Sono identici: per efficacia, principi attivi e qualità terapeutiche. Solo che i farmaci generici, rispetto a quelli griffati con il nome delle aziende farmaceutiche, costano meno, e quindi ignorarli o sottovalutarli, come facciamo in Italia, è semplicemente uno spreco di soldi.
La spesa per i medicinali in Italia è pari a 36,2 miliardi all’anno, dei quali il 68,7 per cento vengono rimborsati dal Servizio sanitario nazionale, mentre la spesa privata dei cittadini è pari a 1 miliardo e 400 milioni di euro all’anno.
Gli italiani spendono circa mille miliardi all’anno per acquistare medicine griffate, e secondo il Rapporto OsMed dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), la spesa per i farmaci generici in Italia rappresenta il 22,7% del mercato totale in termini di confezioni e il 15,5% in termini di valore.
Che cosa sono i farmaci generici
Un farmaco no logo, chiariamolo una volta per tutte, ha gli stessi principi attivi e le stesse caratteristiche di un farmaco griffato. Produce gli stessi effetti sul malato, e ha ricevuto l’identica autorizzazione dall’Agenzia Italiana del Farmaco richiesta per i medicinali di marca.E allora dove sta la differenza? Nel prezzo: semplicemente costa meno. Eppure l’ Italia, dove siamo in eterno affanno per contenere la spesa sanitaria e per non tagliare servizi essenziali, di farmaci generici ne consumiamo meno di quasi tutti i paesi europei (siamo terzultimi in questa classifica di acquisti per la salute). La media in Europa relativa al consumo di generici è invece del 51%, più del doppio della percentuale registrata in Italia, con Paesi come la Gran Bretagna che sono oltre la quota del 60 per cento, mentre in nazioni come la Germania e la Francia la prescrizione dei farmaci generici rappresenta la stragrande maggioranza delle ricette firmate dai medici e poi presentate in farmacia.
Ci sono anche delle significative differenze regionali: in alcune regioni del Sud Italia, l’uso di generici è inferiore al 20%, mentre in Trentino-Alto Adige e Lombardia supera il 40%.
Perché gli italiani acquistano pochi farmaci generici
Ma dove nasce lo spreco, e in qualche caso la truffa, dello scarso uso dei generici?Innanzitutto c’è la costante pressione delle case farmaceutiche, pronte a scoraggiare ogni acquisto che riduca i loro margini di guadagno. Poi c’è la complicità dei medici, che dovrebbero attenersi a una legge introdotta dal governo Monti: la ricetta non deve indicare il nome commerciale del farmaco ma solo il principio attivo in esso contenuto, salvo quando la medicina “non è sostituibile”. E dietro questa formula piuttosto vaga si apre la prateria di un’eccessiva discrezionalità dei medici. Infine, le farmacie. I farmacisti sono solo dispensatori di farmaci e quindi non possono sostituirsi al medico: ma potrebbero favorire campagne di informazione per spiegare i vantaggi dei medicinali generici in termini di risparmio e di sicurezza. Insomma: tutti possono fare qualcosa per finirla con questo record europeo dello spreco che abbiamo conquistato con l’abbuffata dei medicinali e con lo scarso uso dei generici.
Diffidenza degli italiani per i farmaci generici
Nello spreco dei farmaci generici che vengono ignorati e sottovalutati, rientrano anche alcuni errori che facciamo, in buona fede, come consumatori. In particolare:
- La diffidenza verso il prodotto generico: molti pazienti italiani credono che i farmaci generici siano meno efficaci o di qualità inferiore rispetto ai brand più noti.
- La fedeltà al marchio: c’è un forte attaccamento ai nomi commerciali storici, spesso trasmesso anche dal medico o dal farmacista.
- La comunicazione poco efficace dei produttori di farmaci generici: mentre i grandi brand del settore farmaceutico spendono una montagna di soldi in pubblicità e anche in iniziative, talvolta opache, per convincere medici e farmacisti a utilizzare i loro prodotti, i produttori di medicinali generici non hanno la stessa efficacia in termini di comunicazione e marketing. Forse dovrebbero aggiornarsi per fare campagne mirate e convincenti, con una totale trasparenza, che alla fine paga sempre, anche in termini di quote di mercato.
- Se il cittadino paga solo il ticket o il farmaco è interamente coperto dal Servizio sanitario nazionale, si tende a ignorare il generico. Altro errore: i soldi per la spesa del Servizio sanitario nazionale, compresi i medicinali non arrivano dal cielo, ma dalle tasse pagate da tutti gli italiani onesti.
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