PERCHÈ MUOIONO I PESCI MIGRATORI DI ACQUA DOLCE
La strage silenziosa dei pesci migratori di acqua dolce non si ferma. Secondo il Living planet index, dal 1970 le popolazioni di questi pesci sono calate di oltre l’80 per cento. Una cifra enorme, che indica una vera epidemia mortale. Ma quali sono le cause di questo disastro per l’ecosistema marino? In testa ci sono le alterazioni dei corsi d’acqua, che disorientano i pesci di acqua dolce ne bloccano l’emigrazione, come i salmoni: a loro volta, sono dovute a costruzioni, come dighe e impianti di vario genere. Poi c’è l’inquinamento, come dimostrano i dati in aumento sui fiumi più inquinati del mondo. E anche qui conta la mano dell’uomo, con lo scarico nei fiumi di acque reflue domestiche e industriali. Terza causa: la crisi climatica, che modifica gli habitat naturali di acqua dolce, e la sua disponibilità. Infine, la solita pesca selvaggia, non sostenibile.
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ZONE PIÙ COLPITE
La strage dei pesci migratori di acqua dolce non colpisce tutte le aree dove vivono allo stesso modo. Le zone più colpite sono i Caraibi e il Sudamerica, dove la presenza di questi pesci nell’ultimo cinquantennio si è ridotta del 90 per cento. In Europa, invece, la loro scomparsa è attorno al 75 per cento. L’area geografica dove i danni sono “minori” è l’Asia-Oceania, dove la scomparsa dei pesci di acqua dolce si aggira attorno al 28 per cento.
FUNZIONE NELL’ECOSISTEMA DEI PESCI DI ACQUA DOLCE
I pesci di acqua dolce hanno funzioni importanti negli ecosistemi. Innanzitutto nutrono milioni di persone, specie tra le popolazioni indigene. E sostengono una vasta rete di specie e di ecosistemi.
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