Quando la rivoluzione ambientale è solo nei proclami. Il ministro francese si dimette per protesta

Macron lo aveva investito del ruolo di “numero 2" del governo con il compito di compiere in Francia una transizione verso le fonti rinnovabili. E invece in questi 14 mesi sono stati fatti solo “piccoli passi”. Ora Nicolas Hulot spera che le sue dimissioni non vengano strumentalizzate e che servano almeno a dare uno scossone, “perché non c’è più tempo”

DIFFICOLTÀ NELL’ATTUARE POLITICHE AMBIENTALI SERIE

DIMISSIONI MINISTRO AMBIENTE FRANCESE

Doveva essere il dicastero più importante. Il ministero simbolo del governo Macron, quello in grado di tenere la barra dritta in una battaglia che lo stesso presidente francese ha più volte definito di “vitale importanza”. E invece, Nicolas Hulot, ministro della Transizione ecologica, ha scelto di abbandonare il governo. Una decisione, annunciata ai microfoni di France Inter, e giustificata dalla sensazione che l’ecologia e i temi ambientali non siano una priorità per l’esecutivo. Come invece molte volte sbandierato.

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DIMISSIONI NICOLAS HULOT

Hulot 14 mesi fa, dopo un lungo corteggiamento, aveva accettato di entrare in politica, convinto dalle parole di Emmanuel Macron. Prima dell’attuale presidente ci avevano provato Jacques Chirac, Nicolas Sarkozy e François Hollande ma il 63enne presentatore aveva sempre rifiutato. Hulot, infatti, aveva preferito continuare a sensibilizzare i francesi con il suo “Ushuaïa”, il programma che raccontava le precarie condizioni del Pianeta con spedizioni dall’Artico alla Terra del Fuoco. L’anno scorso, però, sentiva che qualcosa fosse cambiato ed ha accettato l’incarico di ministro della Transizione ecologica con enormi competenze, dai trasporti all’energia con l’obiettivo di affidarsi sempre più a fonti rinnovabili. Un impegno che Macron aveva voluto arricchire anche della carica di “numero 2” del governo nel solco di una scelta politica ben marcata: l’Ambiente va messo al centro del nuovo modello di sviluppo, e quindi dell’intera azione politica di un governo. Intenzione che però, secondo Hulot, è rimasta vana. Al giornalista che durante l’intervista a France Inter gli chiedeva se non gli sembrava strano che il premier Édouard Philippe non avesse inserito l’ecologia tra le priorità del governo, Hulot ha risposto: “Non mi sorprende che perché è abituale, i politici sono ossessionati dal breve periodo e non riescono a fare politica per il medio-lungo termine. Sembra che interessi solo a me”.

DIFFICOLTÀ NELL’ATTUARE POLITICHE AMBIENTALI SERIE

Un senso di solitudine e di inefficienza che ha portato l’ormai ex ministro a prendere una “decisione pesante, la più difficile della mia vita”, ma sulla quale rifletteva da diverso tempo. Per il presentatore prestato alla politica, infatti, in questi 14 mesi sono stati fatti solo “piccoli passi”, motivo per il quale ha deciso di “non voler più mentire a me stesso, non voglio illudermi che la mia presenza al governo significhi che siamo all’altezza della sfida. Continuiamo a mantenere un modello economico responsabile di tutti i disordini climatici”, ha denunciato. Un problema che non sta emergendo solo in Francia ma in tutto il mondo, dove governi scellerati continuano a preferire le istanze del presente, seppur legittime, alla salvaguardia del Pianeta. Tendenza evidenziata anche da Donald Trump che non più tardi della scorsa settimana ha annunciato di voler cancellare limiti sulle emissioni imposte da Obama alle industrie del carbone a stelle e strisce.  “Spero che le mie dimissioni – ha dichiarato Hulot – non vengano strumentalizzate e che servano almeno a dare uno scossone, perché non c’è più tempo”.

La foto di copertina è tratta dalla pagina Facebook di Nicolas Hulot

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