Bi-rex: dagli scarti alimentari alla cellulosa. Grazie a due ricercatrici del Politecnico di Milano

Greta Colombo Dugoni e Monica Ferro, founder di Bi-rex, si sono incontrate nei corridoni del Dipartimento di Chimica e non si sono più lasciate: una esperta di solventi green, l'altra di cellulosa. Adesso producono biopolimeri a partire dagli scarti del riso e dai gusci dei gamberi

progetto bi-rex

Cellulosa e chitina sono, in natura, due tra i più diffusi ed importanti biopolimeri strutturali: capaci, cioè, di formare la struttura delle cellule di piante, legno e fibre vegetali, la prima, o dei gusci degli invertebrati, la seconda. Polisaccaridi utilizzati in maniera estensiva sia in campo farmaceutico che agricolo come fertilizzanti bio, o nell’industria tessile, la loro estrazione è spesso e volentieri poco sostenibile per l’ambiente.

I numeri della presenza di cellulosa e chitina in natura sono grandissimi: se parliamo solo di quest’ultima, è componente fondamentale dei gusci dei gamberi, gettati a tonnellate dall’industria dei crostacei per un totale di  circa 8 milioni ogni anno in tutto il mondo. Una fonte di chitina enorme: quindi, perché non mettere a punto un metodo per ricavarla, insieme alla cellulosa, riutilizzando gli scarti alimentari e non danneggiando il pianeta?

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PROGETTO BI-REX

Ci hanno pensato due giovanissime ricercatrici del Politecnico di Milano, che si sono incontrate al Dipartimento di Chimica e hanno unito le proprie professionalità per arrivare al progetto Bi-rex. Proprio come accade in una reazione chimica: Greta Colombo Dugoni, 28 anni, studiava con passione i solventi bio, mentre Monica Ferro, 37 anni, seguiva dei progetti già inerenti alla cellulosa. Dal loro incontro è nato un progetto di riciclo di materiali di scarto come la trebbia dalla birrificazione, gli scarti del riso o i gusci dei gamberi, per ricavarne cellulosa o chitina completamente green ed atossiche, pronte per essere usate come materia prima dal settore industriale.

Bi-rex è stato progettato nell’ottica dell’economia circolare, dando nuova vita agli scarti agricoli e di lavorazione di aziende agroalimentari che altrimenti andrebbero inceneriti o smaltiti con un alto costo di gestione. Inoltre, si evitano processi estrattivi particolarmente inquinanti, energivori e che utilizzano solventi tossici e pericolosi oppure reagenti chimici non ecocompatibili.

Le due founder del progetto Bi-rex non hanno ancora costituito una startup, ma grazie al Polihub, acceleratore dell’Università, e al loro professore Andrea Mele, che le segue da circa un anno e mezzo, hanno vinto un premio e ricvuto 160mila euro di finanziamento per andare avanti. Nel segno del rispetto per l’abienta, come spiegano: «Ci interessa soprattutto produrre carta senza deforestare. Sarebbe un segnale di cambiamento. Il PoliHub ci sta aiutando a sviluppare il business: ci stiamo lavorando da un anno e mezzo e lo stiamo sviluppando per passare a una scala industriale».

(Immagine in evidenza tratta dal sito del Dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica del Politecnico di Milano)

Il progetto Bi-rex è in concorso per l’edizione 2020 del Premio Non Sprecare. Per candidare i vostri progetti, seguite le istruzioni fornite qui. 

PREMIO NON SPRECARE 2020:

 

 

 

 

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