VAN BO LE-MENTZEL TINY HOUSE
Nella splendida cornice dell’Aula Chiesa della Luiss di Roma si è tenuto il Premio Non Sprecare 2018, che come ogni hanno ha visto la partecipazione di progetti, idee, energie, sinergie e innovazione. Oltre naturalmente ai tantissimi protagonisti che con il loro impegno, il loro lavoro quotidiano e le loro intuizioni hanno permesso di raccontare storie di non spreco. Di riuso, di riciclo, di attenzione e sensibilità. Non sprecare, l’undicesimo comandamento, in qualsivoglia modo lo si intenda.
Ed ecco quindi che il concetto del non spreco diventa pretesto per parlare di vite sprecare, di nuove opportunità, di riscatti e sogni che si realizzano. Come nel caso della onlus Semi di Libertà che si dedica ad offrire una seconda possibilità a chi ha buttato via la propria vita, per scelta o per sciagurate coincidenze, come gli ospiti della casa circondariale di Rebibbia, e lo fa attraverso il lavoro in un birrificio.
Oppure il non spreco di risorse ambientali fondamentali come l’acqua del mare, con il bellissimo progetto Marevivo, o quello di recupero dei farmaci del progetto Farmaco Amico, che fa propri i valori della solidarietà e della sussidiarietà donando tonnellate di farmaci ad enti no-profit o persone in disagio sociale.
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PREMIO NON SPRECARE 2018
Ma non solo. Ospiti del Premio Non Sprecare sono stati anche i fiorentini del gioco-app Recyclize, che insegna a grandi e piccini come differenziare in modo corretto i rifiuti attraverso il principio del divertirsi, della cosiddetta gamification, oppure ospiti di altissima caratura come Franca Leosini, vincitrice del premio come Miglior Personaggio Italiano o come l’architetto Van Bo Le Mentzel, vincitore del premio come Miglior Personaggio Estero.
Nel video, l’intervista realizzata da Asvis Italia in cui il direttore di Non sprecare, Antonio Galdo, spiega il progetto:
VAN BO LE-MENTZEL VINCITORE CATEGORIA PERSONAGGIO ESTERO
L’architetto Van Bo Le-Mentzel, tedesco di origini del Laos, ha illustrato il suo bellissimo concetto di risparmio di spazio, un’utopia democratica che nasce non solo come concetto architettonico, ma proprio come un ripensamento completo dei rapporti tra spazio e persone e, in senso più ampio e antropologico, di come gli abitanti possano fruire di città sempre più grandi e, al contempo, atomizzate e atomizzanti.
Un personaggio visionario, Le Mentzel, che vive la Berlino più underground, degli anni più incendiari, spostandosi dal Laos con i genitori negli anni della guerra del Vietnam. In molte interviste racconta di quanto quell’esperienza da ‘esule’ gli ha fatto vivere un’infanzia senza radici e quasi senza identità, ma che gli ha permesso nello stesso tempo di crescere senza condizionamenti, senza troppi archetipi culturali, la qual cosa gli ha regalato un’immensa creatività e la libertà di ripensare a cosa lo circondasse in modo radicale e privo di filtri.
Nasce così l’interesse del piccolo Van verso l’arte. Ma non l’arte accademica, quella più primitiva ed istintuale dei graffiti, l’arte di strada che non poteva essere ingabbiata nelle gallerie.
E, in effetti, se dovessimo cercare parole chiave per descrivere l’operato e il lavoro di Le Mentzel fino ad adesso potremmo e dovremmo farlo nel campo semantico dell’estrema libertà di pensiero e di espressione e di un ripensamento totale dei normali concetti di democrazia, artista, designer, spazio e opera.
Tutto è improntato all’accessibilità estrema, e il designer è, prima di tutto un maker. Non solo, tutti possiamo essere maker, perché i progetti dell’architetto del Laos si caratterizzano per essere economicamente accessibili a tutti, e alla portata di tutti anche dal punto di vista della capacità tecnica per realizzarli: dal primo mobile che ha progettato dopo un’esperienza pratica come falegname e carpentiere, Hartz-IV-Möbel, è fatto apposta per essere montato, riprodotto e auto-costruito da tutte e tutti.
D’altronde, è questo il concetto chiave che regge gli studi e le elaborazioni sulle tiny house, non solo in relazione al minore spreco di spazio esterno. Ma vere e proprie esperienze di co-housing in spazi ridottissimi, anche di 6 metri quadrati. Meno di una piazzola di un parcheggio.
VAN BO LE-MENTZEL PROGETTI
Il suo progetto più rappresentativo, la 100-Euro-Wohnung (letteralmente appartamento da 100 euro) è è un’unità residenziale parte di una concezione di vita comunitaria chiamata Co-Being House. Questi micro appartamenti, hanno un costo davvero esiguo, anche solo 100 euro di affitto al mese. Il prototipo, montato su un rimorchio di 6,4 m² , comprende cucina, bagno, ufficio, camera da letto e soggiorno.
I costi non elevati, alla portata di tutte e tutti permetterebbero, di vivere dovunque si voglia, anche al centro della città, utilizzando spazi altrimenti inutilizzati e senza bisogno di conti correnti a più zeri.
Il progetto dell’appartamento a 100 euro rientra nel più ampio esperimento del Bauhaus Campus Berlin, fondato dallo stesso Van Bo Le Mentzel nel 2015, esempio di vita collettiva in un vero e proprio campus, di mini-case, in cui gli “studenti” possono studiare, costruire e ricercare nuove e più eque forme di interazione e convivenza. L’esperimento è modellato ben più famosa Bauhaus di Walter Gropius, istituzione educativa moderna e assolutamente libertaria per gli anni pre-repubblica di Weimar. Lo stesso spirito della Bauhaus originaria anima il campus temporaneo, abitato attualmente da una varietà di persone provenienti dai settori più disparati, ma soprattutto del design, della cultura, dell’economia e della scienza, nonché dalla comunità di start-up.
Considerato l’ideatore della filosofia tiny, Van Bo e la sua ‘karma-economy’, quella in cui ognuno può dare il suo piccolo contributo al miglioramento del mondo e dei suoi rapporti di forza, ha ispirato anche il giovane architetto italiano Leonardo Di Chiara.
(Tutte le immagini a corredo del testo sono tratte dalla pagina Facebook Tinyhouse university)
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