
PERCHÉ VIETARE LA CORRIDA –
La corrida fa litigare gli spagnoli, e rischia di contribuire alle tensioni scissionistiche all’interno del Paese. Il governo regionale della Catalogna, già sei anni fa aveva approvato una legge, da applicare su tutto il suo territorio, che prevede il divieto assoluto della corrida. Ma adesso la Corte Costituzionale, un organo nazionale con sede a Madrid, annulla questo divieto deciso a Barcellona, considerandolo <contrario alle leggi dello Stato> e impone alla Catalogna di salvare comunque la corrida che viene definita <patrimonio culturale immateriale> di tutta la Spagna. Un braccio di ferro che arriva appena pochi mesi dopo la tragica morte di un giovanissimo torero, Victor Barrio, di appena 29 anni. Non sono riuscito a guardare le immagini dei video che hanno filmato, fotogramma per fotogramma, la morte del giovane matador colpito più volte da un toro di oltre 500 chili nell’area di Teurel, in Aragona, proprio durante una corrida. Il web talvolta è spietato. Come i giornali che hanno mostrato le immagini di questo dramma assurdo.
SPAGNOLI CONTRO LA CORRIDA –
Un dramma che ha un solo aspetto positivo, se mi è permesso di usare questo aggettivo: riproporre il tema della completa abolizione in Spagna, e ovunque nel mondo, del macabro rito, una vera liturgia di morte, della corrida. Sapendo che il Paese dove la corrida è nata tanti secoli fa, le prime tracce sono precedenti all’anno Mille, ha già fatto molti passi avanti in questa direzione. Per esempio, la corrida è vietata nelle isole Canarie o lo era anche nella regione della Catalogna, anche se Barcellona ha già fatto sapere che la crudeltà non sarà mai consentita in Catalogna e che non verrà accettato che si modifichi ciò che il Parlamento ha approvato democraticamente. Dunque la corrida si può abolire e si deve abolire. E non solo per le ragioni invocate da tante associazioni di animalisti, che sottolineano da sempre l’uccisione dei tori in un clima di macabra estasi popolare, ma anche, e direi soprattutto, per eliminare un rito che ispira, produce, alimenta e consacra violenza.
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IL SIGNIFICATO DELLA CORRIDA –
Si dice: ma la corrida è una festa popolare, anima di un popolo. Non è vero. La scrittrice spagnola Rosa Montero, figlia di un torero, intervistata dal Corriere della Sera, spiega bene che non può essere considerata una festa nazionale un macabro rito di morte e di tortura degli animali che vede favorevoli solo un terzo dei cittadini spagnoli. E appena il 15 per cento dei giovani di età inferiore ai 25 anni, a testimonianza del fatto che le nuove generazione chiedono l’abolizione di questo spettacolo che di magico ed epico non ha proprio più nulla.
Inoltre, il rito della corrida non ha più senso dal punto di vista storico. È come se a Roma ancora si volessero celebrare autentiche lotte tra gladiatori. Con tanto di morti e feriti. Per difendere e rievocare quale tradizione? Quale cultura?
I PERICOLI E I RISCHI DELLA CORRIDA –
Infine, l’obiezione in base alla quale il giovane torero morto è il primo dal 1985, e dunque la corrida non è più così pericolosa, per gli uomini, come un tempo, è semplicemente da brivido. Che cosa significa? Dobbiamo tenerci e preservare questo rito di morte perché sono in pochi a morire? E poi, a leggere bene e con onestà intellettuale le statistiche sui danni della corrida, ci sono da calcolare i tanti, tantissimi feriti, alcuni con gravi menomazioni.
PERCHE’ VIETARE LA CORRIDA:
LA TRADIZIONE DELLA CORRIDA –
La corrida va chiusa e consegnata alla storia: questo è l’unico modo per conservarne integro il fascino e la memoria. Continuare a celebrarla è un atto contro gli animali, contro l’uomo, contro il buonsenso. Ed a favore della violenza, l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno in questo momento nel nostro mondo globale, tutto sottosopra.