Consumo di suolo in Italia: ne facciamo scomparire 20 ettari al giorno

Gli ultimi dati raccolti dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA). Ogni secondo due metri quadrati di terreno sono coperti di cemento e asfalto

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Nonostante tante denunce e una quotidiana sequenza di allarmi, il grande spreco del consumo di suolo in Italia non si ferma. Anzi. Dall’ultimo Rapporto dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), con i dati che si riferiscono all’anno 2024, viene fuori che gli italiani hanno un ritmo di consumo del suolo pari a 20 ettari al giorno. E ogni secondo, due metri quadrati di suolo naturale vengono cancellati dal cemento, dall’asfalto e da coperture artificiali. Case, uffici, centri commerciali, capannoni, strade, fabbriche. Il consumo di suolo in Italia, secondo i rilievi dell’Ispra, ha avuto un’accelerazione impetuosa negli ultimi anni. In un solo anno, il 2021, si sono contate coperture artificiali per 70 chilometri quadrati, e il cemento ormai ricopre 21.500 chilometri quadrati di suolo nazionale, dei quali 5.400 riguardano soltanto edifici. Un territorio pari a tutta la regione Liguria.  Il fatto che divoriamo il suolo, invece di proteggerlo e renderlo più sostenibile, comporta alcune conseguenze sia per l’ambiente sia per la salute e la stessa incolumità delle persone. In particolare:
  • Aumenta il rischio idrogeologico: il suolo naturale assorbe l’acqua piovana; quello cementificato no. E questo significa più allagamenti, esondazioni, frane, soprattutto in aree urbane. Inoltre l’acqua scorre più velocemente in superficie, sovraccaricando i sistemi di drenaggio.
  • Perdita irreversibile di suolo fertile: il suolo è una risorsa non rinnovabile a scala umana e servono centinaia di anni per formare pochi centimetri di suolo fertile.La copertura con cemento o asfalto sigilla il terreno, impedendo la vita microbica e la crescita di piante. Questo riduce la capacità agricola e la sicurezza alimentare.
  • Aumento dell’effetto isola di calore: il cemento e l’asfalto assorbono calore durante il giorno e lo rilasciano lentamente la notte.Le città diventano significativamente più calde rispetto alle aree circostanti (fino a +5°C) e questo peggiora la qualità della vita e aumenta i rischi per la salute, soprattutto in estate. 
  • La qualità dell’aria peggiora: meno suolo e vegetazione significano meno fotosintesi, quindi meno CO₂ assorbita e meno ossigeno prodotto. Le superfici artificiali generano anche polveri sottili (PM10 e PM2.5), soprattutto il traffico su asfalto.
  • C’è infine un aspetto estetico, da non sottovalutare e riguarda il valore del paesaggio, scolpito nella nostra Costituzione (articolo 9), come cifra identitaria dell’Italia. Non saremmo nulla e nessuno senza il Paesaggio, questa volta con la P maiuscola, che abbiamo avuto in eredità e che abbiamo il dovere di curare, conservare, proteggere, valorizzare con la massima delicatezza. E il Paesaggio è anche la città, dove bisogna finire di aumentare cubature e cemento, e andare a una chirurgica riqualificazione dei luoghi e degli spazi, a partire dalle periferie; è la campagna, troppo spesso sacrificata da capannoni industriali costruiti senza alcun vincolo e senza freni, dove bisogna incentivare i giovani a tornare; è il mare, con le sue coste divorate da piccole e grandi speculazioni; è la collina, che spesso frana per il noto dissesto idrogeologico del Paese.

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