La vita senza sprechi di Leo Hickman: un anno all’insegna dell’ecosostenibilità

Giornalista green tra i più autorevoli al mondo, nel 2003 ha vissuto un anno in modo totalmente eco-sostenibile, cercando di tenere sotto controllo tutti i fattori dell'equazione della sostenibilità. "E oggi - dice- non siamo certo più ecologisti". Nonostante il Covid-19.

un anno senza sprechi

Leo Hickman ha 35 anni, è una delle firme più influenti del giornalismo verde del mondo. Oggi direttore ed editore di Carbon Brief, durante la sua carriera di scrittore ed editorialista green del Guardian, durata sedici anni, ha deciso di fare un esperimento: vivere per un anno modificando radicalmente il suo stile di vita verso l’eco-compatibilità.

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UN ANNO SENZA SPRECHI

Nel 2013, Hickman ha trascorso 12 mesi conducendo una vita il più sostenibile possibile, per poi renderne conto ai lettori del giornale. La scintilla per questa esperienza, come racconta proprio dalle colonne del quotidiano britannico, scocca proprio durante una riflessione con l’editore, riflettendo su quei momenti, brevi di senso di colpa, in cui, ad esempio,  prendiamo della frutta avvolta in plastica in un supermercato, ci soffermiamo fugacemente sui chilometri che ha percorso o sul probabile sfruttamento del contadino che l’ha coltivata, ma la mettiamo comunque nel carrello, via verso la corsia successiva. 

Un anno di vita etica, che parte da una riflessione quasi filosofica su quei brevissimi lampi di consapevolezza prima di proseguire con la nostra vita e che si è concretizzato in un libro A Life Stripped Bare, edito da Penguin, tradotto e pubblicato in italiano con il titolo La vita ridotta all’osso. Un anno senza sprechi: le disavventure di un consumatore coscienzioso, in cui, appunto  Leo e sua moglie Jane, affrontano la sfida di vivere eticamente per un anno, con tutti quei dilemmi del consumatore che non vuole danneggiare gli animali, le persone o l’ambiente. Cosa molto difficile, a quanto pare, come sottolinea lo stesso Hickman nel libro: «L’ironia del nostro stile di vita occidentale, ovviamente – dice il giornalista – non è che ignoriamo beatamente l’impatto negativo che ha su noi stessi, i nostri vicini e l’ambiente, ma che scegliamo per proseguire a prescindere, accecati da una comoda nebbia di inerzia e apatia».

I fattori da tenere sotto controllo nell’intraprendere questo percorso etico e sostenibile, per Leo Hickman, sono stati innumerevoli: dal cibo, controllando che fosse di provenienza locale, alla carne (tralasciando il dilemma etico se mangiarla comunque), allevata biologicamente, cruelty-free, passando per i prodotti per la pulizia, che non dovrebbero contenere sostanze tossiche per l’ambiente, fino ad arrivare a quali pannolini utilizzare per proteggere l’ambiente o alle società di servizi finanziari non coinvolte in attività eticamente dubbie. E le vacanze, poi, con i viaggi low-cost dall’impatto ambientale devastante? Molte variabili da inserire, nel computo dell’eco-sostenibilità, al punto che all’esperienza di A Life Stripped Bare è seguito, nel 2007, The Final Call, un libro di  follow-up dove Hickman ha fatto il punto sull’esperimento: alcune tesi in voga nei primi anni del duemila, infatti, sono state smentite da considerazioni successive. 

un anno senza sprechi

 

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LA VITA RIDOTTA ALL’OSSO DI LEO HICKMAN

Il cibo a km 0, per esempio, si fonda su una tesi chiara: dovremmo cercare di procurarci la maggior parte del cibo il più vicino possibile a noi per contribuire a ridurre le emissioni legate ai trasporti. Questa idea, senza dubbio vera, è però vanificata dal nostro appetito per i prodotti non stagionali, teoria approfondita negli anni successivi. Ciò, infatti, significa che un pomodoro coltivato al chiuso nel Regno Unito può avere emissioni “incorporate” più elevate di un pomodoro coltivato all’aperto in Spagna e poi trasportato in camion. Mangiare frutta e verdura di stagione, quindi, pare  più importante che mangiare locale, se l’obiettivo è ridurre le emissioni nell’atmosfera. 

E oggi, com’è la situazione nell’era del Covid-19? La pandemia non ci ha reso più ecologisti, ha dichiarato il giornalista in un’intervista all’agenzia AGI, durante il festival ferrarese della rivista Internazionale. «Penso che non siamo nuovi a cambiamenti profondi e improvvisi nella mobilità delle persone – ha detto Hickman, citando un esempio tra tanti – Ma mi chiedo quanto tempo durerà tutto questo una volta che saranno terminati i blocchi e le restrizioni. Sì, alcune persone hanno pedalato di più, ma penso che la maggior parte dei guidatori tornerà alle proprie auto, dove non è escluso che si sentano anche più al sicuro rispetto ai mezzi pubblici. Tuttavia, penso che quello che invece sarà cambiato per sempre sarà il nostro atteggiamento nei confronti del lavoro negli uffici. Molte più aziende oggi permettono ai loro impiegati di trascorrere molto più tempo lavorando da casa, in smart working». 

(Immagine in evidenza  e a corredo del testo tratte dal The Guardian // Photocredits:  Jim Wileman per The Guardian)

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