L’azienda che regala 3.500 euro a chi fa figli

Alla General Membrane in Veneto un bonus per incentivare la natalità. E migliorare il benessere, anche psicologico, di tutti i dipendenti

Di solito, le aziende licenziano le mamme che hanno la pessima idea di fare figli. E infatti l’occupazione femminile è diminuita anche per effetto di questa assurda discriminazione. Invece alla General Membrane di Ceggia, in provincia di Venezia, avviene il contrario: i dipendenti che decidono di fare un figlio sono premiati con un bonus di 3.500 euro.

L’AZIENDA CHE PREMIA CON UN BONUS DI 3.500 EURO CHI FA FIGLI

Il bonus arriva immediatamente nelle tasche dei dipendenti e dovrebbe rappresentare un incentivo per fare, o anche adottare, un figlio. Per migliorare il benessere familiare dei lavoratori. Giampaolo Benvenuti, direttore generale, e Mattia Carrer, direttore finanziario, nel lanciare la loro iniziativa sono partiti dai dati della curva demografica italiana, la peggiore nell’Unione europea. Nel 2021, infatti, le nuove nascite sono state appena 399 mila con una diminuzione dell’1,3 per cento rispetto al 2020 e del 31 per cento nei confronti del 2008. Un crollo, che segnala la penalizzazione delle donne lavoratici e impoverisce anche il patrimonio delle risorse umane delle aziende.

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GENERAL MEMBRANE

General Membrane, con i suoi 80 dipendenti, è la classica impresa di territorio, dove si conoscono tutti e i rapporti umani sono molto solidi. L’azienda produce materiali per l’impermeabilizzazione e ha un catalogo con prodotti sempre aggiornati e avanzati sul piano tecnologico. «Ma la qualità dei prodotti e l’innovazione non bastano per avere buoni risultati. È fondamentale lo stato d’animo dei dipendenti, che non devono sentirsi nell’impossibilità di fare figli» racconta Benvenuti. L’operazione di General Membrane ha anche un altro aspetto positivo ed è la collaborazione tra le imprese e il sindacato. Dei 3.500 euro che vanno nelle tasche della dipendente che diventa mamma, 1.500 sono versati direttamente dall’azienda, mentre il resto arriva dall’Enfea, l’ente di categoria che sostiene il progetto.

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