Dissesto idrogeologico: 9 miliardi di euro sprecati

Da anni non riusciamo neanche a scrivere un piano che hanno tutti i paesi europei. Per ogni quattro euro spesi per l'emergenza, soltanto uno viene destinato alla cura del territorio.

La catastrofe in Emilia-Romagna, e prima ancora l’inondazione a Casamicciola, la frana di Val Ferret, la tromba d’aria in Versilia, l’alluvione nelle Marche. Episodi che seminano morte e distruzione anche perché l’Italia è un paese ad altissimo rischio idrogeologico. E di fronte a eventi estremi (122 soltanto nel 2022), accanto ai morti e alle vite sprecate, si fanno i conti di come non sono mai stati spesi, da anni, i fondi per affrontare proprio il dissesto idrogeologico.

DISSESTO IDROGEOLOGICO

Al netto degli imponderabili eventi naturali, amplificati anche dalla crisi climatica, resta un dato di fatto alla base di questa sequela di disastri ambientali. In Italia non riusciamo a fare qualcosa di significativo e duraturo per ridurre il dissesto idrogeologico (la somma di fattori che degradano un territorio e lo rendono instabile anche di fronte solo a una forte pioggia) da decenni.

SOLDI SPRECATI

Da decenni i governi si susseguono, fanno promesse che non mantengono, lasciando l’Italia nella condizione di un Paese ad altissimo rischio idrogeologico. Abbiamo, per esempio, secondo i dati di Legambiente, oltre mezzo milione di edifici (565 mila per la precisione) abitati in aree ad altissima pericolosità da frane. 

COME PREVENIRE IL DISSESTO IDROGEOLOGICO?

Il dissesto idrogeologico si può prevenire solo con soldi e interventi sul territorio. E dire che le risorse, almeno sulla carta, non mancano. L’Ispra, l’Istituto ministeriale che si occupa di monitorare tutti i fenomeni ambientali, segnala che tra il 1990 e il 2022 sono stati stanziati 9,5 miliardi di euro per mitigare il dissesto idrogeologico. Soldi mai spesi. Sprecati. Soltanto in Campania, una delle zone più ad alto rischio, sono rimasti congelati 1,5 miliardi di euro per prevenire i rischi legati alle frane.

DISSESTO IDROGEOLOGICO E FONDI EUROPEI

Anche i fondi europei rischiano di finire in una terra di nessuno. Dei 2,5 miliardi di euro dell’intero Pnrr (che vale complessivamente 70 miliardi di euro), destinati specificamente a interventi contro il dissesto idrogeologico, ancora non è stato impegnato un centesimo. Mancano progetti validi e cantierabili. Intanto, l’Italia è l’unico Paese europeo che ancora non ha presentato il suo “piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici”. La base, in termini di ricognizione e di programmi, per accedere ai fondi e non sprecarli. E continuiamo, in termini di costi e protezione del territorio, ad avere questo rapporto: 1 a 4, 1 euro di prevenzione per 4 euro destinati alle spese dell’emergenza.

FRANE ALLUVIONI E ALLAGAMENTI IN ITALIA

Eppure l’Italia è un Paese a rischio in materia di frane, alluvioni e allagamenti. Ce lo dicono i fatti di cronaca, talvolta tragici, e ripetuti, anche in piena stagione estiva, come è avvenuto quest’anno. E ce lo segnalano le statistiche. Il territorio interessato a questo tipo di rischi è pari a quasi il 10 per cento (9,8 per l’esattezza) dell’intera superfice nazionale, e comprende l’81 per cento dei comuni (6.663): dunque abbiamo bisogno di mettere in sicurezza un pezzo d’Italia, con opere certe e non con i soliti cantieri fantasma. Che cosa blocca le opere? In alcuni casi mancano i progetti, in altri scarseggiano i tecnici specializzati. Poi ci sono i conflitti tra gli enti locali, con code in tribunale, che pure contribuiscono al mancato inizio dei lavori. E ancora: intoppi burocratici e un’alta conflittualità tra i commissari ad acta nominati per la singola opera e le amministrazioni locali che non vogliono mollare la presa sul territorio. Risultato finale: tutto fermo e rischio idrogeologico alle stelle.

DISSESTO IDROGEOLOGICO E CONDONI EDILIZI 

Mentre non si riesce a spendere un euro per affrontare il dissesto idrogeologico e mettere in sicurezza il territorio e le persone, l’unica cosa che riusciamo a fare bene è condonare gli abusi edilizi nelle aree a rischio. Anzi: più una zona è a rischio, più è consentito costruire.  Abusivamente, in attesa di un condono edilizio locale o nazionale. Nei comuni di Casamicciola e Lacco Ameno, epicentri di alluvioni disastrose, sono state presentate 6 mila pratiche di condono su 13 mila abitanti. Quasi una per ogni abitante. La magistratura ha ordinato la demolizione di 2.922 costruzioni. ne sono state eseguite appena ventidue.
Fonte immagine di copertina: Ansa
MANUTENZIONE DEL TERRITORIO: COSA SAPERE
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