Bonus con truffa: sei miliardi sprecati

Siamo il paese dei bonus facili, senza controlli. Affitti, sisma, facciate: dovunque si è allungata l’ombra dell’imbroglio

SEI MILIARDI SPRECATI CON BONUS AFFITTI SISMA E FACCIATE

In Italia funziona sempre così: anche quando facciamo delle buone leggi le sprechiamo sotto una valanga di truffe, più o meno grandi. Coperte dall’inefficienza di una macchina burocratica che non riesce a controllare nulla. E così sperperiamo miliardi di quel denaro pubblico che ci serve come il pane

SEI MILIARDI SPRECATI CON BONUS AFFITTI SISMA E FACCIATE

Un esempio di queste perverso meccanismo arriva da un calcolo, piuttosto preciso, che Marco Bonarrigo e Milena Gabanelli hanno fatto a proposito di alcuni bonus molto utili per gli italiani. E anche molto generosi. Sia per i cittadini sia per le imprese. In particolare, il bonus facciate, quelli per gli adeguamenti sismici e per gli affitti. In tutto, e la stima è ancora approssimativa per difetto, sei miliardi di euro sono stati sottratti alle casse dello Stato. E intascati da faccendieri, prestanome, furfanti di ogni risma, pronti a darsi da fare quando si tratta di imbrogliare sui soldi pubblici.

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SPRECO BONUS FACCIATE 

Il meccanismo inventato non è stato neanche troppo ingegnoso: un giro di fatture false, intermediari fasulli, crediti d’imposta inesistenti. E i controlli? Zero. È bastato infatti che Mario Draghi cambiasse un aspetto decisivo del meccanismo per ridurre drasticamente il rischio delle truffe. Ha semplicemente imposto alle Agenzie delle Entrate 30 giorni di tempo per i necessari controlli sulla cessione dei crediti. Domanda: ma questo meccanismo non si poteva applicare dal primo giorno che i bonus sono stati resi disponibili? Perché intervenire a posteriori quando il danno è già stato fatto? Risposta: nessuno lo sa.

CONTROLLI INESISTENTI DEI BONUS 

Quanto ai controlli, e non poteva essere diversamente, siamo già alla rissa in tribunale per accertare le responsabilità. Sul banco degli imputati ci sono innanzitutto le Poste Italiane e la Cassa depositi e prestiti, sempre pronte a decantare le meraviglie della loro attività. Poste e Cassa Depositi e Prestiti negano queste responsabilità e hanno fatto causa alla Stato per non pagare il conto delle truffe. Peccato che si tratta di due realtà controllate entrambe dallo Stato (il 60 per cento di Poste è nelle mani del Ministero dell’Economia e l’83 per cento di Cassa depositi e prestiti), quindi l’unica certezza che abbiamo è su chi pagherà il conto finale di questo gigantesco spreco. I cittadini italiani onesti.

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