Quanto inquina l’Intelligenza Artificiale

L'addestramento di un solo modello produce una quantità di CO2 equivalente a 125 voli transatlantici. L'impatto ambientale è altissimo, anche per l'energia che serve

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L’Intelligenza Artificiale, il più potente cambiamento tecnologico in atto in tutto il pianeta con le enormi opportunità che presenta abbinate anche a diversi rischi, ha un impatto ambientale molto alto, per due fattori: i consumi energetici e le emissioni di CO2.

I primi, in particolare, sono necessari per l’addestramento e l’esecuzione dei modelli. Ecco un esempio: l’addestramento del modello GPT-3 (ormai superato da altri modelli ancora più energivori) si traduce in un consumo di 1.287 megawattora (MVh), pari al consumo medio di energia di 120 case italiane.

 A questo consumo di energia si deve aggiungere quello che si registra durante l’uso dell’Intelligenza Artificiale, con una singola richiesta che può tradursi in un dispendio energetico da 0,01 a 1 wattora (Wh). Sembra molto poco, ma se moltiplicate questa cifra per le milioni di richieste al secondo rivolte all’Intelligenza Artificiale in tutto il mondo, avete un’idea di quale livello di consumi energetici, tutti in crescita esponenziale, si può raggiungere.

Quanto alle emissioni di C02 ci sono diverse ricerche scientifiche che quantificano in modo piuttosto preciso l’inquinamento prodotto dall’Intelligenza Artificiale. Un recente studio pubblicato sulla rivistaNature Machine Intelligenze dimostra che l’addestramento di un singolo modello IA può emettere fino a 284 tonnellate di C02, l’equivalente di 125 voli transatlantici. Un’altra ricerca parla di una produzione di CO2, sempre per un singolo addestramento, equivalente a quella di 123 auto a benzina per un anno.

L’effetto moltiplicatore dell’inquinamento dell’Intelligenza Artificiale potrebbe diventare presto un problema ambientale planetario. Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia (Iea), il consumo di elettricità dei data center corrisponde oggi a circa 180 milioni di tonnellate di emissioni, meno dell’1 per cento di quelle totali. Questo numero, secondo alcune previsioni, salirà a 500 milioni entro il 2035. gravando sul bilanciocomplessivo. Sempre l’Iea calcola che la domanda di elettricità entro il 2030 potrebbe raddoppiare, anche per i consumi legati all’Intelligenza Artificiale.

La produzione di CO2 in seguito alle ricerche con l’Intelligenza Artificiale è decisamente più alta rispetto ad altre attività digitali: una ricerca su Google vale circa 0,25 grammi di CO2; un solo prompt a ChaptGPT si traduce in 2-4 grammi di CO2.

A fronte di prospettive così inquietanti, che non potranno non avere conseguenze anche sulla crisi climatica, ci sono però alcuni aspetti positivi da tenere presente. Tutte le grandi aziende impegnate a presidiare il settore, e il ricco mercato, dell’Intelligenza Artificiale (a partire da OpenAi, Google e Microsoft), stanno investendo per migliorare l’efficienza energetica sia nella fase di addestramento sia nel momento delle ricerche. E stanno puntando ad alimentare i data center con energia da fonti rinnovabili.

Inoltre, e anche questo è un elemento positivo, l’Intelligenza Artificiale, applicata al settore energetico, certamente darà un contributo importante per ottimizzare l’intero sistema e orientarlo sempre più verso fonti rinnovabili. Ma resta il fatto che l’inquinamento prodotto dall’Intelligenza Artificiale è solo un capitolo del lungo libro sul rapporto tra innovazione e sostenibilità, un problema che la scienza, la politica, e l’uomo in generale, con i suoi stili di vita, hanno il dovere di affrontare.

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