Ogni volta che un sindaco decide, sulla base di una elementare scelta di buon senso, il divieto di stendere i panni in strada (specie nelle vie dei centri storici), si alza il grido di dolore dei sostenitori della (falsa) sostenibilità, che vorrebbero convincerci dell’utilità ambientale ed ecologica di questo gesto: meno consumi di energia per mettere in funzione l’asciugatrice, e minori rischi di accumulare umidità e muffe in casa.
Mentre questi vantaggi sono tutti da dimostrare (chi usa così frequentemente l’asciugatrice? Ed è così difficile asciugare i panni senza aumentare l’umidità?), ci sono alcune certezze che rendono l’abitudine di stendere i panni in strada assolutamente insostenibile. In particolare: il fattore antiestetico, i rischi per la sicurezza dei pedoni, il fatto che in strada i panni assorbono smog e polveri. Altro che sostenibilità! Non fatevi incantare dall’industria del sentimentalismo e del folclore: i panni stesi in pubblico sono un orrore. Estetico, in quanto deturpano i luoghi, ne modificano l’immagine e l’equilibrio naturale. Etico, visto che si tratta di un comportamento incivile, di persone che hanno scarsa sensibilità nei confronti degli altri e non si pongono proprio il problema dei danni che possono fare con un gesto solo in apparenza del tutto innocente. Danni anche in materia di sicurezza: i panni in strada, se gocciolano in modo copioso, come spesso avviene, bagnano marciapiedi e strade rendendo entrambi pericolosi. Quanto all’ambiente e all’ecologia, assorbendo smog e polveri, quei panni decantati come “sostenibili” diventano veicoli di inquinamento.
Un altro luogo comune nel quale non dovete farvi intrappolare riguarda gli autori di questi gesti così frequenti. Non è affatto vero che si tratta sempre e solo di persone povere, bisognose, con case prive di spazi esterni, e quindi nella totale necessità di esporre al pubblico mutande e camicie. I panni stesi in tante città, li trovate anche nei quartieri residenziali dove abitano i cittadini a più alto reddito, nelle zone più agiate e non esiste, di fronte a questa forma di inciviltà, alcuna barriera fatta dal conto in banca. Anzi. Se volete una conferma di quanto stiamo dicendo, date un occhio durante un fine settimana estivo o primaverile a quelle barche e yacht in plastica, chiamate in gergo “ferri da stiro”, che costano milioni di euro. Scoprirete la frequente abitudine dei proprietari e dei loro equipaggi, di stendere i panni nella zona di prua delle barche, o lungo le fiancate, come se il mare fosse loro e quegli indumenti al sole non fossero un pugno nello stomaco per chiunque sta provando a godersi una giornata al mare.
È comprensibile che diversi sindaci, da Roma a Ischia, da Orbetello a Sestri levante, abbiano deciso di firmare ordinanze con il divieto assoluto di stendere i panni all’aria aperta, con multe anche molto pesanti fino a 500 euro. E lo hanno fatto citando appunto il decoro dei luoghi e la loro vocazione turistica., Ma qui non si tratta solo di turismo, è una questione di civiltà, della capacità di stare insieme di un’intera comunità. In un condominio (anche in questo caso esistono regolamenti e leggi molto stringenti sulla possibilità di mettere panni stesi all’aperto), in una strada, in un quartiere e in una città.
I panni si possono facilmente asciugare in casa, senza dare fastidio a nessuno, mentre stenderli all’aperto significa fregarsene di tutto e di tutti, e non c’è nulla di bello o di giustificabile in questo gesto. Che possiamo archiviare, come fonte letteraria, nel caso dei lavori di Eduardo De Filippo, della Napoli di Luciano De Crescenzo, o di qualche film di Vittorio de Sica. Un conto un film, un libro, o un’opera d’arte, altra cosa la vita di tutti i giorni, dove la prima cosa per stare bene insieme è il rispetto degli altri.
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