Rispetto per la propria città - Non sprecare
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Siamo sicuri di amare le nostre città? E quali sono i gesti concreti di questa passione?

Rispettare i luoghi pubblici, senza insozzarli. Muoversi con disciplina nel traffico. Accorgersi dei più deboli. Partecipare alla vita pubblica. L’amore per una città non è retorica, è la somma di cose fatte o non fatte.

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RISPETTO PER LA PROPRIA CITTÀ

Nella vita sono stato molto fortunato in amore: ho voluto bene, davvero bene, a tutte le città dove ho vissuto. Napoli, Milano, Roma. Ovunque sono stato accolto con spirito materno, ovunque mi sono sentito a casa mia e sicuramente ho più ricevuto che dato. Anche quando mi sono ritrovato a fare l’emigrante.

Oggi le città vivono una straordinaria trasformazione, e sempre più si qualificano per come noi le percepiamo, e come le amiamo. Pensate alla distanza, ormai abissale, tra Milano e Roma: è evidente che nel primo caso pesa, in chiave positiva, un rapporto più solido e più amorevole con i cittadini.

Ma in che cosa consiste l’amore per una città? È un sentimento reale o siamo finiti nella palude della retorica? Dove si esprime questo amore, in termini concreti, sulla base di un fare e non solo enunciare? Come tutti gli amori, anche quello per una città, la propria città, va coltivato, perseguito, ricercato. Deve riscaldare il cuore, altrimenti restiamo schiacciati sotto il peso dell’indifferenza.

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RISPETTO PER IL LUOGO IN CUI SI VIVE

Papa Francesco ha usato una bella espressione, a proposito dei romani che ancora amano la loro città e lo dimostrano ogni giorno. «Sono artigiani del bene comune» ha detto. Artigiani, in quanto impegnati a fare cose con quella cura che si richiede appunto nei lavori artigianali; del bene comune, in quanto la città è sempre una comunità, un Noi e non una somma demografica di Io. E il Noi funziona se alla base si sente l’esigenza del bene comune.

Sono convinto che un bravo sindaco, con una buona squadra di amministratori, può fare la differenza e cambiare la storia di una città. Anche la più depressa e la più degradata. Ho visto in Italia e all’estero tante città cambiare completamente faccia grazie a una piccola squadra di buoni amministratori locali. Ma non illudiamoci, e non facciamo diventare la pochezza della nostra classe dirigente, anche in periferia, un alibi per il nostro disimpegno. Ogni giorno, prima di chiedere a un sindaco, a un assessore, a un consigliere comunale, che cosa stanno facendo per la città, domandiamoci cosa stiamo facendo noi, in prima persona.

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COME RISPETTARE LA PROPRIA CITTÀ

E qui vengo a un elenco che potrebbe essere davvero interminabile di gesti semplici, molto semplici. Rispettare i luoghi del bene comune, dai marciapiedi ai giardini, dalle strade alle fontane. E rispettarli significa non fare ciò che non oseremmo mai fare a casa nostra, come gettare a terra un mozzicone di sigaretta o sfregiare una pianta. Muoversi nel traffico, con qualsiasi mezzo, rispettando un minimo di regole, della strada e del buon senso: come cambiano volto, per esempio, le città quando diminuiscono i rumori dei nostri clacson dissennati! Accorgersi degli altri, aiutare gli altri: ogni città, ogni quartiere, ogni comunità, ha una quota di persone che sono indietro. Non possiamo fingere che non esistano. E per aiutarle possono bastare anche i gesti più semplici di solidarietà, come incontrali e aiutarli. Amare una città, cari amici di Non sprecare, significa partecipare alla sua vita, non stare sempre a lamentarsi e piangersi addosso. Essere in campo. Da volontario, da attivista politico, da persona impegnata nelle istituzioni, da cittadino punto e basta. E ricordatevi: quando sentite parlare di città intelligenti, cambiate canale e fatevi una risata. Non esistono. Esistono città che funzionano e città che non funzionano, dipende da come sono amministrate. Città che si amano o non si amano, e questo dipende da noi.

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