
CONGEDO DI PATERNITÀ
I papà che lavorano hanno sempre più voglia di fare i baby sitter dei loro figli. Il congedo parentale da parte dei padri, introdotto in Italia per legge, sta infatti crescendo a ritmi significativi: la percentuale di genitori che lo utilizzano è ormai raddoppiata, passando dal il 7 per cento del 2008 al 15 per cento del 2015. Un passo avanti importante, anche se ancora insufficiente, che si traduce in questo importante cambiamento degli stili di vita familiari: negli ultimi otto anni in Italia ci sono stati quasi 250mila padri che hanno beneficiato del congedo parentale rispetto a 2 milioni di madri.
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CONGEDO DI PATERNITÀ ALLA NASCITA
E questo congedo di paternità c’entra con la lotta agli sprechi, per alcune buone ragioni. La prima: il carico dei figli, tutto sulle spalle delle donne, le penalizza in modo molto forte, direi discriminatorio, nel mondo del lavoro. Ovunque. E ciò significa che l’Italia spreca un suo giacimento naturale, cioè l’occupazione femminile. Il tasso di occupazione femminile, infatti, da noi è attorno al 46,1 per cento, rispetto a una media europea pari al 58,1 per cento. E’ stato calcolato che se riuscissimo a portare l’occupazione delle donne al 60 per cento (come previsto dal trattato europeo di Lisbona), il nostro pil, cioè la ricchezza del Paese in termini di prodotto interno lordo, volerebbe del 7 per cento.
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CONGEDO DI PATERNITÀ
Non solo non avremmo bisogno di tartassare i contribuenti, ma l’Italia avrebbe uno slancio, in termini di crescita economica, da Cina degli anni d’oro. E questo sistemerebbe molte cose, anche nei conti pubblici. E’ chiaro che le statistiche indicano, in questa vicenda, delle opportunità sprecate, e che poi comunque bisogna fare i conti con la realtà. Ma l’aumento dei papà baby-sitter si traduce in una cosa essenziale: con un maggiore equilibrio di entrambi i genitori rispetto ai doveri nei confronti dei figli, si creano delle condizioni di migliori opportunità, di lavoro e di carriera, per le donne. E si abbatte il muro di uno schema troppo rigido in Italia, in base al quale spesso la mamma è a casa e il papà in ufficio o in fabbrica.
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CONGEDO DI PATERNITA’ obbligatorio in Italia –
Il secondo spreco che l’aumento dei papà baby-sitter contrasta è più intimo, ma di grande valore. Quante volte un uomo, guardandosi indietro, si pente perché ha sprecato l’occasione di condividere, fino in fondo, e fino a dove è possibile, il piacere di essere genitore e di farlo con la moglie e con gli stessi figli? La famiglia italiana è entrata in corto circuito, anche per questo aspetto, cioè per uno squilibrio nei ruoli e per un’assenza, una latitanza, talvolta del tutto ingiustificata, del padre. Infine, un papà baby-sitter non deve avere la paura di chiedere un congedo facoltativo pensando che così si rallenta la sua carriera oppure che il suo capo lo possa considerare un lavativo. Deve avere coraggio, specie se può permetterselo, perché, in fondo, il mestiere di padre è bello quanto quello di madre. E, purtroppo, non dura in eterno.
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mariannabonina
27.01.2014Bell’articolo ,è stata una buona idea ripostarlo su questo sito.Un’osservazione :il congedo si chiama “parentale” e non “di paternità” perché il congedo di paternità,purtroppo, può essere chiesto solo in caso la madre abbia complicazioni gravissime durante il parto e dopo la nascita del neonato non possa occuparsene.Il congedo parentale, invece,anche se anche se non è così lineare come sembrerebbe dall’articolo,lo può chiedere un padre, ma suppongo anche un altro parente (non so se anche amica/o della neo mamma che garantisca di occuparsi e avere l’impegno del neonato mentre la madre va al lavoro).La questione non è solo incoraggiare i neo padri a chiedere il congedo dal lavoro dopo la nascita del neonato o dal giorno del parto per assistere la partoriente:la questione è anche in quali modi si può ottenere questo congedo e se effettivamente è alternativo al congedo femminile ,oltre che permettere alla coppia di genitori (anche se non sposati o non conviventi ,o separati ? Non so) di essere presenti in contemporanea i primi giorni di vita della neonata o del neonato.