Nonne della Carnia che aiutano a costruire i pozzi di acqua potabile per bambini in Africa

Opere che si realizzano con il ricavato delle vendite dei loro lavori a maglia. Calzini, maglioni, pullover, berretti.

Non hanno mai dimenticato, e adesso stanno restituendo quanto hanno avuto dalla vita. A favore di chi oggi soffre, come capitava ieri a loro. Sono le nonne della Carnia, famose in tutta la regione del Friuli-Venezia Giulia per la loro attività di volontaria e favore di progetti in Africa.

FESTA DEL CALZINO

Le nonne della Carnia hanno quasi tutte superato gli 80 anni, alcune sono centenarie e vivono nelle case di riposo. Ma questo non impedisce di partecipare al progetto “La Festa del calzino”. Grazie alla loro manualità, tramandata di madre in figlia, queste donne realizzino, con la più antica tecnica del lavoro a maglia, berrettini, calzini, piccoli pullover, maglioni. Tutti prodotti che poi vengono donati alla Fondazione Ivo de Carneri e venduti per finanziare progetti in Africa. Innanzitutto, pozzi per l’acqua potabile che manca in zone molto popolate dai bambini.

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POZZI DI ACQUA POTABILE IN AFRICA

Tra i tanti pozzi realizzati in Africa, grazie allo sferruzzare delle nonne della Carnia, ci sono anche quelli realizzati nell’isola di Pemba nel territorio Zanzibar-Tanzania, uno dei più trascurati dal governo locale e dalle organizzazioni internazionali, e anche uno dei più colpiti da malattie infettive e parassitarie. Proprio per la mancanza di acqua potabile. Qui, grazie al lavoro delle nonne della Carnia, vicino alla scuola N’Dagoni, è stato realizzato un pozzo con il quale possono bere e lavarsi 1.600 bambini. L’orgoglio delle donne friulane che ricordano bene quando erano loro bambine, e mangiavano la polenta allungata con le patate e non potevano permettersi neanche le pagnotte fresche.

Fonte immagine di copertina: L’Espresso

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