Carbon tax, mentre danno il Nobel a chi l’ha inventata, in Italia regaliamo sussidi ai più grandi inquinatori (foto)

La nostra piramide fiscale è rovesciata. I camion euro 3, i più pericolosi, incassano circa 100 milioni di euro l’anno di agevolazioni fiscali per il carburante. E il conto delle tasse ambientali lo pagano innanzitutto le famiglie. Quelle che inquinano meno

tasse ambientali per imprese

TASSE AMBIENTALI PER IMPRESE

L’Accademia delle Scienze di Stoccolma ha assegnato il Nobel per l’Economia a due studiosi, William Nordhaus e Paul Romer, che hanno passato la vita ad approfondire le connessioni tra economia, inquinamento e tassazione. In particolare, Nordhaus è stato uno dei primi sostenitori della gradualità delle tasse ambientali, secondo il principio, più inquini e più paghi, sulle emissioni di anidride carbonica (carbon tax). Per il docente di Yale, si tratta del «rimedio più efficiente per i problemi creati dai gas serra»  e in particolare per il surriscaldamento del pianeta che, senza un colpo di reni globale, non raggiungerà i target decisi a Parigi già nel 2015. Ovvero contenere l’aumento della temperatura di 1,5 gradi entro il 2030.

Il principio in base al quale la leva fiscale è decisiva nella battaglia per l’ambiente e per la nostra qualità della vita, dovrebbe essere talmente scontato da non meritare neanche un Nobel. Ma mentre nel mondo continuiamo a marciare uniti e compatti verso il baratro, con mezzo miliardo di persone in più che rischiano di essere esposte a ondate di estremo calore se non riusciamo a contenere le emissioni, in Italia facciamo ancora peggio.

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tasse ambientali per imprese

WILLIAM NORDHAUS E PAUL ROMER PREMIO NOBEL ECONOMIA

Rovesciamo il paradigma che ha visto premiati i due professori, e regaliamo soldi pubblici, assolutamente sprecati, a chi più inquina. Questo avviene, per esempio, nel settore dell’autotrasporto, dove per decenni abbiamo rimborsato 0,2142 euro a litro proprio ai mezzi più inquinanti (adesso siamo scesi a 0,1821). Parliamo dei mezzi euro 3, che da un lato vengono bloccati nelle città per l’inquinamento che producono, dall’altro incassano circa 100 milioni di euro l’anno sotto forma di sovvenzioni. Soldi regalati che tra l’altro non incentivano certo a sostituire gli automezzi obsoleti con quelli più ecologici.

Ancora più sciagurato il rapporto tra imprese e famiglie, a proposito di tasse ambientali, Chi inquina di più, lo sappiamo. Ma fino a poco tempo fa non sapevamo chi paga più tasse ambientali, e adesso grazie a uno studio molto approfondito dell’Ufficio Studi del Senato, abbiamo una risposta: le famiglie. Come al solito, la piramide è rovesciata rispetto non tanto alla legge quanto al buonsenso ed a un minimo di giustizia sociale.

Nella classifica degli inquinatori, infatti, ci sono ai primi posti le imprese sia industriali sia agricole. Cose ovvie, se volete, considerando il tipo di attività che svolgono e anche la scarsa modernizzazione di molti impianti, specie in agricoltura. Le famiglie vengono solo al terzo posto, in particolare per due voci di spese che hanno effetto sui vari tipo di inquinamento (c’è anche quello acustico): la mobilità, e dunque le auto, e gli impianti di riscaldamento e per l’aria condizionata.

tasse ambientali per imprese
William Nordhaus e Paul Romer (photo credits: Il Sole 24 ore)

IMPOSTA AMBIENTALE

A fronte di questi danni collettivi, ci sono poi le entrate dell’erario da attività che producono danni ambientali. La cifra non è di poco conto, siamo a 53,1 miliardi di euro. Ma chi paga questo conto? La quota maggiore (28,2 miliardi di euro) la pagano le famiglie, poi ci sono le imprese industriali e infine quelle agricole. Esattamente il rovescio rispetto alla elementare regola del “chi più inquina, più paga”. L’agricoltura paga solo il 6,6 per cento (750 milioni di euro) rispetto al danno provocato (10,9 miliardi di euro), mentre le famiglie hanno un conto pari al 70 per cento in più in termini di tasse versate, rispetto all’inquinamento prodotto.

Lo studio del Senato presenta un altro dato interessante per capire quale sia la reale sensibilità politica sui temi dell’ambiente: soltanto l’uno per cento dei 53,1 miliardi che lo Stato incassa per tasse ambientali viene poi investito e utilizzato per migliorare l’ambiente. Dunque, l’inquinamento per lo Stato italiano è come la tassa sulla benzina: un bancomat per fare cassa.

IMPOSTA AMBIENTALE

CARBON TAX

Alessandro Molocchi, curatore dello studio, presenta alcune proposte per riequilibrare la politica fiscale ambientale, senza appesantirla di nuove tasse. Ne cito tre che mi sembrano molto interessanti. La prima: gli automobilisti (che oggi pagano il 10 per cento di tutte le tasse ambientali) dovrebbero versare le loro quote non in base alla cilindrate delle auto, ma ai chilometri percorsi. La seconda: cancellare le esenzioni, e non sono poche, sul combustibile per il settore del trasporto e le agevolazioni Iva sui prodotti inquinanti. Magari le risorse qui recuperate potrebbero essere destinate ad abbattere il costo del lavoro, quindi a vantaggio di tutte le imprese. Infine: la carbon tax, che dovrebbe ispirarsi proprio al principio Chi più inquina, più paga. Una regola che in Italia, zitti zitti, abbiamo stracciato.

PICCOLI MA IMPORTANTI GESTI QUOTIDIANI PER PROTEGGERE L’AMBIENTE:

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