Un euro al giorno. Per chi abita nella parte fortunata del mondo è la spesa di un caffè al bar durante una pausa di lavoro. Per altri, troppi, è la cifra per sopravvivere. A volte, anche meno. Un abitante di un slum ugandese, per esempio, vive con 3.000 scellini al giorno, circa 70 centesimi di euro.
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GRUPPO DI RISPARMIO MAMME UGANDA
Gli slum, le baraccopoli, vere e proprie città nelle periferie delle città con economie parallele, in cui vige abbandono, incuria e povertà estrema. Ma dove la voglia di riscatto è tanto forte quanto i morsi della fame. Come a Namwongo, uno dei tanti slum della capitale ugandese, Kampala, in cui la forza della comunità è l’antidoto. Rose Tumwine, 33 anni e kenyota di nascita, lo ha imparato dalla nonna: una vita di sacrifici per permettere alle sue figlie di studiare e di essere indipendenti, avviando da zero una piccola attività di produzione di una bevanda dalle proprietà lievemente eccitanti che si serve nelle occasioni speciali.
Quando poi la mamma di Rose, dopo gli studi, trova un lavoro in Uganda, tutta la famiglia si sposta: nonna, Rose e i suoi 8 fratelli. Dopo le superiori e un matrimonio, Rose si sposta a vivere nella capitale, Kampala, ma la vita non è semplice, il lavoro del marito precario, le rette scolastiche dei bambini, quattro figli di 16, 12, 9 e 7 anni, molto costose. Così, si rimbocca le maniche e inizia a collaborare con un’attività che produce miele, frequentando, nel frattempo, due corsi di educazione al risparmio e di empowerment femminile, che la aiutano a esprimere le sue potenzialità senza dipendere troppo dal marito Kose.
I corsi, curati dalla sezione ugandese dell’ASVI, hanno dato i propri frutti: a gennaio, infatti, nello slum dove vive Rose, Namwongo, è nato un gruppo di risparmio autogestito che raccoglie intorno al concetto di autosufficienza economica circa una 30 di donne, giovani o meno giovani, soprattutto mamme. Ognuna di loro ha un compito: Rose è la presidentessa, Florence registra i depositi, Esther fa i calcoli, tutte concorrono al buon andamento del gruppo di auto-aiuto. Ci si riunisce di lunedì, ogni settimana, anche durante la pandemia, con un’attenta Rose a vigilare che si indossino le mascherine e si rispettino le distanze previste. Soprattutto in questo periodo, infatti, con la crisi da Covid-19, occorre gestire i fondi in maniera oculata, visto anche i minori introiti e le esigenze mediche.
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SCUOLA DI RISPARMIO UGANDA
In swahili, la lingua locale, Kwatakumunno significa aiutarsi a vicenda, per questo è stato scelto come nome per il gruppo: una volta a settimana, ogni lunedì, ciascuna socia versa una quota che è riuscita a risparmiare, su cui matura gli interessi. Quando ne ha bisogno può chiedere un prestito per obiettivi specifici, che vengono messi ai voti:spese mediche, tasse scolastiche, un funerale, l’avviamento di un’attività, e così via.
Per le mamme del gruppo, risparmiare significa anche un po’ sognare, per questo era importante che le riunioni non si fermassero nemmeno durante la pandemia: Rose vigila affinché ci si lavino le mani, si usi la mascherina e si stia attente alla distanza, ma per le donne che si ritagliano uno spazio di autonomia ed emancipazione quelle ore di riunione settimanale sono diventate un’esigenza primaria, quella di sognare e immaginare un futuro diverso, di donarsi speranza l’un l’altra soprattutto in un periodo come questo, in cui tutte e tutti sono in sofferenza, a maggior ragione chi aveva difficoltà ad assicurare un pasto ai figli già prima della crisi. L’esperimento, sostenuto dalla stessa ASVI, pare funzionare: in quattro mesi il gruppo di risparmio e micro-credito gestito da Rose è riuscito a risparmiare 300.000 scellini, circa 70 euro. C’è chi mette nelle sue mani 1.000 scellini a settimana,23 centesimi di euro, chi 5.000 (un euro e venti centesimi) e chi addirittura 10.000 scellini. Un risultato di cui andare fieri, considerando il periodo di pandemia, in cui solo 13 membri su 27 riescono ancora a mettere da parte qualche spicciolo, e comparando il risparmio al salario medio giornaliero degli slum di Kampala.
(Immagine in evidenza e a corredo del testo tratta da Asvi.org // Photocredits Asvi.org)
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