L’epicentro del fenomeno è il Mare del Sud della Norvegia, dove da qualche anno, improvvisamente, stanno scomparendo le aringhe. In uno studio pubblicato sulla rivista Nature, gli scienziati sembrano avere individuato la causa principale del fenomeno.
La pesca intensiva e eccessiva, assolutamente non sostenibile, ha eliminato gli esemplari di aringhe più avanti con gli anni, e anche i più abili ed esperti a guidare i gruppi lungo le rotte migratorie e verso i luoghi prediletti per la riproduzione. La strage conseguente alla pesca intensiva (e distruttiva) ha fatto sì che i branchi di aringhe, guidati da esemplari troppo giovani e inesperti, finiscono per non riuscire a terminare la migrazione e si fermano centinaia di chilometri più a Nord del previsto, lasciando il Mare del Sud senza le aringhe.
La scomparsa delle aringhe è un fenomeno che preoccupa non solo la Norvegia, ma tutta l’area dell’Europa del Nord, e in particolare la Danimarca, la Finlandia e la Svezia. Dal 1960, la popolazione di aringhe del Mar Baltico, che bagna questi tre paesi, è diminuita di circa il 90 per cento, mettendo a rischio l’intero ecosistema marino.
Ma perché le aringhe hanno un ruolo cruciale nella catena alimentare marina e nell’intero ecosistema del mare? I motivi fondamentali sono:
- Molti uccelli marini, mammiferi e alcune specie di pesci (anche balene, delfini e tonni) dipendono, sul piano alimentare, dalle aringhe;
- Le aringhe, a loro volta, mangiano fitoplancton e zooplancton, convertendo energia a bassa densità (come piccoli organismi planctonici) in biomassa disponibile per i grandi predatori marini;
- La diminuzione delle aringhe è una minaccia per la biodiversità;
- Diverse comunità, in Norvegia come nei paesi del Mar Baltico, dipendono dalla pesca di alcune specie ittiche come aringhe, acciughe e sardine, tutte a rischio estinzione nella zona;
- Molti uccelli marini nidificano in sincronia con la disponibilità di aringhe. La carenza di aringhe porta spesso al fallimento riproduttivo di intere colonie.
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