L’efficienza dei pannelli solari è in significativo aumento da anni, ma si cercano nuove soluzioni per evitare il consumo di suolo e ridurre gli sprechi degli impianti all’aria attrezzati con questa tecnologia. Un passo avanti importante è stato fatto grazie a un progetto tutto italiano per installare pannelli solari subacquei sul fondo del mare e i primi risultati sembrano molto incoraggianti.
Innanzitutto la ricerca ha dimostrato che i pannelli solari di nuova generazione in perovskite funzionano bene anche sott’acqua. Si tratta di una famiglia di materiali, derivati dal titanato di calcio, che hanno mostrato una straordinaria efficienza nel convertire l’energia solare in elettricità, superando le prestazioni dei pannelli solari in silicio.
Tornando ai risultati del progetto, che apre alla possibilità di sfruttare bene lo spazio subacqueo per aumentare la produzione di energia prodotta da fonti rinnovabili e in particolare dal solare, lo studio dimostra che anche sotto i 50 metri la luce blu-verde riesce a penetrare in modo efficace, e le celle in perovskite sono in grado di sfruttarla. Non solo: quando sono immersi nei primi centimetri di acqua marina, questi pannelli producono persino più energia rispetto a quando sono esposti all’aria.
Il progetto con i relativi test, interamente italiano, prende il nome “Beneath the Surface: New Perspectives for Solar Energy in the Underwater World” ed è il risultato della collaborazione di tre soggetti: il CNR (attraverso l’Istituto di Struttura della Materia di Roma e l’Istituto per i Processi Chimico-Fisici di Messina), l’università Tor Vergata di Roma e la società BeDimensional, che lavora con materiali bidimensionali.
A parte l’efficienza migliorata, in immersione nei primi centimetri sotto l’acqua, il progetto ha dimostrato anche una buona resistenza dei pannelli: dopo 10 giorni in immersione in acqua salata, le celle hanno avuto un rilascio minimo di piombo, sotto i limiti stabiliti per acqua potabile, grazie a un incapsulamento realizzato con adesivo polimerico idrofobico.
La scoperta fatta dal team di ricercatori italiani è stata pubblicata sulla rivista Energy & Enviornmental Materials, e potrebbe aprire la strada a una nuova frontiera nell’uso dei pannelli solari e nella realizzazione degli impianti per questa fonte di energia rinnovabile. Bisogna capire, nel corso dello sviluppo della ricerca, se la resistenza dei pannelli sott’acqua riuscirà a essere molto prolungata; fino a quale profondità la luce del sole sarà “catturabile”, come regolarsi con le interferenze marine possibili (per esempio onde e correnti) che potrebbero danneggiare i pannelli; se il rilascio di piombo nel lungo periodo potrà creare problemi ambientali; e infine quali sono i costi reali di un impianto di questo genere.
Ma se questi passaggi, grazie alla ricerca e all’innovazione tecnologica, dovessero essere superati, allora l’energia prodotta dal sole, con i suoi pannelli, entrerebbe in una nuova era.
Il progetto è candidato al Premio Non Sprecare 2025, nella sezione “Istituzioni”. Per candidare i vostri progetti, seguite le istruzioni fornite qui.
Fonte immagine di copertina: Cnr/Consiglio Nazionale delle Ricerche
Le iniziative in concorso per il Premio Non sprecare 2025:
- Promix: l’azienda che recupera pneumatici per fare campi in erba sintetica
- Packtin: dagli scarti agricoli la produzione di farine circolari
- Vitorchiano: il comune laziale dove il porta-a-porta è digitale
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