X Factor e concerti a piazza Plebiscito a Napoli: sprechi in serie e città sequestrata

Girano tanti soldi, ma nelle casse del comune di Napoli entrano pochi spiccioli e tanti danni ambientali. E tanti si chiedono: ma la città che cosa ne ricava?

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di Januaria Piromallo 

Il film si replica a ritmi compulsivi: star della musica che sfilano in concerto nel cuore di Napoli, a piazza del Plebiscito, una delle più iconiche della città e d’Italia, sequestrata per giorni di show musicali. Singoli cantanti, celebrazioni musicali e, dulcis in fundola finalissima della gara canora X Factor, trasmessa da Sky in mondovisione, che per la mobilitazione di mezzi e uomini in confronto il Festival di Sanremo sembra una competizione da oratorio.

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Soltanto nel mese di settembre del 2025 a piazza del Plebiscito ci sono stati 14 concerti, sempre con gli stessi, disastrosi risultati ambientali: un’intera area della città completamente paralizzata, residenti e commercianti della zona furiosi per essere diventati prigionieri inermi di questi show, nessun vantaggio reale per i turisti (anzi, altri danni: ai turisti certo non piacciono zone di Napoli sequestrate e interdette per le esibizioni dei cantanti). E il day after che ricorda le peggiori invasioni nella storia dei lazzari occupanti a Napoli: rifiuti dappertutto, danni alle strade, ai monumenti e al decoro urbano. Uno scempio, del quale nessuno risponde, mentre i danni, direttamente o indirettamente li pagano i cittadini. E anche un’idea distorta di come “valorizzare” sulla carta, ma danneggiare nei fatti, luoghi magici del Bello, che diventano per alcuni giorni proprietà privata di singole persone o aziende, come abbiamo visto anche in occasione del matrimonio Besoz a Venezia. 

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Il grande spreco della musica, con relativi show, che stravolge i centri urbani (Napoli non è un’eccezione, e storie simili si registrano anche in altre città italiane) tocca il suo apice con il maxi spettacolo della finalissima di X Factor consumata proprio a piazza del Plebiscito, agli inizi del mese di dicembre. 

Qui vale la pena di fare qualche conto, per capire l’entità dello sperpero del denaro pubblico. Lo show ha fruttato diversi milioni di euro a Sky, tra diritti televisivi e la solita pioggia di sponsorizzazioni (a proposito: gli sponsor, tra i quali alcune aziende da sistema Paese, con lo Stato nei panni dell’azionista di riferimento, sono favorevoli al sequestro delle piazze per queste esibizioni canore?). Artisti, giurati, protagonisti e comparse, sono stati ingaggiati a suon di contratti da star dell’universo musicale (e questo, forse, può essere anche comprensibile), e hanno portato a casa un bel malloppo di quattrini e di popolarità. E al comune di Napoli, a parte i danni milioni ambientali e il disastro per gli abitanti e i lavoratori della zona, che cosa è rimasto? Quale può essere considerato il suo vantaggio, non certo di immagine, visti i risultati?  

Per l’edizione 2025 della finalissima di X Factor, a quanto ci risulta, l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Gaetano Manfredi ha previsto (lo fece anche nel 2024) uno sconto del 50 per cento del canone patrimoniale di concessione del suolo: l’occupazione massima di 13.500 mq per 16 giorni (che poi sono diventati 20 compresi i 4 giorni per lo smantellamento) avrebbe portato in cassa 101.224,8 euro e già era un prezzo di supersaldi. Invece sono stati versati soltanto 50.612,40 euro. In confronto, il cantante Gigi D’Alessio, che nel mese di settembre ha affittato la piazza a 7.000 euro al giorno, ha pagato una tombola! E la beffa finale è arrivata dalla decisione dei dirigenti di Sky di non rinnovare più il contratto per la finalissima a piazza del Plebiscito (fortunatamente per i napoletani…), nonostante che l’amministrazione comunale di Napoli fosse pronta, in ginocchio, a concedere il tris (2024,2025,2026).  Evidentemente, i dirigenti di Sky hanno capito che a fronte dell’enorme vantaggio economico, nell’affittare piazza del Plebiscito a prezzi da super saldi, c’era il rischio di pagare una penale “occulta”, ma molto sostanziosa, per l’impopolarità di questa invasione. Oltre che da fronteggiare un eventuale intervento, con richiesta di risarcimento danni, da parte della Corte dei Conti.

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Le immagini del day after parlano più di qualsiasi denuncia: il “carrozzone” di X Factor, per essere smontato, ha avuto bisogno di tir mostruosi di grandezza e capienza. Ovvio, quelli di dimensione più contenute avrebbero dovuto fare più viaggi, con una spesa decisamente maggiore. L’etica di difendere un luogo storico è finita così sotto i tir. La piazza, realizzata principalmente in sampietrini e basalto nero risalenti al 1881, adesso è tutta una voragine e pietre sradicate dal loro antico acciottolato, pericolose anche per chi ci cammina.

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Nel 2024, sempre in occasione della finale di X Factor a piazza del Plebiscito, l’Ispettorato del Lavoro. tra gli addetti allo smontaggio d aveva scoperto 21 operai pagati in nero e condizioni di lavoro estremamente rischiose per la sicurezza degli addetti alle varie attività. Per non parlare dell’inquinamento acustico, di una piazza straripante di pubblico, ben oltre i limiti consentiti dalla legge, del caos del traffico per intere giornate. E tutto, ultimo paradosso, di questo gigantesco e insostenibile spreco urbano, sotto gli occhi inerti di una serie di soggetti istituzionali che pure avrebbero potuto dire qualcosa, tutti con le sedi centrali dei rispettivi uffici a piazza del Plebiscito, dalla Prefettura alla Sovrintendenza ai monumenti della città. Lo show must go, lo spettacolo deve andare avanti, anche se si tratta di una coltellata sulla schiena di Napoli e dei napoletani, e di un pessimo esempio per tutte le altre città d’arte italiane.

Fonte immagine di copertina: Sky

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