Tra gli sprechi nell’universo della spesa pubblica, il più grave e diffuso riguarda sicuramente il settore sanitario. Mentre dobbiamo investire sicuramente di più nel Servizio sanitario (un patrimonio del Paese e di tutti gli italiani), e rafforzare l’assistenza sul territorio, continuiamo a gonfiare la catena degli sprechi nella spesa sanitaria: forniture non centralizzate negli ospedali, mense e servizi vari dove si alternano corruzione e inefficienza, mini-ospedali insicuri e realizzati solo per motivi di clientelismo politico.
Ma c’è uno spreco che riguarda direttamente anche noi, come cittadini-utenti in veste di pazienti, ed è il più alto: gli esami medici e le radiografie completamente inutili. Secondo l’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas) si tratta di 8 milioni di prestazioni all’anno, pari al 20 per cento del totale. Le risonanze magnetiche inutili sono 1 milione su 5 milioni totali; circa il 30% delle gastroscopie e colonscopie effettuate sono considerate inutili; e una Tac su quattro non serve.
Il costo annuale a carico del Servizio sanitario nazionale per esami medici e radiografie inutili è pari a 13 miliardi di euro: avete un’idea di quanti investimenti, nel personale e nei macchinari, per migliorare l’assistenza sanitaria complessiva, si potrebbero fare con questi soldi?
A questo spreco di finanza pubblica, e quindi di soldi che appartengono a tutti, ci sono da aggiungere altri due sprechi collaterali. Il primo riguarda il tempo di lavoro del personale addetto agli esami medici inutili: professionisti che vengono impegnati a vuoto, mentre ci sono sempre urgenze, come dimostrano le infinite liste d’attesa nella sanità pubblica, che non vengono soddisfatte anche per mancanza di personale. Il secondo speco ha persino un impatto sulla crisi climatica: secondo uno studio dell’università di Milano, se l’Italia facesse lo stesso numero di esami medici per mille abitanti dell’Australia, un paese decisamente rigoroso in termini di diagnostica, avremmo una diminuzione di 4mila tonnellate di CO2 solo per l’elettricità consumata per questo tipo di indagini.
Ma dove nasce questo spreco così capillare e insensato? E come si potrebbe evitare?
Le ragioni principali sono:
- La scarsa professionalità, e anche lo scarso aggiornamento, di alcuni medici, purtroppo non pochi. Non sapendo fare le diagnosi, pensano di cavarsela prescrivendo una valanga di esami, compresi quelli inutili.
- Un atteggiamento difensivo di molti medici: prescrivono esami e radiografie con l’idea che in questo modo si mettono al riparo dal rischio di possibili denunce da parte di pazienti insoddisfatti o, peggio, arrabbiati.
- Cattiva informazione dei pazienti che hanno preso l’abitudine a informarsi, anche per diagnosi e terapia su Internet, e in particolare attraverso le ricerche del Dr. Google e dell’Intelligenza artificiale. Con questo bagaglio di medicina fai-da-te, arrivano dai medici e chiedono prescrizioni facili, anche per analisi e radiografie.
- Qualcuno, senza un briciolo di etica professionale, pensa anche di speculare sulle paure dei pazienti. Un caso emblematico riguarda diverse cliniche convenzionate, dove in pratica sono le regioni a farsi carico dei costi che poi finiscono sul conto del Servizio Sanitario nazionale. In queste cliniche appena arriva un nuovo paziente, viene costretto a una serie di analisi mediche alcune delle quali sono decisamente inutili. Tanto paga Pantalone!
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