Buttare l’olio da cucina nel lavandino è un gesto sbrigativo – che può sembrare innocuo – per sbarazzarsene in pochi secondi. Ma è uno degli errori più dannosi che possiate fare. Incide negativamente non solo sull’ambiente, ma anche sulle tubature e sui depuratori.
L’olio esausto è un rifiuto inquinante difficile da trattare e, allo stesso tempo, una risorsa preziosa se recuperato correttamente. Ecco cosa c’è da sapere in merito e come comportarsi.
Perché non si può buttare l’olio nel lavandino
L’olio da cucina usato (di frittura, di cottura o quello nei barattoli sott’olio) non è acqua sporca: è un rifiuto che galleggia, non si miscela e non si degrada facilmente. Per questo, quando finisce negli scarichi di casa, mette in difficoltà tutto il sistema di gestione delle acque reflue.
Come sottolinea il rapporto “La presenza di oli e grassi nelle acque reflue” dell’IRSA-CNR, gli oli alimentari esausti provenienti soprattutto dalle abitazioni inquinano gravemente le acque e sovraccaricano gli impianti di depurazione. Possono pregiudicare la corretta gestione del ciclo depurativo perché rappresentano una quota non trascurabile del carico organico, e interferiscono – soprattutto quando arrivano in grandi quantità in breve tempo – causando dei picchi di carico in ingresso all’impianto. Infine, possono interferire con la quantificazione degli oli minerali nei fanghi, con ricadute sulla valutazione della loro compatibilità per l’uso agricolo.
Secondo il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, un solo litro di olio usato può contaminare fino a un milione di litri d’acqua, rendendo difficilissima e costosa la depurazione.
Inoltre, la normativa ambientale italiana vieta in generale l’immissione in fognatura di rifiuti che possano compromettere il corretto funzionamento degli impianti di depurazione (D.Lgs. 152/2006), e gli oli vegetali esausti rientrano a pieno titolo tra le sostanze problematiche per reti e depuratori.
Cosa succede se si butta l’olio nel lavandino
Versare l’olio usato nel lavandino non è un gesto innocuo: l’olio non si scioglie nell’acqua, si solidifica con il freddo e finisce per creare problemi lungo tutto il percorso di scarico.
Dalla cucina alle fognature fino agli impianti di depurazione, questo comportamento provoca danni costosi e genera un forte impatto ambientale. Nello specifico…
Danni alle tubature di casa e alle fognature
Quando lo si versa nel lavandino, l’olio non sparisce: si raffredda, si addensa e aderisce alle pareti dei tubi, intrappolando altri residui di cibo. Nel tempo causa un restringimento del diametro delle tubature; provoca cattivi odori e ristagni; aumenta il rischio di intasamenti e allagamenti in cucina o in bagno.
Gli stessi fenomeni si ripetono nella rete fognaria, dove l’olio contribuisce a formare veri e propri “tappi” di grasso che richiedono interventi straordinari di pulizia con costi elevati per i gestori e, quindi, per i cittadini.
Problemi per i depuratori
Arrivato agli impianti di depurazione, l’olio crea una pellicola superficiale che ostacola l’ossigenazione dell’acqua e rallenta i processi biologici che servono a “ripulirla”. Per trattare acque contaminate da oli servono più energia, più prodotti chimici e più tempo. Come detto, un solo litro di olio esausto può inquinare circa 1.000 m³ d’acqua.
Inquinamento di fiumi, mari e falde
Se l’olio non viene intercettato o trattato, finisce nei corsi d’acqua e in mare, dove:
- forma una pellicola che impedisce lo scambio di ossigeno tra aria e acqua
- danneggia flora e fauna acquatiche
- può raggiungere le falde, contaminando potenziali fonti di acqua potabile
Dove si può smaltire l’olio da cucina?
La buona notizia è che l’olio esausto si può riciclare e trasformare in nuove risorse (biodiesel, glicerina per saponi, prodotti chimici per l’industria), se conferito correttamente. In particolare, potete portarlo presso:
- Le isole ecologiche e i centri di raccolta comunali. Quasi tutti i Comuni italiani mettono a disposizione dei centri di raccolta (le cosiddette isole ecologiche) presso i quali portare l’olio vegetale esausto domestico. Lasciatelo raffreddare, filtratelo (ad esempio con un colino o un filtro di carta), versatelo in una bottiglia o tanica di plastica ben chiusa. Portate il contenitore pieno all’isola ecologica e svuotatelo nell’apposito serbatoio.
- I contenitori stradali e le raccolte dedicate. In molti territori (per esempio diverse grandi città) sono stati installati contenitori stradali dedicati alla raccolta dell’olio vegetale esausto. Si trovano spesso vicino ai mercati rionali o nei pressi di scuole e parrocchie. In altri casi, i gestori dei rifiuti, o i consorzi di filiera, attivano regolarmente delle campagne specifiche indicando dei punti temporanei di raccolta. Informatevi sul sito del vostro Comune o della società che gestisce i rifiuti: di solito c’è una mappa aggiornata con tutti i punti dove conferire l’olio.
- I supermercati o gli ecopoint. Alcune catene di supermercati, distributori di carburante o “ecopoint” privati mettono a disposizione dei serbatoi per l’olio da cucina usato.
- Le associazioni e le cooperative, come ad esempio Felici da matti, che recupera l’olio esausto per dare vita a un sapone profumato.
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Foto copertina di RDNE Stock project via Pexels
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