In America ci sono più armi che abitanti

Un popolo di pistoleri: in teoria per proteggere la sicurezza fai-da-te dei cittadini; in pratica per il potere della lobby delle armi

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Un popolo di pistoleri, e un enorme spreco di vite umane, vittime di conflitti per armi da fuoco: questa è la sintesi di uno dei lati più oscuri della società americana e della sua solida democrazia. Gli Stati Uniti si presentano con quasi 400 milioni di armi possedute da civili, un numero che supera il numero di abitanti: circa 120 armi ogni 100 persone. E tra gli usi più frequenti di questo arsenale c’è quello delle sparatorie per i motivi più assurdi e scontati nella nota banalità del male: odio razziale, psicopatia, rabbia personale, emulazione, estremismo politico e religioso.
Ogni giorno, questa è la media certificata, ci sono almeno due mass shootings (un incidente nel quale almeno 4 persone vengono ferite o uccise). I killer si ispirano a vicenda, contagiano le modalità delle loro stragi e, cosa assurda per un Paese dove se evadi le tasse finisci in carcere e qualcuno butta la chiave, e dove dunque la certezza della pena è garantita, le autorità politiche, amministrative e giudiziarie sono impotenti. Paralizzate.
Le stragi a ciclo continuo firmate dai pistoleri americani, nei bar, nei centri commerciali, nelle scuole, nelle università, nelle sedi di grandi società, in tutti i luoghi dove esiste una comunità che andrebbe protetta e rispettata, hanno creato non più una striscia di sangue. Ma un oceano di cadaveri.
Nonostante una diffusione così capillare delle armi da fuoco, non esiste un registro pubblico obbligatorio per i fucili e le pistole detenuti dai privati (della serie: “Fate quello che vi pare”), ma le statistiche di fonti più che affidabili  consentono di fotografare la spaventosa dimensione del fenomeno.
Secondo un Rapporto del 2025 redatto sulla base dei dati raccolti da Ammo.com, la più importante piattaforma online per la vendita di munizioni per armi da fuoco,  circa 1 persona su 3 (tra il 32  e il 34 per cento), nella popolazione  degli adulti americani, possiede pistole e fucili, e tra il 40  e il 52  delle famiglie vive con almeno un’arma in casa. Gli Stati Uniti detengono quasi metà delle armi civili mondiali, con una densità tra le più alte al mondo.
A sostenere e alimentare la strage silenziosa di innocenti vittime di armi da fuoco (i colpi delle armi da fuoco, tra l’altro, sono la prima causa di morte tra bambini e adolescenti) in America ci sono due fattori: uno ideologico, e l’altro puramente economico.
 Gli americani considerano il possesso di pistole, fucili, mitra, previsto persino dalla Costituzione,come una libertà imprescindibile e inviolabile. Per fare cosa? Per difendersi, certo, ma anche per lasciarsi andare a un gesto di follia, a una vendetta, a un rancore da folli. E per alimentare qualsiasi forma di odio, compreso quello razziale che cova sempre sotto la cenere.

Quanto alla causa economica che ha trasformato gli americani in un popolo di pistoleri, la lobby della filiera dell’industria delle armi da fuoco, dai produttori all’esercito dei commercianti del settore, è potentissima: influenza Casa Bianca, Congresso, singoli stati e tutti i piani alti del potere politico ed amministrativo. Esiste perfino una National Rifle Association, che si presenta in modo trasparente e legale come “la lobby delle armi”, e ha una fortissima influenza non solo nei palazzi del potere, ma anche nel circuito dell’opinione pubblica. D’altra parte la parola “no alle armi” resta di fatto impronunciabile  in un Paese dove il 70 per cento della popolazione è favorevole al possesso e all’uso di armi e fucili da parte di singoli cittadini per proteggere sicurezza e incolumità, e pazienza se poi ci scappa anche la schioppettata mortale per vendetta o per un banale moto di rabbia. O, peggio, per l’intolleranza legata al colore della pelle. L’America sembra condannata a convivere per sempre con il suo nervo scoperto di un Paese di pistoleri.

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