Da tempo si studiano alcuni tipi di vermi che hanno le caratteristiche adatte per ingoiare la plastica e ridurre così i problemi collegati al suo consumo e al suo smaltimento (350 milioni di tonnellate di rifiuti prodotte nel mondo ogni anno). Ma sicuramente il più interessante è il verme della cera, una larva della Galleria Melonella, detta appunto “tarma della cera”, un vero divoratore della plastica. Tutto grazie a degli enzimi contenuti nella sua saliva che riescono a scomporre i polimeri del polietilene in sostanze come il glicole etilenico, molto meno nocive: i due enzimi sono stati battezzati dalla biologa italiana Federica Bartocchini, una pioniera in questo settore della ricerca, con i nomi Ceres e Demeter, dai nomi delle dee dell’Agricoltura, la greca Demetra e la romana Cecere. Il passaggio successivo all’individuazione del verme della cera è come farlo funzionare da mangia-plastica sia presso gli impianti di smaltimento sia direttamente nelle nostre case e come eliminare le emissioni di anidride carbonica che avvengono durante la digestione della plastica da parte del verme della cera. Tutto questo servirà, avvertono gli scienziati, non tanto per mettere all’opera una gigantesca quantità di vermi mangia-plastica, cosa di fatto impossibile, ma per replicare i processi biochimici che sono alla base della degradazione così rapida della plastica da parte del verme della cera. E questa sarebbe una rivoluzione, non solo per la plastica.
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