La Marmolada ridotta a discarica di qualsiasi rifiuto e salvata dai volontari

C'è di tutto, dalla plastica ai mozziconi, comprese tre mini-discariche. Una crisi ambientale, conseguenza dell'overtourism oltre che dell'inciviltà di tanti visitatori. L'unica nota positiva: il generoso lavoro di tanti volontari che amano davvero la montagna e fanno gli alpinisti-spazzini in passeggiata sulle Dolomiti

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La Marmolada, giustamente considerata “la regina delle Dolomiti”, al confine tra Veneto e Trentino Alto-Adige, è sempre più a rischio per la quantità enorme di rifiuti che la sommerge: buste, bottiglie, mozziconi di sigarette; scatolette e lattine; fazzoletti di carta; pezzi di plastiche e microplastiche. Tutto gettato, ovunque,  a marcire in mezzo al ghiaccio. E ancora: il vetro, con schegge di bottiglie infilate perfino nei crepacci, tanto per renderle imprendibili.

Lo scempio dei rifiuti abbandonati si consuma con ogni carovana di turisti che arriva e si somma, in quanto a condizione critica della “regina delle Dolomiti” al costante scioglimento dei ghiacciai. Il rischio, legato alla crisi climatica, è che possa scomparire tra il 20240 e il 2050. 

L’unico segnale positivo che arriva da questo quadro davvero disastroso, è il continuo e costante lavoro dei volontari. Le operazioni di rimozione dei detriti sono state realizzate grazie alla generosità di tante associazioni ambientaliste, presenti sul territorio, da Legambiente, con il il progetto “Carovana dei ghiacciai“, agli spazzini-alpinisti di Mountain Wilderness che si concentrano sulla rimozione della spazzatura durante le loro escursioni lungo i sentieri della Marmolada.

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Foto tratta dal sito www.mountainwilderness.it

E proprio durante l’attività di pulizia da parte dei volontari di Legambiente, che in una sola giornata hanno raccolto ben 542 rifiuti di ogni tipo (quasi un terzo erano cicche di sigarette),sono state scoperte tre mini discariche: una in una vecchia trincea che risale alla Prima Guerra Mondiale; un’altra in una postazione militare moderna, costruita anni Settanta; e una terza vicino a un impianto di risalita chiuso e abbandonato.

Foto di copertina tratta dal sito di Legambiente

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