Rob Greenfield, il tuffatore nel cassonetto: svuota i bidoni e regala il cibo ancora buono

Esponente di spicco del movimento freegan, attivista dal nome profetico, negli ultimi anni ha girato l'America ripescando dai cassonetti alimenti ancora commestibili e diventando un simbolo della lotta allo spreco alimentare. Una provocazione riuscita in un paese dove ogni anno si gettano nella spazzatura 165 miliardi di dollari di cibo

rob greenfield

A volte i nomi  contengono il destino, una strada da percorrere. Nel caso di Rob Greenfield, classe 1986, e un cognome che, letteralmente, in italiano significa “campo verde”, non poteva essere altrimenti. Ambientalista rigoroso e radicale, attivista e avventuriero, come si definisce, in America è diventato un simbolo della lotta contro gli sprechi alimentari. O, più in generale, della necessità di una vita meno sprecona, meno impattante, dalla dimensione più umana e più rispettosa per l’ambiente.

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ROB GREENFIELD

Rob Greenfield ha scelto di vivere una vita diversa e rivoluzionaria, auto-producendosi il cibo da solo in una fattoria di Orlando, in Florida o scegliendo di non acquistare cibo per un intero anno, ma anche di divulgare un nuovo stile di vita e consumo tramite libri,  conferenze, gestendo in maniera magistrale i suoi account social e un canale YouTube. Ma soprattutto, Rob ha fatto del suo stile di vita un vero e proprio manifesto, con azioni concrete e spesso provocatorie, al limite della performance artistica. Come quando, nel 2014, ha iniziato a ficcare naso e mani nei cassonetti della spazzatura, tirare fuori il cibo ancora perfettamente commestibile e distribuirlo a chi ne aveva bisogno. Guadagnandosi, con questo gesto estremo, l’appellativo di  “tuffatore nel cassonetto”, e facendo molto discutere l’opinione pubblica americana. In un paese, come gli USA, dove, ogni anno, si spreca cibo per 165 miliardi di dollari.

Rob ha girato gli Stati Uniti, dalla costa dell’Atlantico a quella del Pacifico, in bicicletta, fermandosi in piccoli e grandi centri alla ricerca del cibo sprecato, rovistando nei cassonetti all’ingresso dei supermercati o dei punti vendita della grande distribuzione, tirandone fuori cibo assolutamente commestibile. Una volta recuperati gli alimenti finiti nella spazzatura, Greenfield si è recato nei parchi pubblici delle città visitate, aprendo buste, sacchetti e confezioni, e ha cominciato un vero e proprio show cooking di cucina degli avanzi, preparando ben 21 ricette con gli ingredienti salvati dalla pattumiera. Il cibo cucinato è stato distribuito a chi ne faceva richiesta.

La sua avventura, tappa dopo tappa, è stata raccontata attraverso il suo blog e dalle colonne dell’Huffington Post, dividendo in modo altrettanto radicale l’opinione pubblica: molti erano fortemente critici con il suo operato, altri erano sconvolti dalle cifre dello spreco di cibo, inconsapevoli, e altri, infine, apprezzavano molto il fatto che Greenfield accendesse le luci sul problema, enorme, del cibo gettato ancora “buono”.

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OBIETTIVO DELLA PROTESTA DI ROB GREENFIELD 

Obiettivo principale di Greenfield, in tutte le sue azioni, è stimolare prima di tutto la consapevolezza e la coscienza sui temi ambientali. Tramite il suo blog e i suoi profili social, dando ai lettori il suo esempio da imitare, incita gli altri a fare lo stesso, ad attivarsi, a diventare una sorta di “guardiani dello spreco alimentare”. Più in generale, l’invito di Rob è quello di mobilitarsi contro uno stilo di vita non più sostenibile. Né per il pianeta, né per gli uomini stessi. Basti pensare all’assoluto squilibrio nella distribuzione delle risore: mentre negli Stati Uniti , si getta cibo nella pattumiera per la metà dello spreco mondiale di cibo, secondo dati FAO, in altri posti del mondo il cibo basta a malapena per sostenere le famiglie.

LA STORIA DI ROB GREENFIELD

L’attivista del Wisconsin fermo non sa stare, e così, dopo un tour degli Stati Uniti in bicicletta lavandosi soltanto sotto le cascate, nei laghi, nei fiumi e nei corsi d’acqua naturali per sensibilizzare sullo spreco di acqua e qualche conferenza tenuta tramite la piattaforma Ted, ha deciso di lanciare una nuova sfida al consumismo, seguendo la sua filosofia no-spreco: per un anno, dal 2018 al 2019, ha vissuto in una piccola tiny house installata nella proprietà di una signora che gli ha concesso di coltivare i suoi terreni per autoprodursi cibo. Per 365 giorni, senza alcuna competenza tecnica di base, Rob non ha acquistato cibi provenienti dalla filiera alimentare né consumato ingredienti che non provenissero dall’autoproduzione. Invitando, ovviamente, tutti e tutte a fare altrettanto, trasformando giardini e prati in orti e frutteti, chiedendo ai vicini terreni da coltivare per poi dividere con loro i frutti della coltivazione.La sfida era dimostrare che la natura può essere un negozio di cibo, una farmacia e può sopperire a qualsiasi bisogno e necessità: nei vari giardini ha coltivato più di 100 tipi diversi di cibo.Verdure patate dolci, patate e yucca, frutta come papaya e banane, zucche, carote, fagioli, barbabietole, erbe e peperoncini come condimento. Ha persino allevato api per mettere su un vero e proprio negozio di dolci a base di miele.

Il tutto, ovviamente, filmato, fotografato e condiviso. Con i vicini del quartiere, ma anche con tutti gli abitanti del mondo.

(Immagine in evidenza e a corredo del testo tratte dalla pagina Facebook di Rob Greenfield)

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