Pulvera: la moda che nasce dalla polvere

A Renate, in provincia di Monza e Brianza, Eleonora e Beatrice Casati hanno realizzato un progetto con il quale riciclano i rifiuti tessili e li trasformano in una polvere magica. Utile per essere trasformata in tanti nuovi oggetti, anche di design

pulvera

Le due giovani sorelle Eleonora e Beatrice Casati, pronipoti di Celso, fondatore negli anni Quaranta della Casati Flock&Fibers, un’azienda di Reinate, in provincia di Monza e Brianza, specializzata nella produzione del flock, una polvere tessile usata per dare un effetto vellutato ai tessuti o ad altri materiali hanno creato Pulvera (una parola che in dialetto brianzolo vuol dire “polvere”). Seguendo l’esempio del bisnonno Celso, che, maneggiando gli scarti del velluto, aveva scoperto la sua «polvere magica», hanno messo a punto un nuovo progetto di riciclo tessile: recuperano maglioni usati, vestiti vecchi, scarpe, borse e altri tessuti, li tagliano in piccoli pezzi e li infilano in grandi macchine che funzionano come giganteschi frullatori. Il risultato? Una polvere compatta e resistente, pronta per essere trasformata in tantissimi nuovi oggetti: tessuti, scatole, pannelli per isolare le pareti, moquette per i pavimenti e persino fertilizzanti naturali. Una materia prima che nasce dall’eliminazione di un gigantesco spreco rappresentato dai rifiuti tessili, che finiscono dappertutto, dalle discariche alle acque degli oceani in tutto il mondo.

Ma non finisce qui. Per ampliare il loro progetto, Eleonora e Beatrice hanno stretto un’alleanza con un’altra giovane forza italiana del riciclo: ReMat, un’azienda che si occupa di recuperare materassi, quelli che a volte vengono abbandonati per strada vicino ai cassonetti. ReMat è nata quasi per caso, grazie all’idea di Alessandro Lodo e Francesco Perazzini, due giovani piemontesi che vendevano mobili e letti. «Quando acquistavano materassi nuovi, i clienti ci chiedevano continuamente un aiuto per smaltire materassi e divani vecchi. Non sapevamo come aiutarli, e così ci siamo ritrovati con i magazzini pieni di questi prodotti, destinati a finire, prima o poi, in qualche discarica. E questa è stata la nostra fortuna…» racconta Francesco. Invece di buttarli, lui e Alessandro hanno iniziato a tagliare i materassi, per studiare e scoprire che quasi tutti i materiali al loro interno potevano essere riutilizzati. Le molle, per esempio, potevano diventare nuovi oggetti in acciaio. La schiuma (quella parte morbida che rende comodo il materasso) poteva trasformarsi in imbottiture per cuscini o isolanti per le case e i tessuti esterni potevano diventare borse e vestiti. Oggi ReMat riesce a recuperare oltre centotrentamila materassi all’anno, un numero destinato ad aumentare, considerato che in Italia, ogni anno, si buttano via 5 milioni di materassi, una cifra pari alla superficie di 1.600 campi da calcio.

Grazie all’accordo con ReMat, Eleonora e Beatrice recuperano i rivestimenti tessili che avvolgono i materassi. Una volta lavati, sanificati e polverizzati, questi scarti vengono pressati e come d’incanto si trasformano in sofisticati oggetti di design e arredamento, tra cui il pouf “Cremino”, ribattezzato così per la forma che ricorda il tipico cioccolatino a tre strati di cioccolato al latte, fondente e crema gianduia.

Il progetto è candidato al Premio Non Sprecare 2025, nella sezione “Aziende”. Per candidare i vostri progetti, seguite le istruzioni fornite qui.

Foto di copertina tratta dal sito www.industriaitaliana.it

I progetti in concorso per l’edizione 2025 del Premio Non sprecare:

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