Addio uccelli di campagna, un altro effetto del disastroso cambiamento climatico

Diminuiscono rondini, allodole e passeri. L'allarme, documentato da una ricerca, della Lega italiana per la protezione degli uccelli

PROBLEMI NELLE MIGRAZIONI DELLE RONDINI

Nel mondo degli uomini è dura la vita delle rondini. Ogni primavera ne arrivano meno rispetto all’anno precedente. Anche se è rallentata la grande emorragia del ventennio 1970-1990 (40 per cento di esemplari in meno secondo i dati di Birdlife International), il declino resta costante. E, insieme alle rondini, se la passano male molte specie legate al mondo agricolo che scompare: allodole, passeri averle, cardellini. Mentre crescono gli uccelli che sono stati capaci di adattarsi alla vicinanza con l’uomo, cornacchie, colombi e storni in primis.

SCOMPARSA UCCELLI DI CAMPAGNA

Ogni primavera, l’arrivo delle varie specie dalla migrazione africana è attesa dagli ornitologi italiani, che usano degli anellini applicati alle zampe per controllare la salute degli stormi. L’ultimo rapporto della Lipu, Lega italiana protezione uccelli, si chiama “Farmland bird index, Woodland bird index” ed è stato presentato a marzo di quest’anno. Descrive un calo dell’11 per cento tra il 2000 e il 2010 nella presenza di 26 specie legate all’ambiente agricolo.

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DIMINUZIONE RONDINI

Per le rondini il bilancio è di “declino moderato”: negli ultimi dieci anni la specie simbolo della primavera è diminuita del 2,1 per cento, dopo essersi ripresa da un picco negativo che nel 2008 l’ha portata a quasi il 4 per cento in meno. Le allodole hanno perso il 2,9 per cento degli esemplari, le averle il 3,6, come il cardellino. Il passero è tanto famoso quanto a rischio: nel giro di dieci anni è calato del 5 per cento. “Con quanti uccelli abbiamo convissuto fino a pochi anni fa, per poi renderci conto all’improvviso che erano scomparsi” si sfoga Mauro Delogu, ornitologo dell’università di Bologna. “Negli anni ’60 incontrare un’averla in campagna era un’esperienza banale. Oggi abbiamo perso anche la capacità di riconoscere questa specie. Così come rischia di avvenire per usignoli, capinere, pettirossi e cincie”.

L’aumento di cornacchie (più 2,8 per cento) e storni (più 1,5) ci guida verso una prima spiegazione della scomparsa di rondini e passeri: la presenza dell’uomo sempre più pervasiva. “Ormai non si può neanche più parlare di un degrado dello spazio agricolo. Nella regione in cui vivo, la Lombardia, lo spazio agricolo non esiste più” dice Elisabetta De Carli, coordinatrice del progetto Mito per il monitoraggio degli uccelli in Italia. Se la legislazione sui pesticidi ha fatto passi avanti dagli anni ’90 a oggi, “non si può certo dire che l’uso di queste sostanze sia scomparso” prosegue De Carli. Tanto più che gli insetti indeboliti dai veleni sono i primi a essere catturati dagli uccelli. E alla chimica in agricoltura si guarda anche come possibile causa della moria della api degli ultimi decenni.

UCCELLI SCOMPARSI 

Ma le difficoltà per le rondini e i suoi cugini arrivano da molte direzioni. La campagna non è più un ambiente ospitale per loro. “La legislazione sull’igiene negli allevamenti – spiega Delogu – vieta i nidi di rondine all’interno delle stalle. Se ci sono troppe mosche bisogna mettere le reti alle finestre o eliminarle. In case e condomini i nidi vengono spesso rimossi perché considerati sporchi. I fili della luce sono invisibili per i migratori in volo notturno, che ci sbattono contro e muoiono. I palazzi molto alti con le vetrate confondono gli uccelli che si orientano con le stelle, e rappresentano un ostacolo che costa la vita a molti esemplari. Le esigenze dell’uomo non coincidono con quelle delle rondini”.

Il cambiamento climatico che sposta le date delle migrazioni ha anche l’effetto di sfasare l’arrivo delle specie migratrici con il periodo riproduttivo degli insetti, cibo cui fanno ricorso anche i passeri durante la cura dei piccoli. Delogu racconta di una primavera particolarmente dura per i migratori, qualche anno fa: “I rondoni si trovarono nei guai, tornando in Italia durante una primavera eccezionalmente fredda. Questi uccelli hanno delle zampe piccole e non possono poggiarsi a terra. Si nutrono solo di insetti in volo che il freddo quell’anno non rendeva disponibili. Gli stormi arrivati con la speranza del caldo si trovarono così senza cibo proprio nel momento in cui erano più stremati per il viaggio”. 

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