
Risparmio energetico, riuso di acqua e calore, materiali riciclati. I Giochi cercano di vincere la gara della qualita’
Gli atleti sul podio non ci faranno molto caso e bisogna capirli, perche’ in quei momenti di festa c’e’ altro cui pensare. Ma le medaglie (d’oro, di argento, di bronzo) che avranno al collo saranno non soltanto il simbolo del loro successo in gara ma anche dell’Olimpiade piu’ sostenibile nella storia dei Giochi. A Vancouver, British Columbia, stato canadese affacciato sul Pacifico, dal 12 febbraio va in scena la 21esima edizione dei Giochi olimpici invernali. E gli organizzatori, al lavoro da quando hanno ricevuto il testimone da Torino 2006, hanno deciso di rovinarsi la vita per quattro anni mettendo al centro di tutto il il programma l’obbiettivo di ottenere il piu’ alto livello possibile di sostenibilita’ dell’evento. Che significa molte cose: compatibilita’ ecologica, certo, ma anche economica, sociale, culturale. In sintesi: il minor impatto sull’ambiente (non solo naturale) e anzi, se possibile, il maggior vantaggio per quando la febbre olimpica sara’ esaurita. Bene, ma che c’entrano le medaglie? C’entrano, perche’ sono un esempio di come e’ stata applicata questa filosofia anche nei particolari. Per la prima volta nella storia dei Giochi, infatti, sono state realizzate (anche) con i metalli ottenuti dal riciclaggio dei componenti di apparecchi tv, computer e altri oggetti di elettronica di consumo.
IL TRASLOCO DELLE RANE – Non bastera’ a salvare il mondo ne’ a dare piu’ fascino alle cerimonie di premiazione. Ma e’ uno dei segnali che un evento come quello olimpico puo’ inviare. Nel passaggio di testimone da Torino 2006, gli organizzatori avevano dichiarato di voler raggiungere due obbiettivi fondamentali: compatibilita’ ambientale con parametri finora mai raggiunti da un evento olimpico e sostenibilita’ sociale dell’evento. Per il Vanoc, il comitato impegnato a organizzare le gare, tutto questo e’ alle spalle. Ora e’ tempo di conto alla rovescia, di ultime verifiche. Ma le scelte fatte (e anche i costi sopportati per sostenerle) tra poco saranno giudicate da chi arrivera’ in una citta’ gia’ in cima alle classifiche mondiali della vivibilita’. Succedera’ quando si guardera’ la struttura che regge la copertura dell’Oval, l’impianto per il pattinaggio di velocita’ a Richmond, appena fuori Vancouver. Per realizzarla e’ stato usato legame destinato a essere bruciato perche’ i tronchi erano stati infestati dal pine beetle, parassita diffuso nell’America settentrionale e che attacca le conifere.
L’opera di disinfestazione e recupero di quel legname, che ha evitato di abbattere altri alberi per realizzare la grande trama di sostegno (100 per 200 metri, una superficie di due ettari), e’ uno degli esempi degli sforzi fatti per la compatibilita’ ambientale. La copertura tra l’altro raccoglie l’acqua piovana e per il riuso negli impianti dei servizi e dei bagni. La nuova struttura del curling, a Vancouver, invece riutilizza il calore in modo da non sprecare l’energia necessaria alla refrigerazione per il raffreddamento del campo di gara. Il calore prodotto dagli impianti per il ghiaccio viene canalizzato e usato per riscaldare gli altri ambienti della struttura e il centro acquatico adiacente. Alcuni dei sacrifici che si sono imposti gli organizzatori resteranno comunque invisibili. Come i mesi persi prima di avviare lavori del nuovo tracciato di sci alpino a Creekside, per salvare una comunita’ di rane residente in quell’area. E’ stato ricreato un ambiente identico su un altro versante della montagna e le rane sono state trasportate, letteralmente, una ad una nella nuova zona. Poi si possono aggiungere il piano dei trasporti con l’uso massiccio di mezzi ibridi a idrogeno, o quello per l’utilizzo di energia idroelettrica in modo da ridurre l’uso di generatori di correnti su campi di gara e le relative emissioni. Le aziende coinvolte si sono allineate, ognuna a suo modo, alla filosofia della sostenibilita’. Persino la Coca Cola, uno degli sponsor storici dei Giochi, s’e’ convinta a seguire la strada portando a Vancouver nuovi distributori a basso consumo e tute per gli addetti fatte con tessuti ottenuti da bottiglie riciclate.
TETTI VERDI – Per misurare i passi sulla via della sostenibilita’, gli organizzatori si sono sottoposti a report annuali, veri e propri esami da parte di una commissione, non soltanto sul versante ambientale dell’evento. Uno degli obbiettivi era definire in anticipo i criteri di riutilizzo delle strutture dopo i Giochi, in modo da non avere strutture o impianti abbandonati e magari da abbattere. Certo, rispetto a precedenti anche recenti, Vancouver aveva due vantaggi: diversi impianti gia’ esistenti per gli soport invernali e del ghiaccio, l’area relativamente piccola entro la quale avere tutto, dai trampolini alle piste di fondo allo stadio dell’hockey. I Giochi non saranno dispersivi, con due centri interessati: Vancouver e l’area di Whistler, a un’ora e mezza dalla citta’. Gia’ questo ridurra’ di molto il problema trasporti e il relativo impatto ambientale. Ma altri rischi si sarebbero potuti correre, come quello delle strutture realizzate per l’evento e poi inutilizzate, magari da abbattere. Uno degli obbiettivi era quindi definire in anticipo i criteri di riutilizzo delle strutture dopo i Giochi, in particolare dei i due villaggi olimpici: quello di Vancouver, nella zona di False Creek, poco a Sud della cupola del Science Center, e quello di Whistler Mountain. Per il primo e’ stata ristrutturata un’area industriale dismessa e diventera’ una quartiere della citta’ con appartamenti, negozi e uffici; il secondo e’ un nuovo insediamento e sara’ parte delle strutture ricettive di Whistler. Va da se’ che sono stati realizzati edifici con molte attenzioni al risparmio energetico e all’utilizzo di materiali riciclati, anche se i fiori all’occhiello del villaggio di False Creek sono il brownstone ristrutturato, che ha la massima certificazione Leed (Leadership in Energy and Environmental Design), e il Net Zero Building, un edificio di 64 appartamenti che produce tanta energia quanta ne consuma. Tra gli accorgimenti, il tetto d’erba, che lo accomuna al Canaada Place, dove avra’ sede il centro stampa principale dell’Olimpiade.
FIRST NATIONS – Energia e ambiente a parte, la sostenibilita’ applicata all’organizzazione ha avuto anche un altro filone principale, quello sociale e culturale, con un riferimento specifico alle First Nations, ovvero le comunita’ composte dai discendenti degli indigeni della British Columbia. Fin dall’inizio hanno avuto rappresentanti nel board dell’organizzazione e hanno ottenuto quasi 9 milioni di dollari di contratti, il che ha seignificato ovviamente possibilita’ di lavoro e miglioramento delle condizioni economiche. In piu’ il Vanoc ha firmato il primo contratto nella storia dell’organizzazione olimpica con una comunita’ aborigena per garantire il merchandising di prodotti artigianali autentici delle quattro First Nations della zona e un terzo del ricavato andra’ a favore di un fondo per l’educazione e la cultura dei giovani delle comunita’ aborigene. Un’altra prima volta ci sara’ anche sulle piste: nel freestyle ci sara’ una squadra al via che non gareggera’ sotto la bandiera del Canada bensi’ come rappresentante delle 34 First Nations canadesi. Mai accaduto prima nella storia dei Giochi: ne saranno giustamente orgogliosi.