Radiofrequenza pulsata contro il mal di schiena

Una tecnica poco invasiva, che si svolge in anestesia locale e dura pochi minuti. Come si applica e quali sono le controindicazioni

Radiofrequenza pulsata contro il mal di schiena

La radiofrequenza pulsata (PRF – Pulsed Radiofrequency) è una tecnica medica molto poco invasiva, con anestesia soltanto locale, che si usa contro il mal di schiena cronico, fonte di gravi disagi e spesso di una cattiva qualità della vita.

Come agisce

Le persone che soffrono di mal di schiena cronico sono spesso tormentate dal dolore, e rischiano l’intervento chirurgico, oppure sono costrette a imbottirsi di antidolorifici, a lungo andare non efficaci e abbinati a diverse controindicazioni. Il metodo non è paragonabile a un intervento chirurgico, perché non ci sono incisioni, ma si serve dell’energia prodotta dalle onde radio per ridurre la trasmissione dei segnali dolorosi nell’area trattata. Agisce sul sintomo, attraverso impulsi elettrici per modificare l’attività dei nervi coinvolti nella trasmissione del dolore.

Come si svolge

Si procede a un’anestesia locale e a volte anche a una sedazione, per via endovenosa. Nella zona da trattare viene posizionato un ago in cui viene inserito un microelettrodo. L’elettrocatetere è collegato a un generatore di impulsi elettrici ad alta frequenza che vengono diretti al nervo o alla radice nervosa coinvolti nel dolore ed erogati a bassa temperatura.

La radiofrequenza pulsata viene eseguita sotto guida fluoroscopica (raggi X) o, in alcuni casi, sotto guida della Tac per garantire maggiore precisione. La seduta non dura più di quattro-sei minuti e, alla fine, si torna a casa propria e il risultato finale è una modulazione dell’attività neuronale, che riduce la trasmissione del dolore.

A cosa si applica

Oltre al mal di schiena e ad alcuni tipi di ernie, la radiofrequenza pulsata si applica anche a:

  • Sciatica
  • Protrusioni
  • Radicolopatia cronica
  • Dolori da artrosi (che riguardano la schiena, il ginocchio, la spalla, le mani e l’anca)
  • Sindrome del tunnel carpale
  • Nevralgia del trigemino

Vantaggi

I vantaggi più importanti della radiofrequenza pulsata sono:

  • Si tratta di una tecnica minimamente invasiva
  • Non serve l’anestesia generale ma solo locale
  • Il recupero del paziente è molto rapido
  • Studi clinici hanno mostrato che l’80% dei pazienti ha riferito un miglioramento dopo una sola sessione, con un benessere che dura almeno un anno
  • La seduta della radiofrequenza pulsata si conclude entro pochi minuti, e può essere ripetuta anche con frequenza
  • Gli effetti collaterali neurologici sono estremamente ridotti

Gli evidenti vantaggi non escludono, comunque, che la valutazione sull’opportunità della radiografia pulsata spetti comunque al medico curante, che sicuramente avrà suggerito al paziente anche importanti accorgimenti naturali contro il mal di schiena, come per esempio la postura corretta e l’abitudine a stare seduti in modo da proteggere la schiena e non sforzarla.

Rischi e controindicazioni

I rischi sono minimi e in genere riguardano irritazioni o arrossamento della pelle nella zona trattata, gonfiore o lieve dolore temporaneo. Le controindicazioni principali, per cui la radiofrequenza pulsata è da evitare, comprendono:

  • infezioni locali nella zona di trattamento
  • pacemaker o defibrillatori impiantabili
  • epilessia non controllata
  • gravidanza
  • gravi disturbi della coagulazione del sangue.

Rimborsabilità della radiofrequenza pulsata

In alcune regioni, come il Piemonte e la Campania, la radiofrequenza pulsata è prevista all’interno delle prestazioni del Servizio sanitario nazionale. Poiché le modalità di rimborso e disponibilità delle prestazioni possono variare tra le diverse regioni, è consigliabile contattare il Centro Unico di Prenotazione (CUP) della propria ASL di riferimento per ottenere informazioni aggiornate e specifiche per la tua zona.

Che cosa succede dopo il trattamento

Il paziente può tornare a casa lo stesso giorno del trattamento, e in genere si possono riprendere le attività quotidiane dopo circa una settimana. Poiché non si tratta di una vera terapia curativa, può diventare necessario, dopo il trattamento, un percorso di fisioterapia e di ginnastica posturale, soprattutto in caso di protrusioni ed ernie discali.

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Foto copertina di Photo By: Kaboompics.com

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