Peste suina, i pericoli maggiori arrivano dall’Africa, dalla Cina e dall’Est Europa. Zero minacce per la salute umana, ma per maiali e cinghiali la malattia è devastante

Un’intera filiera agro-alimentare, dagli allevatori ai trasformatori di prodotti derivanti dai suini, rischia di essere colpita. In Italia la regione più a rischio è la Sardegna. La migliore prevenzione si chiama biosicurezza. Se allevate un maiale, non dategli mai da mangiare carne cruda

che cosa è la peste suina diffusione danni e rischi

PESTE SUINA

I maiali muoiono, gli allevamenti diventano infetti, un’intera filiera agro-alimentare entra in corto circuito con sprechi enormi. Ma non sono solo questi gli effetti devastanti della peste suina: bisogna aggiungere anche i rischi sanitari e ambientali.

La peste suina è una malattia che colpisce maiali e cinghiali selvatici, e purtroppo è molto contagiosa e dall’esito letale per i suini che ne sono affetti. Il virus che la causa, un ceppo molto aggressivo di Asfivirus, muta molto velocemente e, nell’animale colpito, blocca la formazione di anticorpi neuralizzanti: per questo è difficile sviluppare una cura efficace o un vaccino.

I maiali che sono colpiti dalla peste suina possono morire anche nel giro di soli dieci giorni, e le modalità di trasmissione del virus sono molteplici, cosa che rende assai difficile anche lo spegnimento dei focolai infettivi. La micidiale malattia, infatti, si trasmette non solo tramite il contatto con animali infetti, ma anche mangiando carni (comprese le frattaglie) di animali infetti. Quelle carni che sono tra i principali ingredienti dei mangimi ad uso alimentare per gli allevamenti suini. Un altro veicolo di contaminazione è la vicinanza con qualsiasi oggetto colpito dal virus: come prodotti per l’abbigliamento, veicoli e altre attrezzature. Responsabile del contagio è anche il morso delle zecche infette, che sono un veicolo veloce, rapido e resistente per l’asfivirus.

Secondo l’Efsa, l’European Food Safety Authority, la circolazione di animali infetti, i prodotti a base di carne di maiale contaminata e lo smaltimento illegale di carcasse sono le modalità più rilevanti di diffusione della malattia.

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CHE COSA E’ LA PESTE SUINA

La gran parte della comunità internazionale medico- scientifica è concorde nell’affermare con forza che la malattia non rappresenta una minaccia per la salute umana, come sottolineano anche i ricercatori del Centro di Referenza Nazionale per lo studio delle malattie da pestivirus e da asfivirus, ma rischia comunque di avere un impatto ambientale notevole per il comparto della produzione della carne e gli allevamenti. In Cina, per esempio, la peste suina ha costretto gli allevatori ad abbattere decine di migliaia di capi di bestiame. Evidenti sono, dunque, i danni socio-economici ed ambientali della diffusione del virus.

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PESTE SUINA AFRICANA

L’african swine fever, inglesismo che indica la peste suina africana, è solo una delle forme di peste suina che troviamo su scala mondiale. Descritta per la prima volta in Kenya nel 1921, è endemica nel continente africano, soprattutto nelle zone sub-sahariane, non ha particolari differenze con la peste suina. I sintomi degli animali che ne sono colpiti (febbre, perdita di appetito, debolezza, aborti spontanei, emorragie interne con emorragie evidenti su orecchie e fianchi) sono assolutamente gli stessi della peste suina classica e, pertanto, per differenziarla da quest’ultima occorrono analisi accurate di laboratorio, poiché, semplicemente, si tratta di un ceppo di virus diverso e non è possibile rilevarlo ad occhio nudo tramite la semplice osservazione dei sintomi clinici.

Quello che sappiamo, grazie alle aziende sanitarie locali e al loro servizio di monitoraggio zoo-profilattico, è che la peste suina africana è la forma più virulenta, infettiva e pericolosa di peste suina.

I DANNI DELLA PESTE SUINA

Come è facilmente intuibile, i danni della diffusione della peste suina possono essere ingentissimi per le produzioni zootecniche di maiali: sia direttamente, a causa della mortalità, sia indirettamente a causa delle restrizioni al commercio nazionale e internazionale di suini e prodotti derivati. Gli effetti sono devastanti soprattutto per quanto riguarda i piccoli produttori, e l’intero comparto suinicolo potrebbe risentirne a livello globale. Il problema non nasce tanto quando l’epidemia, per esempio, rimane confinata ai cinghiali selvatici, piuttosto quando inizia a diffondersi presso gli animali domestici. In questo caso, infatti, il rischio di perdere gli animali e l’intero indotto, esportazioni comprese, può essere molto pesante per gli allevatori.  Non è ancora possibile quantificarne i danni a livello sanitario e ambientale, però un report di Bloomberg riferisce che la minaccia della peste suina è un pericolo per la salute e l’industria del maiale dal valore di 128 miliardi di dollari.

Nella sola Sardegna, in Italia, e in un solo anno, nel 2014, il costo della peste suina è stato calcolato in 92 milioni di euro di danni. In un report dell’Assessorato regionale per l’Agricoltura, si legge: 50 milioni di euro per la perdita del 37 per cento del patrimonio suinicolo sardo. A questi vanno aggiunti i danni dovuti al blocco della macellazione e della movimentazione anche per le aziende che si trovano entro i 10 km dai focolai.

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LA DIFFUSIONE DELLA PESTE SUINA

Come abbiamo detto, la peste suina ha una dimensione endemica in Africa, e per lungo tempo ne era rimasto interessato in maniera esclusiva. Da una decina di anni, però, il virus della peste suina è comparso nella zona del Caucaso, diffondendosi quindi anche in Ucraina, Russia, Bielorussia, Lituania e Polonia. Ad oggi, l’asfivirus ha già provocato l’abbattimento di 90mila maiali in Romania, ma ad essere interessati sono anche paesi come la Bulgaria e la Repubblica Ceca. L’epidemia ha interessato anche il Belgio e, pertanto, i controlli sono molto rigorosi in Francia, Lussemburgo e Germania. Con un’allerta che riguarda in generale tutti i paesi dell’Unione europea. Da monitorare, poi, è la situazione della Cina, in cui si sta registrando un focolaio particolarmente virulento ed infettivo, con il rischio concreto di affondare l’intero comparto dell’allevamento. Sono oltre 40mila secondo i dati dell’OIE (l’organizzazione mondiale della sanità animale), i suini abbattuti in territorio cinese.

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LA PESTE SUINA IN ITALIA

La peste suina, purtroppo, è presente nel territorio italiano, in particolare in Sardegna, dove aveva assunto caratteristiche endemiche dal 1978. Tuttavia, gli sforzi delle istituzioni regionali sarde e nazionali sono andati nella direzione dello sradicamento quasi totale del virus, tramite un percorso di eliminazione delle situazioni irregolari e tramite l’imposizione di regole chiare per l’allevamento. E prevedendo, poi, incentivi ed aiuti economici per chi decide di allevare maiali senza mettere a rischio l’intero comparto. Il ministero della Salute, in una nota, ha considerato l’Italia indenne dalla peste suina classica da oltre dieci anni, ma alcune modalità locali di allevamento, fuori dalle regole di sicurezza sanitaria, favoriscono periodicamente la diffusione dell’epidemia e ne impediscono l’eliminazione definitiva.

I RIMEDI CONTRO LA PESTE SUINA

La parola chiave, per prevenire la peste suina è biosicurezza. Prima di tutto riguardo alle procedure di import-export di salumi, carne o prodotti che derivano dalla lavorazione delle carni dei maiali, e poi come semplice sicurezza alimentare ed apposite misure per identificare in modo efficace alimenti ed altri prodotti a rischio negli aeroporti internazionali, nei porti e in generali in tutte le zone di confine.

Quanto alle condizioni di vita dei maiali da allevamento, è possibile adottare misure che limitino il contagio e la diffusione del virus: prima di tutto attenzione all’alimentazione domestica a base di scarti o resti. Anche se si vuole autoprodurre mangime con i resti dell’alimentazione umana o gli scarti di cibo per minimizzare i costi, si tenga ben presente che i suini non dovrebbero mangiare residui contenenti carne suina. In ogni caso, per limitare i danni, non date mai ai maiali carne cruda: si deve cuocere per almeno 30 minuti.

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Un altro fattore fondamentale di prevenzione per evitare la peste suina riguarda le condizioni igienico-sanitarie dei luoghi dove vengono allevati i suini. Troppe volte si tratta di luoghi infernali, luridi e poco curati anche solo con l’uso del buon senso, dove i suini vivono ammassati e dove non si fanno le più banali disinfestazioni. Gli allevamenti di questo genere sono spesso denunciati, lo abbiamo visto anche in diversi servizi televisivi, e servirebbe più collaborazione da parte degli stessi allevatori onesti, la stragrande maggioranza, per isolare i mascalzoni, Così come è indispensabile, da parte degli allevatori di suini e dei cacciatori di cinghiali selvatici, segnalare alle autorità competenti qualsiasi morte sospetta di maiali e di cinghiali selvatici.

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