Tra le tante organizzazioni no-profit che si occupano di salvare cani malati, vecchi, abbandonati o disabili, Quasi è davvero speciale. Non solo per i risultati ottenuti con pochi mezzi, ma anche per la grande partecipazione che circonda la sua attività. Tante persone scelgono l’adozione invece dell’acquisto, come ribadiamo spesso sul nostro sito, e la vivace comunità attorno alla loro pagina Facebook ne è la prova più evidente.
Succede spesso che canili e rifugi siano pieni di cani e gatti che rischiano di passare la vita in un recinto perché non rientrano nei canoni della “perfezione”. Animali anziani, malati, con disabilità, segnati da traumi o semplicemente “diversi”, che vengono scartati a priori nel processo di pre-adozione.
Questo problema è aggravato da numeri drammatici a livello nazionale: secondo il Rapporto “Animali in città” di Legambiente, nel 2023 sono stati abbandonati in Italia ben 85.000 cani (+8,6% rispetto al 2022). Inoltre, stime di altre fonti parlano di oltre 55.000 cani abbandonati ogni anno e di un tasso di mortalità molto alto per i randagi.
Un’ingiustizia che il Progetto Quasi combatte da sempre, trasformando quella che molti chiamerebbero “difetto” in un potente messaggio d’amore. È così che nasce il progetto: con l’obiettivo di sostenere e promuovere l’adozione di cani che altrimenti sarebbero considerati “di scarto”, irrecuperabili, inadottabili. Nel tempo, Quasi è riuscita a dare una casa e una seconda possibilità a centinaia di cani disabili, neurologici, molto anziani o con storie difficilissime.

Fabiana Rosa, fondatrice del progetto e terapista di bambini con problematiche neurologiche, ha portato nel suo lavoro con gli animali lo stesso sguardo ironico, dolce e fuori dagli schemi che usa con i suoi piccoli pazienti. Non sorprende che abbia sviluppato una visione originale della “normalità” e della “diversità”. Insieme alle volontarie, recupera cani poco appetibili e li prepara per una nuova vita, seguendo un principio di marketing semplice ma geniale: se non puoi nascondere un difetto, esaltalo.
È così che nascono presentazioni irresistibili, nomi surreali e descrizioni che fanno sorridere invece di far piangere. Come quella di Megamind, cagnolina idrocefala di cinque mesi, o Einstein, epilettico e pieno di tic ma capace di conquistare una famiglia tutta per sé.
E tra le ultime storie che raccontano perfettamente lo spirito del progetto, c’è anche quella di Brus Lì. Un cagnolino di 8-9 anni e neanche 9 chili, descritto con la solita ironia disarmante: un “cesso a pedali dagli occhi a mandorla”, come lo definiscono scherzosamente le volontarie, ma con il cuore di un vero guerriero. Brus Lì ha alle spalle un passato difficilissimo: durante l’ultimo “incontro” – quasi sicuramente truccato, dicono ridendo per sdrammatizzare – ha perso un occhio e si è fratturato la zampa anteriore sinistra. Ora è in ripresa, ma deve prendere ogni giorno due pastiglie per un cuore un po’ capriccioso. Sta imparando ad andare al guinzaglio, anche se per ora tende a immobilizzarsi come una statua, e ha dei noduli perianali in via di valutazione. Con gli umani è dolcissimo, una vera “cozza”, mentre con gli altri cani è un piccolo stalker, soprattutto con le femmine. Non è ancora sterilizzato, ma si sta valutando anche una castrazione chimica.
La sua storia, come tante altre, dimostra ancora una volta che non esistono cani inadottabili: esiste solo il compagno umano giusto da trovare.

Uno dei motti del progetto, del resto, è proprio: “Non esistono cani inadottabili, bisogna solo trovare il padrone giusto.”
Fabiana stessa lo ha imparato grazie a Quasi, la cagnolina che ha ispirato tutto. Affetta da una rara sindrome genetica che le ha causato scoliosi grave, malformazioni, zampe asimmetriche e mobilità limitata, Quasi ha rappresentato un’epifania: la scintilla per trasformare la compassione in un progetto concreto. Quello che era iniziato come un tentativo di pagare i suoi interventi e le cure specialistiche, si è trasformato in un movimento: dalla vendita di magliette e spille alla creazione di una vera e propria casa-famiglia, un luogo che può accogliere fino a cinque cani alla volta, spesso almeno un disabile, un anziano e un randagio. Qui vengono curati, nutriti, coccolati, educati. Perché nessuno merita di morire solo. Neanche i “mostriciattoli”.
(Immagini in evidenza e a corredo del testo tratte dalla pagina Facebook del progetto Quasi)
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