Sovraffollamento delle carceri, in Italia un terzo dei detenuti sono in attesa di giudizio

La popolazione carceraria è formata da 53.563 persone, a fronte di 47.187 posti disponibili. Il Covid-19 ha colpito mille contagiati tra detenuti e dipendenti. Intanto la giustizia non funziona
sovraffollamento delle carceri in Italia

Si può ancora parlare dello scandaloso sovraffollamento delle carceri, fonte di sprechi di vite umane? La politica ha deciso di ignorare il tema, troppo spinoso per una maggioranza di governo così distante sulle questioni che riguardano i diritti. La voce dei radicali italiani, da sempre in prima fila nelle campagne su questo argomento, senza il generoso e creativo megafono di Marco Pannella, è troppo flebile. Risultato: gli ultimi dati sulla situazione nelle carceri italiane sono passati sotto silenzio.

SOVRAFFOLLAMENTO CARCERI IN ITALIA

Eppure, partendo da quasi 2mila persone, tra detenuti e dipendenti, positivi al Covid-19, scopriamo che il sovraffollamento dietro le sbarre non fa altro che crescere. I detenuti sono 53.563, a fronte di 47.187 posti disponibili. In pratica 6mila persone in più, che diventano una cifra enorme se si considera che non tutte le carceri si trovano nella stessa situazione. A Regina Coeli, per esempio, le persone in più sono 425, a Rebibbia 304, a Poggioreale 455.

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NUMERO DI DETENUTI IN ITALIA

Carceri imbottite di detenuti in un Paese dove la giustizia non esiste, non è garantita la certezza della pena e il giusto processo in tempi ragionevoli è una pura utopia. E nonostante questo abbiamo un tasso di detenzione di trenta punti superiore a quello della Germania, dove se commetti un reato è difficile cavartela. I dati sono dell’United Nations Office of Drugs and Crime: in Italia si contano 100,5 detenuti ogni 100mila abitanti; in Germania si arriva a quota 77 detenuti ogni 100mila abitanti.

L’abisso che separa la giustizia (inesistente) dai detenuti (persone in carne ed ossa abbandonate come bestie) è confermato dal fatto che un terzo dei detenuti in Italia è dietro le sbarre in attesa di un processo. Considerando i tempi medi dei processi, e come ragionano alcuni magistrati, la carcerazione preventiva è un modo per fare scontare la pena a qualcuno che, tra una prescrizione e l’altra, non avrà mai una sentenza definitiva da detenzione. Salvo poi scoprire, come avviene spesso, che l’imputato, una volta conclusi i diversi gradi di giudizio, era innocente. E dunque ha contribuito, ingiustamente, al sovraffollamento delle carceri. Un meccanismo infernale che butta a mare lo Stato di diritto e non fa altro che aumentare la cattiva reputazione del nostro paese in materia di rispetto dei diritti umani.

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CARCERI ITALIANE SOVRAFFOLLATE

Nel mondo ci sono quasi 11 milioni di detenuti, e la cifra va considerata arrotondata per difetto vista la scarsissima trasparenza con la quale alcuni grandi paesi, come la Cina, forniscono dati sulla popolazione carceraria. Dal Duemila la popolazione carceraria è aumentata del 24 per cento, e anche l’Italia si trova all’interno di questa tendenza. Con un elemento in più: l’enorme spesa che registriamo per la gestione del sistema carcerario. Circa 2,4 miliardi all’anno, il triplo di quanto spendono gli spagnoli. Tutto questo per sovraffollare le nostre galere.

SUICIDI IN CARCERE

Al sovraffollamento si abbina un fenomeno strettamente legato: i suicidi in carcere. Nel 2022 è stato toccato il più alto tasso di persone che si sono tolte la vita dietro le sbarre nell’ultimo ventennio. Una tendenza che continua a crescere. Mentre si abbassa l’età media delle persone che si ammazzano in carcere: siamo a 37 anni.

GIUSTIZIA E INGIUSTIZIE, IN ITALIA:

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