Torna la voglia di fare il libraio

Di Stefano Paolo Assistiamo a un fenomeno alquanto strano che sfugge apparentemente al buon senso. Mentre l’ ebook e la vendita online vengono invocati come i nuovi Eden dell’ editoria libraria, mentre la mega-catena anglo-americana Borders dichiara (quasi) fallimento, in Italia le librerie tradizionali non cessano di aprire. Non solo: i corsi per giovani librai […]

Di Stefano Paolo

Assistiamo a un fenomeno alquanto strano che sfugge apparentemente al buon senso. Mentre l’ ebook e la vendita online vengono invocati come i nuovi Eden dell’ editoria libraria, mentre la mega-catena anglo-americana Borders dichiara (quasi) fallimento, in Italia le librerie tradizionali non cessano di aprire. Non solo: i corsi per giovani librai registrano un incremento sensibile in controtendenza rispetto al passato. Facciamo due esempi. Prendiamo la Scuola di Orvieto, nata nel 2006 per formare aspiranti librai qualificati: ebbene, per la prima volta quest’ anno – come conferma il direttore Rodrigo Dias – il numero dei candidati è aumentato del 10 per cento: sono una cinquantina. Non sarà un granché ma calcolando che i corsi non sono gratuiti (2500 euro) e richiedono sei mesi di concentrazione esclusiva (compresi gli stages), certamente è un segno di ritrovata fiducia. «In genere non sono neolaureati – dice Dias – piuttosto giovani tra i 27 e i 32, ma anche quarantenni, con curiose variabili geografiche: il primo anno erano per lo più umbri, poi c’ è stata l’ ondata campana e quest’ anno pare ci sia una maggioranza lombarda». Secondo esempio: gli iscritti della tradizionale Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri, diretta da Romano Montroni e presieduta da Achille Mauri, sono in crescita rispetto all’ anno scorso. E non di poco, se è vero che si passa da 165 a 220 unità (ma le iscrizioni non sono ancora chiuse). Va precisato che i corsi di Milano, che si sono inaugurati all’ Hotel Michelangelo il 21 febbraio sul tema «Aprire, gestire e innovare una libreria», non accolgono solo aspiranti, ma anche figure professionali che desiderano aggiornarsi. Ciò non toglie però che la tendenza sia inequivocabile. C’ è da rallegrarsene? Chi può dirlo. Il dato di fatto è che i profeti di sciagure, che continuano a vaticinare la morte immediata del libro cartaceo e quindi delle librerie tradizionali, per il momento hanno torto. Probabilmente avranno ragione a lungo termine, ma non è detto. Una persona che di mercato librario se ne intende, come l’ editore Stefano Mauri, presidente del Gruppo Gems, invoca prudenza: «L’ informazione ama l’ ebook: lo infila dappertutto, quando parla della crisi del mercato. Il sorpasso dell’ ebook annunciato da Amazon a Natale è un dato occasionale: quel giorno, molti hanno semplicemente spacchettato il loro reader… Il futuro del libro non è affatto segnato. Senza dire che il mercato italiano è un’ anomalia positiva rispetto a quello inglese o americano. Bisognerebbe abbandonare la retorica e guardare i dati: dal 2000 a oggi il mercato del libro in termini reali è quasi raddoppiato, mentre il Pil viceversa scivola». I giovani ci scommettono. E aspirano ad aprire una loro libreria, che non abbia niente a che fare con i megastore e le catene. Ma perché non sia solo un sogno romantico vogliono imparare le nozioni fondamentali della gestione del magazzino, dei budget, del franchising, dei bacini d’ utenza, del marketing, della progettazione degli spazi, del rapporto con gli agenti eccetera. Tutte cose che possono apprendere benissimo a Milano e a Orvieto. Nell’ ultimo numero del Giornale della Libreria, un esperto come Giovanni Peresson segnala come si stia rinnovando «il parco delle piccole librerie indipendenti» anche grazie ai corsi di formazione e precisa che a Roma come a Milano il saldo tra chiusure e aperture negli ultimi anni è tutt’ altro che negativo rispetto alle altre vendite al dettaglio. Follie? Chiedetelo a Roberto Testa, che dal 2009 gestisce la Liberia Linea d’ Ombra nel capoluogo lombardo: vi dirà che punta su un servizio molto selettivo (solo ottomila titoli di narrativa e saggistica e una stanzetta per i bambini) che valorizza il catalogo e i libri introvabili altrove, ma soprattutto che stabilisce con i clienti un rapporto di fiducia con proposte di lettura recensite dai librai. Roba d’ altri tempi, l’ unica capace di sopravvivere all’ omologazione dei bestseller. Come per la Libreria del Frattempo di San Sepolcro, nata nel luglio 2010 grazie a quattro socie che puntano sugli editori minori e sulla rete scolastica locale. O come la Pel di Carota di Padova, dove David Tolin in 90 metri quadri offre letteratura per ragazzi. Il fatto è che la libreria resta ancora per il 70 per cento degli italiani il canale preferito. E Andrea Spazzali, della milanese Centofiori, non esita a dire che i due terzi delle vendite nasce ancora dal consiglio del libraio, diversamente dalle librerie di catena dove l’ assistenza è nettamente meno richiesta (conta di più la segnaletica). Ai piccoli tocca sbizzarrirsi. La Gogol & Company, aperta da sei mesi nel quartiere Giambellino di Milano, è una libreria-caffetteria che intende rivalutare uno stile di vita «slow» e vorrebbe aggiungere uno spazio espositivo per artisti emergenti e una sala in cui proiettare corti e film rari. Stefano Mauri comincia così l’ editoriale dell’ ultimo numero del periodico Il Libraio: «Luis Sepúlveda, in un commovente discorso, ha ringraziato i librai riuniti alla Scuola di Venezia perché è grazie a loro che, quando gli chiedono quale sia la sua professione, può dire con orgoglio: "Scrittore". Ora Internet e la pirateria cancelleranno questo mondo? Non so. So che da quando è esplosa internet si sono venduti sempre più libri. Perché sedersi a leggere o entrare in una libreria sono desideri che precedono la scelta del libro». Se è davvero così, si capisce perché tanti giovani librai… 
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