pratiche burocratiche. Firme e documenti da leggere: in media 40 per ciascun intervento. Un terzo poi dei medici dichiara che il tempo usato per la burocrazia è più o meno equivalente a quello per l’attività medica.

Tutto ciò ha un prezzo. Il lavoro di un chirurgo è fatto di concentrazione e di una delicata attenzione al bisturi e al corpo che tocca. Inoltre è necessario aggiornarsi, seguire l’evoluzione delle tecniche: serve tempo, insomma, per fare bene un mestiere così delicato. E invece il tempo si spreca rincorrendo le carte e cercando di non essere soffocati da questa valanga quotidiana di documenti.

SPRECO DI TEMPO A CAUSA DELLE PRATICHE BUROCRATICHE –

Tante firme aumentano sicurezza ed efficienza degli interventi in camera operatoria? Assolutamente no. Al contrario, in un caso su dieci i chirurghi confessano di operare senza le attrezzature e le strutture che garantiscono la massima sicurezza dei pazienti. Alla precisa domanda «Per interventi di medio-alta complessità hai sempre avuto a disposizione le tecnologie in grado di assicurati il massimo delle garanzie?», la risposta è stata negativa nel cinquanta per cento dei casi. E qui il paradigma troppa burocrazia uguale sprechi diventa aritmetico, nel senso che anche nelle camere operatorie alla fine si inseguono le firme, ma si dimentica la sostanza, cioè la qualità del contesto ambientale in cui un paziente viene operato.

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