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AUTO BLU PERCHÉ AUMENTANO
Secondo il censimento svolto dal Formez, attraverso le varie amministrazioni pubbliche (non tutte), le auto blu in Italia nel 2021 sono 29.894, con un aumento del 12,3 per cento rispetto all’anno precedente. Inoltre di queste auto, il 92 per cento sono utilizzate senza autista, direttamente da funzionari e dirigenti. Commentando i dati, il ministro della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, che ricopriva lo stesso incarico nel 2010, vede il bicchiere mezzo pieno, e lega l’aumento delle auto censite al fatto che è salito anche il numero delle amministrazioni che hanno deciso di rispondere al censimento (l’80 per cento del totale). Il numero medio di auto blu, a conferma della lettura di Brunetta, è sceso da 3,9 nel 2020 per ogni amministrazione a 3,6 nel 2021.
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AUTO BLU IN ITALIA
Fatto salvo l’impegno di Brunetta, che almeno mostra una lunga caparbietà, una lettura troppo ottimistica dei dati non convince. E rischia di allontanare l’Italia dall’obiettivo di avere un parco auto blu fisiologico, allineato alle medie europee. Innanzitutto è incredibile come il 20 per cento delle amministrazioni pubbliche in Italia, dopo più di dieci anni di sollecitazioni, ancora si permette di non rispondere ai legittimi interrogativi del governo. Una forma di arroganza e di insubordinazione, che dimostra in quante aree della Pubblica amministrazione siano ancora in tanti a sentirsi i padroni del loro feudo. Al punto da ignorare anche le domande di un ministro, che non li sta interrogando sulla loro vita privata, ma su come vengono spesi, o sprecati, i soldi dello Stato. Brunetta farebbe bene a informare tutti gli italiani su quali sono le amministrazioni così barricate a protezione del loro potere.
ABUSO DI AUTO BLU
Il fatto che il 92 per cento delle auto blu sia senza autista non è un indicatore automatico di risparmio. Anzi. Potrebbe essere solo la conferma di un privilegio. Il punto discriminante delle auto blu non è l’oggetto in quanto tale, ma l’uso che ne viene fatto. Se è giustificato da motivi d’ufficio, nulla quaestio, e pazienza se chi viaggia in auto blu si gonfi grazie allo status symbol di cui dispone. Altra cosa è l’uso improprio dell’auto blu: per accompagnare i figli a scuola, per consentire alla moglie di fare la spesa più comodamente, per raggiungere gli amici a sciare, per riaccompagnare a casa l’amante. E su questa voce Spreco di Stato (in quanto le auto blu, in un modo o nell’altro, le paga sempre lo Stato) ormai abbiamo una consolidata letteratura. Che per la verità non riguarda solo i politici. Abbiamo visto generali, magistrati, papaveri della macchina pubblica, specializzarsi nell’uso sfacciatamente immotivato delle auto di servizio. Fuori dal perimetro di ogni logica e di qualsiasi disciplina etica.
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COME FARE ORDINE NEL PARCO AUTO BLU
Per fare ordine fino in fondo nel parco auto blu italiano, come sempre quando si tratta di Pubblica Amministrazione, non serve l’accetta e non basta un censimento aggiornato ogni anno. Serve il bisturi. Bisogna andare dentro ogni singola amministrazione, valutare le esigenze e capire se e dove ci sono abusi. Un lavoro che sarebbe più semplice se ci fosse una maggiore collaborazione da parte delle amministrazioni, talvolta coperte dalla complicità dei politici. Negli ultimi dieci anni la battaglia per ridurre il parco auto blu è stata utilizzata più per fare propaganda, alla ricerca del consenso facile e transitorio, che non per mettere ordine ed evitare gli sprechi del denaro pubblico. Abbiamo visto governi che si vantavano di mettere all’asta su Ebay alcune auto blu, senza poi riuscire neanche a venderle. E abbiamo visto leader politici che hanno fatto intere campagne elettorali all’insegna della sobrietà, dell’uso dei mezzi pubblici, dal tram all’autobus, o persino della bicicletta. Peccato che una volta entrati nelle stanze del potere anche questi politici così bravi a recitare slogan, si sono lasciati sedurre dal fascino dell’auto blu, diventando delle caricature degli inossidabili ministri della Prima Repubblica, generalmente molto sobri nel loro comportamenti pubblici. E l’immagine, di ordinaria amministrazione nei paesi del Nord Europa, di un ministro che va in ufficio con la sua auto o con la sua bicicletta, per noi italiani resta un miraggio.
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