Animali nei circhi: perché vietarli

Una forma di inutile sfruttamento e maltrattamento. La fuga del leone Kimba riapre il tema di una legge mai entrata in vigore

ANIMALI NEI CIRCHI PERCHE’ VIETARLI

L’uso degli animali nei circhi e negli spettacoli viaggianti in Italia, sulla carta, è vietato sulla base di una legge approvata già nell’estate del 2022. Purtroppo però questa normativa non è mai entrata davvero in vigore (in attesa dei decreti attuativi) e lo stop dell’utilizzo degli animali nei circhi è stato rinviato al 30 giugno 2024. Ammesso che arrivi. Gli animali nei circhi subiscono diversi tipi di violenze, a partire dalle condizioni nelle quali sono costretti a vivere. non hanno una dieta adeguata, non possono sviluppare i loro comportamenti naturali, sono isolati e mortificati, non possono riposare durante i giorni degli spettacoli. E i metodi di addestramento prevedono spesso percosse e l’assenza di cibo e acqua.

DOVE E’ VIETATO IL CIRCO CON GLI ANIMALI

Nel vuoto di una legge all’italiana, approvata e mai applicata, si verificano episodi come quello di Kimba, il leone fuggito dal circo Roney Ronner sul litorale di Ladispoli, in provincia di Roma. Dopo ore di panico, il leone, di età di 8 anni, è stato catturato, sedato e restituito ai titolari del circo. Altre torture ai suoi danni. Il circo con gli animali è vietato in 50 paesi del mondo, mentre in Italia ci sono duemila tra tigri, leoni elefanti, distribuiti in oltre 100 tendoni.

Intanto, con o senza animali, l’intero sistema circense italiano è entrato in crisi. A fare il punto su questo piccolo ma osceno spettacolo dell’Italia alla deriva ci ha pensato il Censis, con la prima ricerca completa sulla situazione dei circhi in Italia, commissionata, non certo per pura coincidenza, dalla Lav, l’associazione per la lotta per i diritti degli animali.
Che cosa ci dice il Censis? Guardando i numeri, si scopre che a crollare è l’intero sistema circense. Dal 2010 al 2015, ma di certo questa tendenza si è consolidata anche negli anni successivi, tutto è diminuito. Il numero degli spettacoli, scesi dell’11 per cento (da 17.100 a 15.142), gli stessi spettatori, con un meno 5 per cento. E innanzitutto gli incassi: con percentuali catastrofiche di crollo, dal 58 per cento nel Nord Est al 45 per cento nel Centro e al 13 per cento nel Sud e nelle isole.

Si può uscire da questa crisi profonda? Salvando uomini, spettatori e animali? La rotta indicata dal Censis è molto chiara e c’è da augurarsi che qualcuno nel governo prenda appunto.  La crisi dell’attività circense è strutturale, e comprende anche una serie di costi diventati insostenibili. A partire dalla spesa per il mantenimento degli animali.

Pensate l’assurdo e lo spreco evidente: abbiamo già deciso che gli animali devono essere eliminati dai circhi, abbiamo preparato una legge che scolpisce questo principio e stiamo perdendo tempo (mesi, anni) per approvarla in modo definitivo. Intanto 2mila animali tra domestici ed esotici soffrono, i titolari di 88 circhi in Italia rischiano di chiudere o di fallire (anche per le spese per mantenimento, cura e trasporto degli animali) e gli spettatori stanno fuggendo in massa da questo spettacolo che diventa sgradito quando sfrutta e maltratta in modo evidente gli animali, come segnalato, tra l’altro, da diverse sentenze dei tribunali in tutta Italia.

crisi del circo

ABOLIZIONE CIRCO CON ANIMALI IN ITALIA

Per uscire dal tunnel bisognerebbe approvare rapidamente la legge che riforma il settore circense, e prevedere dei percorsi di ricollocamento degli animali che escono dal perimetro dei circhi italiani (mica qualcuno li vorrà portare al macello?), come appunto suggerisce il Censis. Per esempio: una parte dei risparmi dei soldi che lo Stato spende per i controlli igienico-sanitari sugli animali nei circhi, una volta eliminato a monte il problema, potrebbero essere destinati alla voce dei fondi pubblici per i Centri di accoglienza degli animali abbandonati. Oppure si potrebbe, per questa specifica funzione, attingere alle risorse dei Fondi agricoli europei per l’agricoltura, visto che salvare animali significa salvaguardare e migliorare la biodiversità. Infine, si potrebbe prevedere un contributo speciale, in occasione dell’approvazione della legge, per sostenere i proprietari dei circhi nell’attività di dismissione degli animali.

Cose non semplicissime, ma possibili. E anche non troppo pesanti sul piano della finanza pubblica, visto che in fondo stiamo parlando di 2mila animali e non di chissà quali numeri. E i circhi italiani? Per tornare a vivere dignitosamente e per riscoprire la loro funzione devono modernizzarsi, prendendo esempio da paesi civili dove questo percorso è già avvenuto. Come la Francia, la patria del Cirque du Soleil, un successo mondiale e longevo dello spettacolo circense, anche in Italia. Un successo maturato senza maltrattare animali.

SALVARE GLI ANIMALI DAI MALTRATTAMENTI:

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