L’intelligenza artificiale è energivora, e se non si troverà il modo di ridurre i suoi consumi e i relativi sprechi, contribuirà ad aggravare la crisi climatica con le emissioni di gas nocivi che accompagnano il suo funzionamento. Gli studi scientifici dimostrano che, a forza di digerire milioni di testi e rielaborarli, ChaptGpt è diventato una delle principali fonti di consumi energetici.
Comporre soltanto due mail con questa tecnologia, usando l’ultima versione degli algoritmi Llm, è come percorrere 1,6 chilometri con una Tesla Model 3. Secondo una ricerca dell’Università di Washington ChaptGpt ha bisogno di circa un gigawattora (GWh) al giorno, pari al consumo medio quotidiano di 33 mila famiglie americane.
In futuro, considerando l’esplosiva diffusione dell’intelligenza artificiale i consumi di energia non potranno che aumentare. E qui la forchetta delle previsioni è molto ampia, ma in ogni caso piuttosto preoccupante. Secondo gli ottimisti entro il 2030 il consumo di elettricità dell’IA sarà pari al 4,6 per cento del totale mondiale; secondo i pessimisti questa percentuale sarà attorno al 9,1 per cento. In ogni caso, il consumo energetico dell’IA entro il 2030 sarà equivalente a quello di interi stati.
I data center, i centri di calcolo informatico che funzionano con migliaia di server, avranno, entro il 2050, una necessità di energia mille volte superiore a quella attuale, e ciò anche perché utilizzeranno sempre di più l’intelligenza artificiale nell’elaborazione dei dati. E per avere a disposizione tanta energia e soddisfare la domanda generata dall’intelligenza artificiale, non potrà che aumentare il ricorso alle fonti fossili, le più inquinanti e anche quelle che più pesano nell’aggravare la crisi climatica.
Quanto l’intelligenza artificiale sia poco green ed ecologica è confermato anche da un altro dato: il consumo di acqua legato a questa tecnologia. Per elaborare appena dieci risposte da 250 parole, l’IA ha bisogno di circa due litri d’acqua, e qualche scienziato ha voluto paragonare questo tipo di consumo a quello necessario per produrre una bistecca. Con una differenza non irrilevante: nel caso della carne, per il 90 per cento si tratta di acqua “verde”, ovvero trattenuta dal suolo e a disposizione delle piante; nel caso dell’intelligenza artificiale è acqua “blu”, quella dei fiumi, dei laghi e delle falde acquifere. La più preziosa.
Come si potrà ridurre questo devastante consumo di energia e di acqua, cioè di vitali risorse naturali? La prima strada è quella energetica: c’è da augurarsi che la competizione tra le società che oggi controllano il mercato dell’intelligenza artificiale, faccia in modo che la tecnologia evolva in modo da rendere gli algoritmi più efficienti e hardware a consumi più bassi, anche da un punto di vista energetico. In secondo luogo, sarà importante capire quanto e come l’energia da fonti rinnovabili riuscirà a coprire anche una parte rilevante della domanda prodotta dai sistemi dell’intelligenza artificiale. E infine, serviranno decisioni politiche e amministrative. Per dare un limite ai consumi e premiare, anche attraverso incentivi ad hoc, chi riesce a usare l’intelligenza artificiale con i minori consumi energetici.
Leggi anche:
- Dopo 30 anni di lavoro l’azienda lo licenzia in tronco: “Non servi più. Abbiamo un robot che fa meglio il tuo lavoro”
- Waisense: l’intelligenza artificiale per non sprecare acqua
- BrainBox AI: l’intelligenza artificiale per non sprecare energia nei condomini
- Come avere un assistente personale con l’Intelligenza artificiale
Vuoi conoscere una selezione delle nostre notizie?
- Iscriviti alla nostra Newsletter cliccando qui;
- Siamo anche su Google News, attiva la stella per inserirci tra le fonti preferite;
- Seguici su Facebook, Instagram e Pinterest.